Biografilm 2023 – After the Bridge: recensione del documentario

Radici e memoria sono le parole chiave di After the bridge, il documentario presentato in anteprima il 10 giugno al Cinema Arlecchino di Bologna, prodotto da Sayonara Film e diretto da Davide Rizzo e Marzia Toscano, in concorso alla 19esima edizione del Biografilm Festival 2023 che comprende una ricca selezione che vede protagoniste alcune delle voci più importanti del documentario contemporaneo. Con un lungometraggio poetico e profondo, i registi italiani portano sul grande schermo un lato inesplorato del terrorismo; facendoci scorrere nei pensieri di Valeria Collina che è la madre di Youssef Zaghba, morto sul London Bridge il 3 giugno 2017 dopo aver provocato la morte, insieme ad altri due attentatori, di otto persone.

Valeria Collina riflette sul passato, cercando di trovare la pace con il ricordo del figlio terrorista

Con una regia vibrante che alterna le riflessioni della protagonista alle immagini di repertorio; che predilige i campi larghi, colleziona le sovrimpressioni e si concentra spesso sul mezzo primo piano della donna ripresa di spalle; After the bridge racconta la storia di Valeria Collina, delle sue tante vite e soprattutto del legame con suo figlio, un rapporto che richiede talora di essere approfondito, qualche altra volta una presa di distanza; in ogni caso in continua costruzione. Nelle parole di Valeria c’è una ferma condanna per le scelte e le azioni del figlio; ma non traspare rabbia. Il suo è un dolore muto e dignitoso. Questa “crepa” nella sua vita la costringe a guardarsi indietro; il documentario a ricordare quanto non voleva più ricordare. Perché prima di convertirsi all’Islam per amore, di prendere la decisione di lasciare il Marocco senza più sensi di colpa, Valeria era una tipica ragazza italiana degli anni ’60. Nel giugno 2017 si trova di nuovo in Italia, la sua vita cambia per sempre dopo la morte del giovane figlio Youssef (ucciso dalla polizia). I giornalisti di tutto il mondo raggiungono la donna, per intervistarla l’aspettano davanti la porta della sua piccola casa sui colli bolognesi. Valeria condanna da subito le azioni del figlio, e decide poi di non partecipare al suo funerale: “un modo per dire non sono d’accordo con te”.

Un prodotto raffinato della cinematografia italiana incentrato sulla figura di Valeria Collina

Da giovane Valeria era un’attrice di teatro, abituata quindi a mostrare il suo corpo, poi diventa la moglie di un uomo marocchino e indossa l’hijab. “Come ho potuto?”, si chiede nel corso dello spettacolo teatrale da lei scritto e interpretato. Ed è ciò che si domanda chi scrive guardando le bellissime fotografie, le immagini di repertorio esaltate qui dallo splendido lavoro di montaggio o dalla scelta del suono firmata da Alessandro Gaffuri, che vedono una giovane e bella ragazza – nonché figlia di un ex partigiano – correre felicemente e liberamente sui colli bolognesi. Poi riscopriamo Valeria da adulta, che nelle sue giornate – nelle sue passeggiate nella natura e nella quiete della sua casa – fa riemergere il ricordo di Youssef. La donna traccia il ritratto di un ragazzo come tanti, che viveva la sua nuova vita a Londra, dividendosi tra un lavoretto e l’altro; sentendola ogni tanto su Whatsapp. Fino al buio.

After the bridge: conclusione e valutazione

La forza resta mentre il dolore si trasforma. Il passato e il presente di Valeria – attraverso i frame che ci fanno conoscere la giovane che sorride dondolandosi su un prato o quelli che ci mostrano la protagonista, ormai adulta, che segue un difficile, aspro, sentiero tra gli alberi – ci danno l’idea di quel continuo viavai che è la vita dove si prova a superare gli ostacoli, le difficoltà. Oggi Valeria Collina vive in provincia di Bologna, ha fondato un’associazione per la promozione dell’integrazione e la lotta contro la radicalizzazione dei giovani musulmani in Italia: la sua storia può essere d’insegnamento a tanti. Il cinema qui non esprime giudizi, non cerca di dare risposte o porre domande. Avvicina semplicemente l’obiettivo. Diventa un mezzo pacifico per farci conoscere le situazioni e lo stato di coscienza di questa madre, con l’obiettivo di aprire un nuovo varco. Perché la storia non è finita. La sua storia non è finita. E l’orizzonte è ancora il punto verso cui tendere.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1