Avvocato di difesa – stagione 2: recensione della prima parte della serie legal drama
La serie TV rimescola le carte del legal drama, ma in modo insoddisfacente.
In Avvocato di difesa 2 il tribunale continua ad essere il palcoscenico primario su cui va in scena la vita di Mickey Haller, l’avvocato più brillante di L.A. – il celebre personaggio tratto dai bestseller di Michael Connelly che nella prima parte della seconda stagione è diventato anche il più sexy della città di Los Angeles. L’arma visibile e seducente del sorriso; l’arma invisibile e persuasiva delle parole che fanno cadere inesorabilmente al suolo chiunque provi ad inchiodare i suoi clienti. Troviamo sempre Manuel Garcia-Rulfo nei panni dell’ormai famoso avvocato della Lincoln capace di “venderti qualsiasi cosa” proprio come l’uomo di I’m the Man di Joe Jackson, nella versione registrata ad hoc dai Silversun Pickups per la seconda stagione dello show. Le cinque puntate che compongono la prima tranche del secondo ciclo di Avvocato di difesa sono tratte da Il quinto testimone, adattate da David E Kelley e sviluppate per la televisione da Ted Humphrey. Le trovate su Netflix dal 6 luglio 2023. Ci sarà poi una seconda tranche di episodi che arriverà sul servizio streaming il 3 agosto.
Un penalista da copertina
Lo spettacolo inizia con un assaggio del futuro del personaggio, un forzato flashforward per avviare la seconda stagione con un po’ di tensione attraverso un’ironia drammatica. Il protagonista è sempre l’idealista e anticonformista Mickey Haller che si è fatto apprezzare per il suo singolare modo di procedere (dirigeva uno studio legale dal sedile posteriore della sua Lincoln) e per le sue brillanti costruzioni dell’arringa nel processo penale. Il salto in avanti voluto da Kelley anticipa ciò che accadrà, prima attraverso il movimento rotatorio della camera, poi con l’inquadratura che ci mostra il protagonista mentre viene preso a pugni in un garage. Perché il successo può annebbiare, togliere la lucidità mentale e dare alla testa – è la sensazione di un “bel cazzotto” in faccia. Mickey ha subito nell’ultimo anno degli scossoni: problemi economici con studio legale, due matrimoni falliti, sei mesi di riabilitazione a causa di un incidente e la dipendenza da droga. Ma nel presente è arrivato il momento del successo, dei flash fotografici. Il caso Trevor Elliot – il cliente più importante di Haller nella prima stagione, ricco manipolatore e CEO di una società di videogiochi – ha portato grande fama al protagonista, che per i media è diventato “l’avvocato più sexy di Los Angeles“. Nell’episodio pilota della serie ritroviamo i vecchi personaggi fra cui spiccano le due ex mogli: Maggie (Neve Campbell), sotto utilizzata per il momento in questa prima parte, e una Lorna (Becki Newton) sempre impeccabile nei suoi coloratissimi tailleur e costantemente sopra le righe. Ci sono quindi vecchi e nuovi problemi da risolvere: un pericoloso nuovo cliente apparentemente facoltoso, e una new entry di nome Lisa Trammell, che sarà una sparring partner perspicace per Mickey il quale si ritrova a doversi espandere nel settore dei pignoramenti delle abitazioni.
La prima parte della serie ci parla di gentrificazione a Los Angeles
Avvocato di difesa è l’ultimo procedurale che prova a nutrire le fila degli abbonati Netflix, dopo i successi di The Night Agent, The Diplomat e The Recruit. La prima stagione ci aveva intrattenuto senza travolgerci, ma questo non è il ritorno che speravamo per Mickey, si allontana sempre più da un corso avvincente degli eventi. Sebbene nello show televisivo ci siano alcuni miglioramenti, elementi di novità o righe occasionalmente interessanti, questa prima tranche di episodi presenta problemi e dinamiche già viste nella prima stagione. Haller sta per lo più cavalcando l’onda del successo; ha lasciato fare alla pubblicità del processo, rilasciando un sacco di interviste. Ma non è tutto quanto un idillio: sta cercando di mantenere buoni rapporti con la moglie; e le cose si complicano quando inizia una relazione con la chef locale interpretata da Lana Parrilla, che si pone a capo delle proteste contro la gentrificazione e diventa ahimè sua cliente. Parrilla inietta nello show un po’ di mordente che però non basta a far decollare la nostra attenzione.
Avvocato di difesa – Stagione 2: valutazione e conclusione
Una regia priva di guizzi e una sceneggiatura piuttosto goffa, e quanto detto sopra per concludere che Avvocato di difesa 2 rimescola le carte in modo insoddisfacente, riproponendo le solite trame del filone giudiziario senza peraltro offrire una forma interessante e spettacolare alle vicenda rappresentata. Il suo maggior difetto è la mancanza di originalità. Questo prodotto seriale non regge il confronto con altri recenti legal drama che hanno saputo sfidare la nostra concezione genere, regalandoci anche performance di prim’ordine, si pensi ad esempio alla fantastica Keri Lynn Russell in La diplomatica.