Qui rido io: la storia vera del film sul grande e indimenticato Eduardo Scarpetta
Qui rido io andrà in onda questa sera, in prima tv, su Rai 1: scopriamo insieme la storia vera su cui è basato!
Presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Qui rido io è un film del 2021 diretto da Mario Martone e con protagonista Toni Servillo, nel ruolo del celebre commediografo e attore napoletano Eduardo Scarpetta. Prodotto da Indigo Film in collaborazione con Rai Cinema, il film ripercorre l’unico passo falso fatto dall’attore nel corso della sua carriera, vale a dire la realizzazione della parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo Gabriele D’Annunzio. La sera della prima la commedia non è gradita dal pubblico e viene interrotta da urla, fischi e improperi sollevati dai poeti e drammaturghi della nuova generazione che gridano allo scandalo. Scarpetta finisce con l’essere denunciato per plagio dallo stesso D’Annunzio. Girato a Napoli e al Teatro Valle di Roma, Qui rido io ha vinto due David di Donatello (Eduardo Scarpetta – discendente diretto del capocomico – per il miglior attore non protagonista e Ursula Patzak per i migliori costumi) e due Nastri d’Argento (miglior regista a Mario Martone e miglior sceneggiatura a Mario Martone e Ippolita de Majo).
La storia vera di Eduardo Scarpetta, protagonista del film tv Qui rido io
Considerato il più importante attore e autore del teatro napoletano tra fine Ottocento e inizio Novecento, l’Eduardo Scarpetta di Qui rido io, il cui vero nome era Odoardo Lucio Fausto Vincenzo Scarpetta, è stato il capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta-De Filippo. Nato a Napoli il 12 marzo 1853 da Domenico Scarpetta e Emilia Rendina, già a quindici decise di entrare in una compagnia teatrale, in primo luogo per seguire la sua ambizione, ma anche per poter aiutare la famiglia, trovatasi in gravi condizioni economiche per il cattivo stato di salute del padre. Riuscì così a farsi presentare dall’attore Andrea Natale all’impresario Alfonso Ventura, il quale lo scritturò come generico nella compagnia di Antonio Petito, di cui divenne capocomico nel 1879. Dal 1870 cominciò il successo personale con l’interpretazione di Felice Sciosciammocca. Ritenuto il padre del teatro dialettale moderno, tra le sue opere più acclamate vi è senza dubbio Miseria e nobiltà, ma anche Na santarella, grazie alla quale il 15 maggio 1889 ottenne un memorabile successo al Teatro Sannazaro di via Chiaia.
Con l’avvento della fondazione del Teatro Salone Margherita, il primo grande varietà napoletano, le fortune di Eduardo Scarpetta iniziarono ad esaurirsi. Il colpo di grazia arrivò nel 1904, quando fu protagonista di Il figlio di Iorio, parodia de La figlia di Iorio di Gabriele d’Annunzio, che gli procurò non solo un cocente insuccesso ma anche una causa in tribunale con lo scrittore pescarese durata ben tre anni. Oltre che attore teatrale, Eduardo Scarpetta è stato anche un intenso attore cinematografico. Per la casa di produzione Musical Film di Renzo Sonzogno, girò diversi film tratti dalle sue commedie come Miseria e nobiltà (1914, diretto da Enrico Guazzoni), La nutrice (1914, diretto da Alessandro Boutet), Un antico caffè napoletano (1914), Tre pecore viziose (1915) e Lo scaldaletto (1915) diretti da Gino Rossetti.
Morì nel 1925, all’età di 72 anni, lasciando ben nove figli, non tutti da lui riconosciuti: Domenico e Vincenzo (nati dal matrimonio con Rosa De Filippo figlia di un modesto commerciante napoletano), Maria (avuta con la maestra di musica Francesca Giannetti), i celebri Eduardo, Peppino e Titina De Filippo (nati dalla relazione con Luisa De Filippo, nipote della moglie Rosa), e infine Ernesto Murolo, Eduardo De Filippo (in arte Passarelli) e Pasquale De Filippo (avuti dalla relazione con Anna De Filippo, sorellastra della moglie Rosa).