Fast X: recensione del film di Louis Leterrier
Il decimo capitolo del fortunatissimo franchise Fast & Furious torna a raccontare le colpe dei padri, non più invincibili, bensì vulnerabili
A distanza di due anni dal nono capitolo, la famiglia più disfunzionale, adrenalinica, folle e apparentemente immortale della storia del cinema è tornata. In Fast X ancora una volta ritroviamo Toretto (Vin Diesel) e la sua irrefrenabile necessità di riunire la famiglia – o il clan? – in nome di un’abitudine dura a morire, che come d’attese comincia nella certezza che tutto andrà per il meglio, finendo al contrario e divenendo perciò una vera e propria missione impossibile.
Se in un primo momento potrebbe sembrare di scorgere, anche soltanto per un attimo, la figura di Ethan Hunt (Tom Cruise), storico protagonista dell’ormai leggendaria saga cinematografica Mission Impossible, considerando l’alto tasso di action e spettacolarità di questo decimo capitolo, a ricordarci che serietà e dramma non appartengono per nessuna ragione al franchise Fast & Furious giunge ben presto il folle ma divertentissimo villain interpretato da Jason Momoa – Dante Reyes – che riconduce immediatamente il film laddove ha sempre trovato il suo spazio vitale, o comfort zone, il B Movie.
Eppure Louis Leterrier ereditando il trono da Justin Lin, regista tra gli altri di The Fast and the Furious: Tokyo Drift, Fast & Furious – Solo parti originali, così come del quinto, sesto e nono capitolo della saga, non si risparmia. Il suo decimo capitolo infatti ce la mette davvero tutta pur di raggiungere quella maturità e poi quel crepuscolare così tipici dei titoli conclusivi, o meglio, degli addii, nonostante sappiamo già molto bene che Fast X non può che rappresentare un nuovissimo inizio, ampiamente suggerito dalla sequenza finale e dalla costruzione decisamente dilatata e ricca di personaggi mai conosciuti prima d’ora e destinati dunque a riapparire.
Le colpe dei padri e l’innocenza perduta dei figli
Tornando al nono capitolo di Fast & Furious diretto da Justin Lin e alla sua scena d’apertura si ritrova ancora una volta la questione del trauma di Dominic Toretto, inevitabilmente legato alla morte della figura paterna, seguito dalla dimensione del presente, che lo vede vestire i panni del padre apprensivo e sempre più convinto di dover – e voler – dire addio alla sua grande famiglia, rinunciando ad adrenalina, botte, sparatorie ed incredibili fughe in auto in nome di una tranquillità e di un amore senza eguali, quello cioè tra un padre ed un figlio.
Una tranquillità che però non è mai realmente appartenuta ai membri della sua disfunzionale e tormentata famiglia, vuoi per protocolli d’emergenza fatti di nascondigli e armamenti, vuoi per una memoria del rimosso che risponde direttamente ad una perdita prematura dell’innocenza e della spensieratezza.
Ad ogni modo, Fast X comincia laddove Fast & Furious 9 s’interrompeva, dal barbecue, alla casa in costruzione, fino al nuovo nucleo familiare di Dom, messo in pericolo questa volta da un villain sadico e sregolato e non più soltanto cinico e crudele come accaduto nei precedenti capitoli. Non vi è più alcuna questione di ordine mondiale, piuttosto individuale. Fast X dunque, a differenza di qualsiasi altro capitolo o spin-off dell’intero franchise sembra condurre la sua folle corsa adrenalinica proprio verso la traccia centrale della saga creata da Rob Cohen, David Ayer, Erik Bergquist e Gary Scott Thompson nei primi anni del duemila, la famiglia. Ci sono padri che combattono per proteggere i figli, e figli che combattono per proteggere i padri.
Se Dom ha superato il trauma, in nome di quel celebre motto paterno: “Non basta essere il più forte, meglio essere il più maturo”, è nel villain interpretato da Jason Momoa che finalmente ci viene presentata la sua vera e propria nemesi. Ed è una gioia, poiché lo spettatore teme esattamente come gli stessi protagonisti del film, che tutto a causa di un folle senza nulla da perdere possa giungere tragicamente a conclusione, partecipando emotivamente come mai accaduto prima al caos e alla morte che da un momento all’altro può colpire questo o quel membro.
Per la primissima volta infatti la caratterizzazione dell’antagonista spinge in direzione di un male incontrollato, sciocco, grottesco e potenzialmente letale. Un male che è nato dal trauma della perdita, dall’assenza di una figura guida e da una lunga serie di crolli psicologici.
La grande famiglia di Fast & Furious non è più al sicuro, non è più invincibile, poiché Louis Leterrier pur divertendosi tra sequenze visivamente sorprendenti, come quelle di Roma, oppure l’uso sfrenato di umorismo sboccato e molto spesso esilarante, conduce sempre più rapidamente e malinconicamente il clan di Dom Toretto verso il commiato, costringendo ciascuno di loro ad un’ultima guida verso il viale del tramonto. L’immortalità è finita, benvenuta vulnerabilità.
In nome della famiglia è infatti corretto, se necessario, sacrificarsi. Lo sappiamo noi, e lo sanno loro, ecco spiegato il tono crepuscolare di questo decimo capitolo che tornando sulla terraferma ritrova la natura di un’intera saga, divertendo, sorprendendo e coinvolgendo incessantemente lo spettatore in un susseguirsi davvero ben gestito di addii, colpi di scena, violenza, umorismo, adrenalina e gusto eternamente fanciullesco per l’estremizzazione superomistica dell’action e della corsa in auto,
Così come per molti anni ci siamo chiesti che razza di padre fosse quello interpretato da Liam Neeson nel corso della sua filmografia post trilogia di Taken, risulta naturale oggi porsi la medesima domanda guardando al rapporto tra Dominic Toretto ed il figlio Brian. Non resta però che aspettare i prossimi capitoli, perché come sottolineato più volte da John Cena che qui è spaziale nel senso letterale del termine: “Questo film rappresenta soltanto un altro modo di iniziare” e noi non possiamo che credergli, augurandoci di rivederlo ancora e ancora.
Fast X: valutazione e conclusione
Louis Leterrier divertendosi visibilmente costruisce il suo Fast X come un parco divertimenti capace di alternare lunghi momenti di stasi, ad altri fortemente adrenalinici, fracassoni e dal dinamismo ancora una volta estremizzato, tanto da collocarsi sempre più naturalmente nei luoghi della fantascienza.
Non sono gli Avengers, ma poco ci manca. Le loro armature sono infatti le auto e prima di questo capitolo ci abbiamo riflettuto davvero poco, commettendo un errore ai limiti della semiotica.
In nome di un cinema popolare, popcorn, spettacolare e di grande intrattenimento, Fast X centra l’obiettivo e convince fino in fondo, senza annoiare o risultare ridondante, nonostante una durata di tutto rispetto e proseguendo la ricerca stilistica e narrativa dei capitoli precedenti, il cui elemento d’interesse e punto di forza comune risiedeva proprio nel non prendersi mai realmente sul serio, il film di Leterrier gioca con lo spettatore facendolo sentire anch’esso parte della famiglia Toretto.
Che incredibile corsa e che bel villain quello di Jason Momoa, un Joker sotto steroidi e con il pallino delle auto… Todd Phillips prendi appunti.
Fast X, distribuito da Universal Pictures è disponibile nelle sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 18 maggio.