White Men Can’t Jump: recensione del film di Calmatic

White Men Can't Jump, remake di un film del 1992, è su Star all'interno di Disney+ dal 19 maggio 2023. Los Angeles, streetball e voglia di rivincita con Sinqua Walls e Jack Harlow.

White Men Can’t Jump arriva in Italia su Star all’interno di Disney+ il 19 maggio 2023 per la regia di Calmatic. Con Sinqua Walls, Jack Harlow, Teyana Taylor, Laura Harrier e Lance Reddick, qui in una delle ultime apparizioni prima della morte occorsa nel marzo 2023. Il film è il remake di un cult del cinema sportivo americano del 1992, diretto da Ron Shelton, che da noi si chiamava Chi non salta bianco è. Sport, lo streetball, cioè il basket da strada, Los Angeles, voglia di farcela, problemi economici, pregiudizi razziali; la storia ha potenzialmente molto da dirci rispetto a una vasta platea di argomenti. Non scende troppo in profondità, non esce mai dal perimetro di un intrattenimento solido e senza guizzi, ma va sottolineato che si tratta di una scelta precisa; pretendere di più sarebbe un esercizio di miopia critica. Aver reso Los Angeles un autentico personaggio, è un risultato degno di nota.

White Men Can’t Jump: per Kamal e Jeremy storie diverse, stesso destino

White Men Can't Jump cinematographe.it recensione

Se c’è una cosa, anzi sono due, che il bianco e il nero protagonisti di White Men Can’t Jump condividono, è una naturale propensione per la pallacanestro, oltre a un rapporto complicato con il destino. Kamal (Sinqua Walls) era una grossa promessa del basket. Il padre Benji (Lance Reddick), un po’ scherzando un po’ sul serio, lo presentava alla stampa incontrata nei tornei giovanili come uno destinato a flirtare con la leggenda. E invece, frenato da un brutto carattere, una reazione scomposta nei confronti di un tifoso, Kamal interrompe la sua carriera prima ancora di averla cominciata. Perde lucidità perché il padre, il suo mentore, la sua guida, la sua roccia, è afflitto da una grave malattia. E non c’è di che essere speranzosi. E così, superata la trentina, il nostro ha smesso di sognare, limitandosi a qualche scambio con gli amici Renzo (Myles Bullock) e Speedy (Vince Staples) nella palestra vicino casa. Mentre la compagna Imani (Teyana Taylor) improvvisa un salone di bellezza in soggiorno, perché di soldi per un vero salone non ce n’è neanche l’ombra.

White Men Can’t Jump è un film geometrico, la storia di due parallele destinate a incontrarsi nonostante tutto. Jeremy, il bianco, ha una storia simile a quella di Kamal. Jeremy con un gran talento per il basket e, proprio come Kamal, costretto dagli eventi a dire addio ai sogni di gloria. Per una ragione diversa. Non è questione di un carattere impetuoso o di una scarsa dimestichezza a gestire le proprie emozioni. Sono le ginocchia fragili ad aver messo la parola fine alla storia sportiva di Jeremy, almeno ad alti livelli; c’è stato per un po’, poi ha dovuto accontentarsi dell’uscita laterale. Jeremy convive con Tatiana (Laura Harrier), insegnante di danza. Faticano a sbarcare il lunario, è lei che mantiene entrambi mentre lui fa da coach ad aspiranti giocatori nella palestra vicino casa. Proprio la stessa frequentata da Kamal ed è proprio lì che si incontrano, infatti.

All’inizio non riescono a fraternizzare. Almeno, Kamal non capisce cosa voglia da lui questo bianco appiccicoso e pieno di entusiasmo, che però a basket sa giocarci e pure bene. La regia di Calmatic affronta la partita con intelligenza: non perde tempo a mettere in scena il repertorio dei pregiudizi bianco/nero che inizialmente occupa gli schemi mentali di Kamal e Jeremy. Va dritto al sodo riconoscendo che, al di là del background, i due giovani uomini condividono molto: la passione per il gioco, tanta sfortuna, la difficoltà ad arrivare a fine a mese e, soprattutto, Los Angeles. Kamal e Jeremy riconoscono il rispettivo talento e cominciano a battere i campi di LA per racimolare un gruzzoletto. Scelgono lo streetball, il basket da strada, il fratello meno reclamizzato, più grezzo ma non meno stimolante. Sullo sfondo il miraggio atteso tutta una vita. Un torneo importante e la promessa di una ricompensa in denaro che potrebbe risolvere un mucchio di problemi. Kamal e Jeremy ne hanno parecchi, spirituali e pratici.

Los Angeles: una città, uno stato mentale, un personaggio a tutti gli effetti

White Men Can't Jump cinematographe.it recensione

Charles Kidd II, in arte Calmatic, è un regista attivo soprattutto in ambito pubblicitario e musicale. Anche un figlio di Los Angeles, aspetto da tenere nella giusta considerazione quando si parla di White Men Can’t Jump. Oltre il messaggio inclusivo, la rappresentazione paritaria dei suoi protagonisti, l’elogio della tenacia e della famiglia, l’invito a tenere sempre botta ai colpi del destino, a risaltare è anche e soprattutto l’omaggio a una città vissuta più come uno stato mentale che come un luogo fisico. Una Los Angeles polverosa e periferica, lontana dal glamour e dall’iconografia classica, restituita nel suo volto più vero, vibrante e vitale. Senza fronzoli. È funzionale, questo approccio, al racconto di uno sport affascinante e ruvido come lo streetball. La Los Angeles di Calmatic, con i suoi grattacieli sullo sfondo, promessa di un successo solo sfiorato, i sobborghi, le periferie difficili, le cose da fare e non fare, da dire e non dire, sa di sudore e cemento. Sa di vita reale e di persone reali, senza l’insopportabile retorica di contorno.

Questi sono pregi di contrabbando, perché il focus di White Men Can’t Jump è tutto sul rapporto di amicizia e reciproco sostegno tra i due protagonisti. Sinqua Walls, serafico e tormentato ma sempre sul punto di esplodere, lega bene con l’esuberanza squinternata ma venata di reale malinconia dell’esordiente (per il cinema, è un rapper di successo) Jack Harlow. Delle donne del film, resta soprattutto la verità di Teyana Taylor e la sua morale pragmatica e familiare: un occhio al portafoglio, un occhio ai sogni, tanta tenacia nel mezzo. È il senso neanche troppo recondito di un’operazione come quella messa in campo da White Men Can’t Jump. Intrattenimento competente, senza approfondire troppo. Anche se i demoni che agitano i personaggi, le tensioni sociali e razziali che infestano il mondo di fuori, sottolinea il film, sono reali e vanno presi molto sul serio.

White Men Can’t Jump: conclusione e valutazione

La domanda più importante resta sullo sfondo: c’era davvero bisogno di un remake, di un’attualizzazione, di uno svecchiamento, per White Men Can’t Jump e la sua atmosfera e le sue dinamiche? Probabilmente no, ma l’attenzione al vissuto urbano di Los Angeles, la buona chimica tra i due protagonisti, il rispetto per lo streetball e la cultura della strada rendono questo film, certo godibile anche se non originalissimo, un prodotto di buon livello. Ha dalla sua un gusto, uno stile, una filosofia di vita, che gli consentiranno di rintracciare agevolmente il pubblico di riferimento sulla piattaforma.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.6