Intervista a Francesco Centorame, da Skam all’insegnamento di Favino

Intervista al giovane attore protagonista di Skam – Italia 5 e vincitore del premio Meno di Trenta – Serie Tv, riconoscimento dedicato ai talenti under 30

È tra i giovani attori più promettenti nell’ambito del cinema, della serialità e anche del teatro: Francesco Centorame, classe 1996, è tra i protagonisti della serie di culto Skam-Italia nel ruolo di Elia, e per la sua interpretazione nella quinta stagione si è guadagnato il premio Meno di Trenta – Serie Tv in ex aequo con Nicolò Galasso di Mare Fuori, consegnato nell’ambito della manifestazione Lo schermo è donna a Fiano Romano. Meno di Trenta è un’iniziativa dedicata ai giovani attori e attrici italiani di cinema e serie tv sotto i 30 anni, ideata da Stefano Amadio e Silvia Saitta.

Francesco Centorame ha già nel suo curriculum film come Gli anni più belli di Gabriele Muccino, Il colibrì di Francesca Archibugi, diverse esperienze a teatro e tanti nuovi progetti all’orizzonte. Ne abbiamo parlato con lui.

Francesco Centorame, cinematographe.it

Meno di Trenta è il tuo primo riconoscimento…
Sono molto felice che il mio primo vero premio mi sia stato assegnato da una giuria stampa e che sia un riconoscimento che dà attenzione a chi è nella fase di semina di questo mestiere”.

 Skam – Italia è la tua prima serie, il tuo primo progetto importante, cosa ti ha insegnato?
Sono cresciuto sia come attore che come persona, le storie raccontate da Skam mi hanno insegnato a mettermi nei panni dell’altro, a non sminuire il potere che hanno gli altri di aiutarti, e quindi di fidarmi perché quando meno te l’aspetti trovi delle persone che in realtà stanno vivendo la tua stessa situazione. Mi ha insegnato ad avere poi il coraggio di condividere quello che si sta passando perché altrimenti nessuno può sapere cosa provi, quindi andare oltre la paura del giudizio”.

Francesco Centorame: “Pierfrancesco Favino è stato per me una “scuola””

Sei protagonista della quinta stagione di Skam di cui si è molto parlato perché il tuo personaggio, Elia, deve affrontare le insicurezze e l’ansia che gli provoca la sua condizione “intima”, essendo soggetto a micropenia, come hai affrontato un argomento così delicato di cui si parla poco?
Questa quinta stagione di Skam – Italia è la prima originale, quella norvegese da cui è tratta si è infatti fermata alla quarta stagione, e questo mi piace sottolinearlo perché secondo me gli sceneggiatori italiani (Ludovico Bessegato, Alice Urciolo) hanno fatto un grande lavoro e avuto coraggio a trattare questa tematica nel nostro paese, in una società così fallocentrica. Per me è stato veramente importante esplorare e porre l’attenzione su una fragilità di cui non si è mai parlato, avevo visto solo un cortometraggio francese che raccontava questo disagio. Devo ammettere che la prima volta che ho letto la sceneggiatura ho riso, la seconda ho pianto e poi abbiamo iniziato questo viaggio, sono molto orgoglioso di aver avuto questa opportunità”.

Francesco Centorame, cinematographe.it

Al cinema sei stato un giovane Pierfrancesco Favino ben due volte, ne Gli anni più belli e ne Il colibrì…
Gli anni più belli l’ho vissuto come un passaggio, come un sogno, la mia prima esperienza al cinema. Il colibrì è stata una scelta perché avevo altre proposte ma credo di essere nella fase di semina e spero di non abbandonarla mai, cioè di imparare il più possibile, quindi piuttosto che fare un film da protagonista ho pensato di mettermi a fianco di Favino due mesi. L’ho “spiato”, ho parlato con lui della sceneggiatura e di come si fa questo mestiere. Quindi più che due film ho fatto praticamente due scuole. Dopo Il colibrì ho lavorato in altri tre film e in tre serie che dovrebbero uscire nel 2023/24, in cui ho avuto la possibilità di mettere in campo tutto quello ho imparato, io credo molto nella semina, non ho fretta di diventare protagonista assoluto”.

Francesco Centorame: “Il dubbio e la paura ti salvano”

Francesco Centorame, cinematographe.it

Cosa ci puoi dire dei tuoi prossimi progetti?
Prossimamente uscirà la serie Il metodo Fenoglio con Alessio Boni, e poi sarò al Piccolo di Milano tra gennaio e febbraio prossimi con Lino Guanciale diretto da Claudio Longhi in uno spettacolo dal titolo Ho paura torero. Del resto non posso ancora parlarti, ma da qualche giorno ho finito di girare un film che vedrete a ottobre. Poi recentemente sono stato al Piccolo di Milano con uno spettacolo su Giorgio Gaber, un testo inedito scritto da Gaber e Sandro Luporini, dal titolo Quella volta lì avevo 25 anni, e questa settimana parto per iniziare una nuova serie in Piemonte. Ho molta ansia, quindi cerco veramente di fare meno cose possibili per capire il perché le faccio, mi chiedo se le scelgo perché ho semplicemente paura di non essere notato o perché c’è qualcosa da raccontare. Quindi secondo me il dubbio e la paura spesso ti salvano”.

Cosa hai imparato recitando Gaber e cosa pensi direbbe del nostro tempo se fosse ancora qui con noi?
Avevo 16 anni la prima volta che ho scoperto la figura di Giorgio Gaber e di Sandro Luporini che scriveva i testi, in un momento in cui ho iniziato a soffrire di attacchi di panico, di depressione. Ho scoperto il testo de L’elastico in cui lui parlava di questa dimensione umana, e da lui in poi io ho fatto fatica a trovare un’altra figura che scavasse in questo modo dentro l’essere umano. E quindi in realtà mi ha insegnato tutto. Mettere in scena Quella volta lì avevo 25 anni, un testo inedito scritto prima della sua morte che la Fondazione Gaber mi ha affidato, è stato bellissimo perché c’erano 300 ragazzi under 30 a riempire un teatro, sono soddisfazioni enormi. Parlando con Dalia, figlia di Gaber, mi ha detto che se suo padre fosse ancora qui di questa società riderebbe molto e che sicuramente si sarebbe allontanato dalle scene, avrebbe preso le distanze”.