The Mandalorian 3: recensione del finale di stagione
La terza stagione di The Mandalorian si conclude senza il botto, smontando le aspettativa dopo il penultimo episodio
Una volta esisteva un sogno che si chiamava The Mandalorian. All’epoca, la prima stagione segnò la rinascita dell’universo starwarsiano dopo il declino che la trilogia sequel portò con sé. Le avventure di Din Djarin e del piccolo Grogu coinvolsero il grande pubblico con una storia fresca, divertente ed emozionante. In seguito le crepe di tale idillio iniziarono a mostrarsi nella seconda stagione, per poi accentuarsi in The Book of Boba Fett. Arrivati oggi al nuovo ciclo di episodi è chiaro come qualcosa sia incrinato del tutto. Avevamo avvertito un tremito nella forza fin dal primo episodio e purtroppo il finale di stagione ha confermato i nostri dubbi.
Leggi anche The Mandalorian: Dave Filoni racconta il finale della Stagione 3
L’ottavo e ultimo episodio della terza stagione, intitolato Il ritorno, dà forma ad un racconto frettoloso e dal gusto dolceamaro. Poco ha da spartire con le vette toccate dalla putanta precedente, tra le migliori dell’intero show. Qui venivano gettati una moltitudine di elementi legati alla lore di Star Wars, nonché situazioni che in seguito avrebbero meritato un ampio approfondimento. Così non è stato, e quanto visto sembra esser stato fine a sé stesso. Dave Filoni e Jon Favreau si gettano nella tranquilla valle della semplicità e della chiusura favolistica: il mostro viene sconfitto e vissero tutti felici e contenti. È come se i due autori fossero avversi agli addii, prediligendo così un saluto veloce privo di cerimonie.
Tutto ciò ci lascia con un profondo senso d’insoddisfazione. Vieni da chiedersi a cosa sia servito quanto mostrato fino ad ora, soprattutto nella penultima puntata. Cosa ci hai lasciato la terza stagione di The Mandalorian? Cosa ci ha voluto raccontare? Il finale di stagione non risponde a nessuna domanda, presentandosi infine come un semplice racconto di eventi storici del mondo di Star Wars; succede questo e quest’altro. Per l’ennesima volta lo show si conclude con il discorso sulla paternità del mandaloriano, ovvia fin dalla prima stagione e posta qui in termini puramente didascalici. Insomma, la terza stagione, per quanto intervallata da ottimi episodi, non ci racconta niente di nuovo del cammino del protagonista. Ma andiamo con ordine.
Il ritorno di Moff Gideon e la riconquista di Mandalore
Il penultimo episodio (Le spie) è stato l’apice di questa stagione, un momento adrenalinico carico di tensione e pathos. Non solo, la scrittura collegava intelligentemente la storia all’universo espanso di Star Wars, rispondendo a molte delle domande lasciate aperte nel corso del tempo: dalla Grande Purga al progetto Negromante. La puntata vedeva il ritorno del popolo guerriero sul proprio pianeta natale, Mandalore. Ma la riconquista si è rivelata più complicata del previsto, in quanto nelle profondità si nascondeva un vecchio nemico, l’Impero. La fazione superstite guidata da Moff Gideon ha perdurato, portando avanti i propri esperimenti sulla clonazione e la Forza.
Leggi anche Ahsoka: analisi e spiegazione del primo trailer della serie Disney+
I soldati guidati da Bo-Katan Kryze, in netta inferiorità numerica sono stati costretti alla fuga dalle truppe imperiali ora protette da armature di Beskar. Il finale vedeva inoltre la cattura di Din Djarin e l’eroica morte di Paz Vizla. Tuttavia, non fu questo ad esaltare i fan di vecchia data, ma le citazioni e i collegamenti con Star Wars: Rebels e la serie di Ahsoka in uscita ad agosto e di cui abbiamo avuto un assaggio nel primo trailer. Abbiamo visto il concilio dei generali imperiali superstiti radunarsi e parlare del ritorno del grand’ammiraglio Thrawn. Di tutto ciò la sceneggiatura sembra dimenticarsene nel finale, prediligendo una chiusura frettolosa della storyline mandaloriana.
Una grande delusione per tutti coloro che, durante la settimana, hanno speculato sulle varie possibilità con cui gli showrunner avrebbero chiuso la stagione. Questi, purtroppo, hanno scelto a nostro avviso la peggiore. Il finale di stagione, difatti, può essere racchiuso in poche righe. Din Djarin, Grogu e Bo-Katan sconfiggono Moff Gideon (di cui però non vediamo il cadavere), i mandaloriani rinconquistano il pianeta. Il nostro protagonista e il figlio adottivo accettano una casetta su Navarro da Greef Karga e nel frattempo lavorano su commissione per la Nuova Repubblica. Niente di più e niente di meno. Non viene gettato nessun elemento, nessuna briciola sul futuro della serie; tutto si conclude. Ed è tal proposito che si apre però un quesito.
The Mandalorian e l’ombra del confronto
Alla Star Wars Celebration 2023 è stato annunciato il film nel quale Dave Filoni racchiuderà tutto il suo universo: Clone Wars, Rebels, The Mandalorian, The Book of Boba Fett e Ahsoka. Un mega crossover che vedrà tutti protagonisti degli show unirsi contro la minaccia imminente. Non è un caso, quindi, che la terza stagione di The Mandalorian si concluda in modo così netto; almeno così pensiamo. Detto ciò, una cosa ci ha sorpreso, per alcuni di poco conto per altri meno: Pedro Pascal non si vede mai. Din Djarin non si è rimosso neanche un momento il suo iconico casco, se l’è tenuto stretto con il terrore d’esser visto dall’Armaiola.
