Questo mondo non mi renderà cattivo: la spiegazione del finale della serie di Zerocalcare
Nel finale della serie Zerocalcare e i suoi amici affronteranno un grande dilemma. Attenzione spoiler.
Dopo il successo di Strappare lungo i bordi il fumettista Zerocalcare (Michele Rech) è tornato su Netflix con una nuova serie: Questo mondo non mi renderà cattivo, disponibile in 6 puntate dal 9 giugno prodotta da Movimenti Production (società del gruppo Banijay) in collaborazione con BAO Publishing.
In questa nuova storia abbiamo visto un vecchio amico di Zerocalcare, Cesare, tornare nel quartiere dopo diversi anni di assenza e incontrando molte difficoltà a riambientarsi. Zerocalcare vorrebbe fare qualcosa per lui ma si rende conto di non essere in grado di aiutarlo a sentirsi di nuovo a casa e a fare la scelta giusta per trovare il suo posto nel mondo. Nel frattempo un gruppo di migranti arrivati dalla Libia viene trasferito in un centro di accoglienza proprio nel quartiere scatenando l’ira degli intolleranti e dei razzisti che vedono in quelle persone indifese e segnate dalla paura e dal dolore una minaccia, chiedendo alle istituzioni di mandarli via, ma per Zerocalcare e i suoi amici questa è un’ingiustizia e non resteranno a guardare.
Come finisce Questo mondo non mi renderà cattivo? Ecco la spiegazione
Nell’ultima puntata continua l’interrogatorio degli inquirenti a Zerocalcare, da ore in commissariato: vogliono conoscere il responsabile del pestaggio di “ragazzo Lucertola” durante gli scontri tra chi come Zero, Sarah e Secco difende i migranti e non vuole che vengano spostati come pacchi da un centro di accoglienza all’altro, e i nazisti, come vengono definiti dal fumettista. “Ragazzo Lucertola” si scopre essere il ragazzino poco sveglio al quale Zerocalcare ha dato ripetizioni per anni, e che è il figlio di un potente politico di destra che chiede con insistenza di conoscere il nome del responsabile, che si presume essere di sinistra. Il ragazzino durante gli scontri ha invocato il Duce, e Zerocalcare sconvolto si è reso conto che i suoi insegnamenti sono stati inutili, che il suo è stato il “fallimento del pedagogo”.
Proprio a causa dell’incontro con l’ex allievo, nel mezzo dei tafferugli Zero si distrae e viene pestato, riuscendo a limitare i danni grazie ai consigli dell’Armadillo: “Te devi chiude a palla”, gli dice. Un’esplosione, sicuramente uno dei “bomboni” di Secco, disperde gli aggressori e Zero viene tirato su proprio dall’amico. Gli scontri si placano grazie a Sarah: nelle puntate precedenti aveva “tradito” la causa e i suoi ideali dichiarando che se mandare via i migranti dal quartiere avrebbe scongiurato la chiusura della scuola dove, dopo anni di sacrificio e precariato finalmente era stata chiamata a insegnare, allora era giusto farlo, spezzando letteralmente il cuore a Zerocalcare. Ma ora, con un megafono, in piedi su un cassonetto della spazzatura urla libera la verità: “Io sono appena arrivata in questa scuola… mi hanno detto che era colpa del centro di accoglienza perché era la cosa più facile da credere. Raccontate quello che succede davvero invece, fate parlare la gente che questo quartiere lo abita invece di cercare mitomani e casi umani per farci sembrare tutte scimmie”, dice ai giornalisti “iene” arrivati nel quartiere solo per riprendere gli scontri.
Sarah lascia la parola alla bidella storica della scuola che spiega che ogni anno si svuota perché i riscaldamenti non funzionano, perché i bagni sono sempre fuori servizio e perché ogni due mesi cade un pezzo di soffitto. Quindi i migranti sono solo dei capri espiatori usati dai media e dai politici. Questo discorso ispira Cesare che, dalla parte dei nazisti, prende parola spiegando che non ce l’hanno davvero con gli stranieri ma con “quelli che stanno in alto” che non fanno nulla per il quartiere, trattandolo come una discarica. Questo però fa infuriare i suoi compagni che non sono d’accordo con il discorso sensato di Cesare e per farlo tacere lo pestano pesantemente.
Il racconto di Zero finisce così ma si scopre che per tutto il tempo non ha parlato con nessun poliziotto ma con l’Armadillo al quale ha attaccato un “pippone” in attesa di essere interrogato. Uno degli inquirenti, doppiato da Silvio Orlando, lo fa andare via. Fuori dal commissariato Zero incontra Sarah, Secco e “l’amica pterodattilo”, e Sarah confessa di aver girato un video degli scontri in cui si vede chiaramente che a sferrare il pugno al “ragazzo Lucertola” è stato proprio Cesare. I quattro amici decidono di cancellare il video per difendere Cesare nonostante le tensioni tra loro e le scelte che lui ha fatto che non possono condividere. È da poco uscito dalla comunità e ha già sofferto troppo nella sua vita, e loro non si vogliono rendere responsabili del crollo definitivo di un amico che si è perso. Questo mondo non li ha resi cattivi.
Questo mondo non mi renderà cattivo: la periferia romana come la Fossa delle Marianne
In un flashback vediamo Zerocalcare dopo gli scontri parlare con una delle migranti “contestate” che gli racconta il suo calvario, il lungo e difficile viaggio per giungere fino in Italia: “Lo so com’è quando non c’è posto per te. Nel mio paese quando vuoi buttare qualcosa che vuoi che nessuno trovi la butti dentro un lago di notte, e tutti fanno finta di non sapere. Noi siamo uguali: buttati”. Questo discorso fa venire in mente a Zero la Fossa delle Marianne che studiava da piccolo a scuola e la paragona alla periferia romana nella quale le persone vivono come le creature che abitano la Fossa, senza luce e sotto 12 metri di profondità. “Una pozza de anime che annaspano al buio che devono imparare a vivere insieme in un posto dove non può vivere nessun altro”.
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