Tara: recensione documentario di Francesca Bertin e Volker Sattel
La relazione tra uomo e natura in un territorio italiano che deve fare i conti con il degrado ambientale causato dalle grandi industrie.
Natura e uomo e la relazione che vi è tra di loro: questo è il soggetto di Tara, documentario diretto da Francesca Bertin e Volker Sattel sul rapporto tra uomo e natura nella città pugliese di Taranto.
Tara, proiettato alla VII edizione di Cinema e Ambiente Avezzano, ruota attorno alle tematiche della tradizione, della religione, della politica e dell’inquinamento e soprattutto della natura per mostrare un complesso ritratto sociale di una città proiettata (quasi a forza) verso il futuro che si scontra con la popolazione – legata a ritmi più tradizionali, e con la stessa natura.
Tara: un documentario che lascia spazio alle immagini per spiegare una realtà sociale, ambientale (e politica) del Sud Italia
Siamo nella periferia di Taranto, oggi dominata da grandi complessi industriali, dove scorre il fiume Tara, le cui acque – a lungo e tutt’oggi ritenute dalla popolazione locale come dotate di poteri curativi e quasi miracolosi, senza però alcun riscontro scientifico – sono oggigiorno intorbidite dall’inquinamento causato dalle discariche dell’Ilva (tra le maggiori aziende siderurgiche italiane del secolo scorso).
È in questa realtà che si colloca il documentario di Bertin e Sattel, che offre uno sguardo sulle persone che popolano questa città e l’ambiente circostante. Uomini e donne che, seppur localizzati nel presente, sembrano vivere in una dimensione fuori dal tempo e dalla storia – dove la tradizione e la religiosità emergono ancora come cardini sociali. Così li vediamo bagnarsi nelle acque del Tara – seppur inquinato, lodandone le alte proprietà curative e beneficiarie, farsi i bagni di fango sulle sue sponde – sottolineando come siano un miracolo della Madonna; vediamo poi una Madonnina sulle rive del Tara, e anche squarci interessanti della popolazione intenta a festeggiare e partecipare ad una processione per le vie della città.
Ma questa immagine, quasi bucolica, si infrange e si scontra con quella delle grandi industrie della città, dalla costa all’entroterra, che rubano spazio alla natura e che la deturpano: con acque inquinate e controllate mensilmente, e analisi in laboratorio che osservano al microscopio lo stato dalle risorse idriche.
E poi vediamo anche il resoconto della popolazione sulla loro relazione con Ilva, la grande azienda siderurgica – che sì, ha dato lavoro, ma ha anche rovinato la vita e la salute di molti. E veniamo messi di fronte al loro punto di vista: in nome del progresso, si è arrivati a sacrificare il benessere delle persone e la salvaguardia della natura. Perché quando si hanno di fronte anni, decenni interi, di degrado sociale e naturale, si ha a che fare con una sistematica azione di occultamento dei rischi sulla salute e sulle sostanze pericolose immesse nell’ambiente.
Quello che più caratterizza il documentario di Volker Sattel e Francesca Bertin sono il susseguirsi di inquadrature naturalistiche, che ci mettono lo spettatore di fronte ad un’immagine priva di artificio del degrado e del misticismo che sta dietro alla città di Taranto. Un documentario dove le immagini parlano e il dialogo, piuttosto spontaneo, crea un senso di comunità e di quotidianità per rappresentare al meglio la realtà sociale di questo territorio italiano.
Tara: conclusione e valutazione
Tara è un documentario che in 86 minuti porta lo spettatore di fronte ad una realtà sociale, ambientale e politica complessa e allo stesso tempo semplice. Per certi versi rappresenta in modo chiaro il dualismo tipicamente italiano: credenza e religione vs scienza, autorità e illegalità, sincerità e corruzione, società vs politica. E nonostante non affronti mai in maniera approfondita i temi di cui si fa portavoce, lasciando sempre spazio alle immagini, riesce comunque a portare allo spettatore un’immagine chiara del proprio del tema chiave: uomo e natura. L’abilità del documentario sta nel riuscire a creare empatia con il proprio soggetto, delineando una situazione sociale e ambientale, ma anche politica, non solo di Taranto, ma anche di molti altri luoghi italiani.