Viene da chiedersi a che pro ingaggiare un attore come Pascal e non mostrarne mai il volto. Strano anche l’accordo stipulato dal suo agente. Di soliti le star fanno inserire piccole clausole per quanto e come devono apparire sullo schermo, ma stiamo divagando. Tornando invece all’intero assetto della stagione è chiaro come ci sia stato un certo sbilanciamento delle varie storyline, un po’ come nello show su Boba Fett. Din Djarin viene surclassato da Bo-Katan, per poi tornare protagonista solo nel finale. La sottotrama ambientata su Coruscant viene invece dimenticata, nessuna scena ci riporta sulla capitale anche solo per un senso di chiusura. Tutto viene lasciato al caso, all’immaginazione di uno spettatore che si sente tradito, preso in giro, almeno sul fronte narrativo.
Questo perché The Mandalorian continua ad essere una serie di ottima fattura tecnica, con una CGI ben realizzata e momenti action congeniati a pennello. L’adrenalina scorre, ma solo nelle battute finali. Quello dei personaggi, ci appare un viaggio arzigogolato con tanto di fronzoli e merletti fini a sé stessi. L’intera trama poteva essere incentrata interamente su Mandalore, senza troppe digressioni. Ed è qui che spunta l’ombra del confronto con uno show, invece, a nostro avviso perfetto. Parliamo ovviamente di Andor. La serie di Tony Gilroy con protagonista Diego Luna per quanto non abbia avuto il successo dovuto rimane il miglior Star Wars degli ultimi anni. Con una storia potente, emozionante e anche struggente, lo showrunner ha dimostrato a tutti quando l’universo di Guerre Stellari avesse ancora molto da raccontare. Ogni spin-off ora deve passare il vaglio del confronto e la terza stagione di The Mandalorian non lo passa, almeno non a pieni voti.
Che fine ha fatto Pedro Pascal? Un personaggio senza arco narrativo
Pensavamo che l’entrata in scena del Mitosauro avrebbe avuto maggiore rilevanza o che si sarebbe mostrato nuovamente a tutti i Mandaloriani. Abbiamo anche ipotizzato che qualcuno lo avrebbe cavalcato. L’opportunità non è stata colta, ma non è un male, in quanto sarebbe stata una scopiazzatura di quanto visto in The Book of Boba Fett, dove il protagonista compiva un qualcosa di simile con il Rancor. Da notare anche come per tre stagioni viene dato ampio spazio alla mitologia della Darksaber, per poi essere distrutta senza nessuna ripercussione apparente. Ma ciò che ci è mancata veramente è un’ultima interazione tra Din Djarin e Bo-Katan, magari di carattere più profondo e non abbiamo avuto neanche questo. Il povero mandaloriano è costretto ad una vita casta e umida sotto il casco. Siamo sorpresi della staticità con cui viene affrontato il viaggio del protagonista.
Leggi anche The Mandalorian: Jon Favreau vorrebbe arrivare alla Stagione 5
Sì, ora è a tutti gli effetti il padre di Baby Yoda, ora noto come Din Grogu – il nome peggiore di tutto Star Wars. Ma lo è stato fin dal primo momento, non c’erano dubbi su questo, eppure la sceneggiatura lo ha voluto puntualizzare ancora una volta, come se il pubblico non lo avesse ancora interiorizzato. Al di là di ciò, non assistiamo a nessun’altra evoluzione del personaggio. La sua fede non viene mai messa in discussione come d’altronde il suo ruolo. Non assistiamo a nessuna caducità, nessun dilemma etico o religioso. Din Djarin è quello che è, un uomo in balia degli eventi che si presta ad ogni situzione, un jolly da giocare a piacere. Differente è il caso di Grogu che, invece, progredisce notevolmente. A lui vengono dedicate alcune delle scene migliori di quest’annata, arrivando poi all’eclatante battaglia finale.
Din, dal canto suo rimane un cacciatore di taglie, ma di quell’ambiguità che contraddistingue il mestiere non ne abbiamo mai un accenno. Anche in questo caso Andor superava di una spanna lo show di Favreau. Cassian e comprimari sono stati scritti con intelligenza e coscienza dell’ambiguità del nostro essere umani. Din Djarin alla terza stagione rimane una figura bidimensionale, un cartonato posto su un piano a più dimensioni. Tale aspetto viene accentuato dalla totale assenza di un volto. La potenza del finale della seconda stagione risiedeva proprio in quello sguardo tra padre putativo e figlio, uno sguardo umano e profondo. È un vero peccato, perché ci saremmo aspettati qualcosa di più da uno show comunque ben realizzato.
The Mandalorian 3: conclusione e valutazione finale
Da un punto di vista tecnico, The Mandalorian rimane uno dei prodotti migliori di Disney+. L’accoppiata Din Djarin e Grogu è tutt’ora una carta vincente, carica di emotività e momenti di forte ilarità. Le scene action ci trasportano nella galassia lontana lontana con suggestione e credibilità; lo show è intrattenimento puro. Purtroppo, sul piano della narrazione non possiamo essere così entusiasti. La terza stagione perde di carattere e unità, disgregandosi non vari pezzi pur di citare ogni prodotto derivativo di Star Wars. Al mandaloriano non viene dato nessun arco narrativo, a differenza invece di altri personaggi, come ad esempio Grogu. Il tutto viene trattato con frettolosità e soprattutto superficialità soprattutto in quel finale che molto avrebbe dovuto racchiudere. Quella di quest’anno è un’esperienza a metà, tagliata di netto proprio nel momento clou, un po’ come un orgasmo interrotto.