Biografilm 2023 – Sconosciuti puri: recensione del film

Il documentario di Cicogna e Colombo che racconta la battaglia della Dottoressa Cattaneo per restituire un'identità ai migranti morti in mare.

Già vincitore dell’Interreligious Award al festival Visions du Réel, Sconosciuti Puri di Mattia Colombo e Valentina Cicogna, guadagna i premi Celebration of Lives Award 2023 per la sua protagonista, Cristina Cattaneo e quello Audience Award del Concorso Internazionale, all’interno del Biografilm Festival 2023.

Sconosciuti puri Cinematographe.it

La Dottoressa Cattaneo è un medico forense che, oltre a insegnare all’Università di Milano, si occupa di identificare i cadaveri di coloro i quali, per un motivo o per un altro, risultino privi di identità, al momento del decesso. Si tratta di cadaveri di persone marginali di ogni tipo. Fra queste spiccano numerosi migranti. La donna, con l’aiuto del suo staff al Labanof – Dipartimento di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano – negli ultimi anni, ha preso su di sé il fardello di tentare di restituire un’identità ai migranti morti in mare. In particolare,, ha iniziato un progetto per identificare i trecentosessantotto morti di un naufragio, avvenuto vicino le coste di Lampedusa, nel 2013 e i circa cinquecentoventicinque morti di un naufragio del 2015, avvenuto vicino le coste libiche. Parte della sua battaglia consiste nel cercare di ottenere il riconoscimento dell’importanza della sua missione da parte della Comunità Europea e di conseguenza i fondi necessari a portarla avanti.

Riconoscimento e identità

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Colombo e Cicogna partono da quella tesi, condivisa con la Cattaneo, per cui l’identità individuale, così come quella collettiva è plasmata da un riconoscimento o un misconoscimento, da parte delle altre persone, per cui un individuo o un gruppo di individui subisce un vero e proprio danno, ontologico e materiale, se la società che lo circonda gli rimanda un’immagine di sé, tale da umiliarlo o addirittura da negarne lo statuto umano stesso – per un approfondimento si legga il saggio di Habermas e Taylor, Multiculturalismo, Feltrinelli, 2010. Ciò è quello che accade ai migranti, ogni volta che li si tratta come una minaccia astratta, un oggetto pietistico o semplicemente come ennesimo personaggio mediatico collettivo, cui attribuire caratteristiche positive o negative a seconda della parte politica che cerca di sfruttarne la tragedia a fini elettorali. Per quanto riguarda poi i cadaveri dei naufraghi, il discorso si fa ancora più complesso e triste. Negare un nome a un cadavere significa negarne la storia, gli affetti e in definitiva negarne l’umanità. Lo si trasforma in un prodotto di scarto di cui bisogna liberarsi il prima possibile. Nel caso dei migranti morti in mare quindi, ogni volta che l’Italia – ma in questo caso il paese è solo un rappresentante simbolico per l’Europa tutta – non riesce a garantire loro almeno quel briciolo di dignità postuma, che permetterebbe quantomeno il lutto dei parenti, viene commesso un crimine indegno di una società che si ritenga civilizzata. Crimine che tra l’altro si aggiunge all’incuria o alla volontà di non agire che ha concorso all’eventuale naufragio. La dottoressa Cattaneo è chiara nel portare avanti questa tesi e i registi ne assecondano completamente il punto di vista.

Sconosciuti puri. Contenuto sociale e forma consolatoria

Ma si badi bene, il lavoro non si pone come un documentario militante, poiché non espone direttamente le credenze dei propri autori, né interpella direttamente lo spettatore, cercando di convincerlo della propria visione del mondo. In maniera più sottile Cicogna e Colombo decidono di trasformare i sette anni passati a riprendere il lavoro della Cattaneo e del suo team, in una narrazione che utilizza gli stilemi del cinema di fiction. Non ci sono interviste. I fatti vengono raccontati dai protagonisti ad altri personaggi. Non vi è alcuna interazione con la troupe, che decide di rendere invisibile la propria presenza. Il montaggio utilizza le classiche regole dei raccordi di sguardo o di movimento e a volte si lancia in metafore liriche, quando inserisce immagini di acqua e scogliere, rese attraverso una fotografia, che sfrutta le possibilità creative della sfocatura selettiva.

Sconosciuti puri: valutazione e conclusione

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Una operazione del genere è sicuramente intelligente, soprattutto perché è girata e montata molto bene. Rischia però di assecondare troppo i meccanismi dell’immedesimazione, spingendo il pubblico a vedere in Cristina Cattaneo una sorta di eroina popolare intenta a correggere le storture del sistema politico europeo, almeno per quanto concerne i meccanismi di identificazione dei migranti morti nel Mediterraneo. Questo tipo di procedimento comunicativo è in qualche maniera consolatorio per lo spettatore, poiché sfrutta gli artifici tipici delle grandi narrazioni spettacolari (di tipo drammatico) contemporanee. Sebbene la battaglia della Cattaneo vada supportata e i suoi sforzi siano encomiabili, forse sarebbe più utile, per un documentario, pur raccontando una storia così importante, anche trovare delle forme in grado di destrutturare i meccanismi narrativi cui siamo abituati, in quanto le strutture ideologiche che li reggono sono quelle stesse che poi reggono i sistemi politici in cui viviamo. Cambiando i primi forse riusciremmo a cambiare i secondi. Al di là di tali considerazioni, comunque Sconosciuti puri rimane un lavoro pregevole e merita sicuramente una visione attenta.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.8