The Boogeyman: recensione del film tratto dal racconto di Stephen King
Rob Savage traspone una delle storie brevi del 1978 del maestro dell’horror riadattandola al presente. Il film è al cinema dall'1 giugno 2023.
Una nuova trasposizione cinematografica tratta da Stephen King, The Boogeyman di Rob Savage, è la 52esima, confermando l’interesse del cinema verso lo sterminato repertorio del maestro dell’horror. Il film interpretato da Sophie Thatcher (Yellowjackets), Chris Messina (Air – La storia del grande salto), Vivien Lyra Blair (Obi-Wan Kenobi), Marin Ireland (The Umbrella Academy), Madison Hu (Bizaardvark), LisaGay Hamilton (Vice – L’uomo nell’ombra) e David Dastmalchian (Lo strangolatore di Boston), è in sala dal 1 giugno con 20th Century Studios e 21 Laps.
La liceale Sadie Harper e sua sorella, la piccola Sawyer, sono sconvolte dalla recente morte della madre, non ricevendo nemmeno il giusto supporto dal padre, Will, un terapeuta incapace di affrontare il suo dolore e quello delle figlie. Un giorno un misterioso uomo si presenta alla porta di Will chiedendo di essere ascoltato, di essere aiutato a liberarsi da un’inquietante presenza che lo tormenta da tempo e che non lo vuole lasciare in pace. Questa entità, che si nutre del dolore degli altri e in particolare delle famiglie, entrerà presto nella vita di Will, Sadie e Sawyer con conseguenze drammatiche.
The Boogeyman – Paura, traumi e lutto nel film tratto da King
The Boogeyman di Rob Savage, ispirato all’omonimo racconto del 1978 di Stephen King (in Italia dal titolo Il baubau) presente nell’antologia Night Shift (A volte ritornano), su una sceneggiatura di Scott Beck & Bryan Woods (A Quiet Place – Un posto tranquillo) e Mark Heyman (Il cigno nero), riadatta la storia che lo scrittore aveva ambientato in uno studio psichiatrico introducendo le figure delle figlie di Will e ampliando la trama. Sin dall’inizio vediamo e sentiamo il boogeyman, e comprendiamo anche di cosa sia capace. In particolare è la piccola Sawyer a sentirne forte la presenza: spaventata dal buio dorme con le luci accese, chiede al padre di guardare sotto il letto prima di darle la buonanotte e guarda spaventata il ripostiglio nella sua cameretta con l’anta leggermente aperta dove crede che si possa nascondere il “mostro”. La sorella maggiore Sadie, come il padre, non le crede, impegnata a gestire il vuoto lasciato dall’amata madre e ad affrontare la cattiveria dei bulli a scuola. Ma presto entrambi saranno costretti a ricredersi affrontando qualcosa di sovrannaturale.
Il film ripropone molti temi cari a King: le paure e i dolori più profondi che nelle sue storie spesso si tramutano in presenze demoniache, vedi IT e i traumi dei personaggi di cui la “cosa” si nutre; e i protagonisti sono spesso bambini e adolescenti non ascoltati dai grandi e in alcuni casi abusati, che trovano però la forza interiore per ribellarsi al male.
In The Boogeyman si tenta di riprodurre lo spirito inquietante del racconto, e in generale dell’universo di King, fatto di orrore ma anche di tanta macabra ironia, aggiungendo degli elementi che strizzano l’occhio al pubblico più giovane con delle sicuramente non casuali citazioni a una serie già cult come Stranger Things, e vi lasciamo scoprire come. Ma il risultato appare poco convincente, in quanto si sceglie di rimarcare le dinamiche trite e ritrite dell’horror classico: i lunghi momenti di attesa seguiti dall’improvvisa apparizione della presenza per far saltare lo spettatore sulla sedia, le cantine, gli armadi, gli stanzini bui covo di presenze maligne, le lotte tra il bene e il male dirette sempre allo stesso modo.
The Boogeyman: conclusione e valutazione
Il film di Rob Savage ha poca suspense e in alcuni tratti si rivela anche noioso e con risvolti prevedibili, non riuscendo a sfruttare al meglio la “materia” di Stephen King, e un tema, quello del lutto, fulcro del male e del dolore che “anima” il boogeyman, che negli ultimi anni è stato al centro di film horror di grande spessore, come Hereditary – Le radici del male di Ari Aster. Una metafora che meritava un trattamento più accurato in un genere che nel 2023 non può più limitarsi a essere una superficiale e già vista storia dell’orrore.