Passages: recensione del film di Ira Sachs
Ben Whishaw, Franz Rogowski e Adèle Exarchopoulos sono i protagonisti del nuovo film del cineasta americano, presentato alla Berlinale 2023 e nelle sale italiane dal 17 agosto 2023.
Plot alla mano ci è sembrato di riconoscere nel nuovo film di Ira Sachs dal titolo Passages, in uscita nelle sale italiane con MUBI e Lucky Red il 17 agosto 2023 dopo le anteprime alle ultime edizioni del Sundance Film Festival e della Berlinale, quel modo di raccontare e quel tipo di approccio alle storie e ai personaggi che tanto ci avevano conquistato in passato e che in opere più recenti come Frankie erano venute meno per lasciare spazio, pur mantenendo una certa coerenza, a mutazioni stilistiche e strutturali. Una volta completata la visione quello che sembrava un sospetto è poi divenuta una certezza, con il cineasta americano che pare abbia deciso di tornare a firmare quei drammi più leggeri con i quali si era fatto conoscere e apprezzare dal pubblico e dagli addetti ai lavori.
In Passages, Parigi fa da cornice perfetta a un vorticoso valzer di emozioni, corpi e cuori in subbuglio
In Passages si assiste a un dramma sentimentale che prende il via da un complicato triangolo amoroso che coinvolge un regista di nome Tomas, suo marito scrittore Martin e la giovane insegnante Agathe. Tra i tre si svilupperà una relazione appassionata, gelosa e narcisistica, che li porterà a mettere tutto in discussione. Il tutto sullo sfondo di una Parigi che si presta a cornice perfetta per un vorticoso valzer di emozioni, corpi e cuori in subbuglio come quello che lo stesso Sachs e il compagno di scrittura Mauricio Zacharias hanno voluto portare in scena con la complicità di un cast di altissimo livello. A disposizione del cineasta statunitense un terzetto straordinariamente assortito formato da Ben Whishaw, Franz Rogowski e Adèle Exarchopoulos che da solo vale il prezzo del biglietto. E infatti sono loro e le rispettive interpretazioni il valore aggiunto di un film nel quale sono i personaggi ad essere centrali più che le azioni.
Le perfomance attoriali sono il punto di forza e di partenza di un’opera che sa come coinvolgere ed empatizzare con lo spettatore di turno
Quelli disegnati dagli autori dello script sono figure tridimensionali, ricche di sfaccettare, caratterialmente mutevoli e imprevedibili. Insomma delle autentiche mine vaganti scaraventate nel flipper della vita, in cerca costante di affetto e di un posto nel mondo. Ma per trovarlo – e non è detto che ci riusciranno – dovranno affrontare crisi personali e messe in discussione. Per rendere giustizia a figure così camaleontiche, sfuggenti e complesse c’era bisogno di interpretazioni di altissimo livello e Sachs ha trovato in quelle dei tre attori le corrispondenze ideali. E non è un caso che le perfomance attoriali siano il punto di forza e di partenza di un’opera che sa come coinvolgere ed empatizzare con lo spettatore di turno. Caratteristiche, queste, che hanno sempre fatto parte del cinema del regista americano, in cui realismo fluido e sardonico di Maurice Pialat sembra incrociare il proprio codice genetico con quello più poetico di Éric Rohmer. Modelli e fonti d’ispirazione queste che trasudano dalla scrittura quanto dalla messa in quadro di Sachs che veste la sua ultima fatica dietro la macchina da presa con raffinatezza e rigore formale, lasciando alla cinepresa il suo compito di testimoniare gli intrecci e le risoluzioni dei conflitti in essere.
In Passages va in scena uno scontro-incontro di esistenze che si trovano a un bivio
Il tutto si consuma in uno scontro-incontro di esistenze che si trovano a un bivio, coinvolte in un giro di vite fatto di desideri, aspettative non coincidenti, grandi speranze, sesso, dolorose delusioni e decisioni difficili. Si assiste per l’intero arco narrativo a magma incandescente di emozioni che scorre sullo schermo tra i filamenti di una storia agrodolce che per sua e nostra fortuna non scivola nelle sabbie mobili del melodramma. Bravo l’autore a tenere la barra dritta e a dare una direzione precisa al racconto.
Passages: valutazione e conclusione
Con Passages il regista Ira Sachs torna al realismo fluido e sardonico dei suoi esordi portando sullo schermo una storia agrodolce di intrecci sentimentali tra esistenze al bivio. Il risultato è un dramma amoroso nel quale sono i personaggi e le emozioni ad essere centrali più che le azioni. Straordinariamente intense le interpretazioni degli attori chiamati in causa che danno forza e potenza a ogni singola scene. Con un cast così assortito, formato da Ben Whishaw, Franz Rogowski e Adèle Exarchopoulos, tutto per il cineasta statunitense diventa più facile. La macchina da presa si attacca ai loro corpi, accompagnando lo spettatore nel quotidiano e nei cuori dei protagonisti, con la fotografia e il suono che rendono tutto più vivo e sensoriale.