Futurama – Stagione 10: recensione del pilot
La seconda serie ideata da Matt Groening è tornata ed è disponibile su Disney+
Il futuro che riemerge dal passato in un revival costruito sulle fantasie e sui ricordi dei più accaniti fan; a dieci anni esatti dalla sua seconda cancellazione torna Futurama, la sitcom d’animazione ideata da Matt Groening 12 anni dopo il lancio de I Simpson. Debuttante il 28 marzo 1999, la serie ha subito riscontrato un discreto successo, anche perché sospinta dall’enorme seguito che il progetto precedente era già riuscito ad ottenere, ma i contenuti al limite del politicamente corretto e, soprattutto, una sostanziale mancanza di comunicazione tra la produzione e la Fox, detentrice dei diritti e distributrice dell’opera, hanno forzato una prima cancellazione del programma nel 2003, dopo 4 stagioni. Rilanciata sull’onda dell’home video nel 2007, con quattro film poi riproposti come 16 episodi di una 5ª stagione, su Comedy Central, la serie è riuscita a tornare alla ribalta, catalizzando ancora di più l’attenzione rispetto alla sua prima fase, tanto da essere confermata per una 6ª e una 7ª stagione, entrambe composte da 26 episodi, poi terminate a settembre del 2013.
Dopo un totale di 140 episodi, sembrava che il programma dalla satirica comicità, intenta a parodiare opere ed elementi il più delle volte legati al mondo della fantascienza, avesse trovato un suo destino, un epilogo definitivo, ma sono poi tutti rimasti spiazzati dall’annuncio, arrivato lo scorso anno, dell’uscita di altri 20 episodi a distanza di un decennio dall’ultima volta. La distribuzione iniziata il 24 luglio con il primo episodio, affidata ad Hulu negli Stati Uniti e in Italia a Disney+, vedrà l’uscita delle singole puntate cadenzata settimanalmente.
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Da loop temporale a loop televisivo
Il loop temporale che 10 anni fa sembrava aver chiuso Futurama, dopo aver aver portato il protagonista Philip J. Fry e la sua amata Leela a trascorrere un’esistenza avulsa da tutto il resto dell’umanità, rimasta paralizzata a causa di una rottura dello spazio-tempo, apre la nuova stagione riproponendo quell’ultima scena in cui il pulsante del professor Farnsworth aveva resettato tutto, riportando al punto di partenza i due amanti ormai prossimi alla morte. Ritornato alla sua routine e ai sui bizzarri compagni, Fry si rende conto di essersi ritrovato nel futuro ormai 23 anni prima e, affranto perché convinto di non aver mai portato a termine nulla, decide di darsi un obbiettivo: vedere tutti i programmi televisivi mai andati in onda, trovandosi subito di fronte ad uno dei più longevi mai realizzati, cancellato e ripreso più volte e ora da lui fruito tramite l’ausilio di un visore capace di incanalare l’attenzione dello spettatore.
Futurama: autoironia revival
Il ritorno dell’opera di Matt Groening funziona; l’inconfondibile ed impeccabile stile della serie non sembra aver subito lo scorrere del tempo, proprio come i suoi personaggi e la loro realtà. La forte carica umoristica torna sferzante come la ricordavamo, operando una parodia in cui si distingue lampante un’autoreferenzialità dal gusto sagace, un tentativo continuo di mettersi in discussione, giocando sulle proprie scelte di produzione e sul lungo periodo d’assenza dalle emittenti televisive. La puntuale ed aspra critica mossa nei confronti della distribuzione e, soprattutto, del consumo, porta con sé una riflessione profonda che gioca ed insiste sul concetto di binge watching (la visione reiterata e senza sosta di uno stesso programma) e sull’espansione continua delle piattaforme e dei contenuti da esse offerti.
Futurama: valutazione e conclusione
Un revival per veri appassionati, che non può che emozionare chi, per anni, è rimasto legato a quegli stravaganti personaggi e al dissacrante universo ricreato da Groening. I dieci anni trascorsi tra una stagione e l’altra sembrano veramente aver subito anch’essi una qualche alterazione temporale, vista la sembiante mancanza di uno scarto tra le due, e quel che si poteva pensare di una serie d’animazione che ha conquistato audience grazie ad una scrittura accurata dei dialoghi, dei personaggi ed anche delle interazioni che li legano gli uni agli altri, rimane una certezza inveriabile. Il cast corale, rimasto sostanzialmente invariato in lingua originale e cambiato in italiano in alcuni suoi elementi (come Tiziana Avarista che ha sostituito Pinella Dragani per il doppiaggio di Leela, la quale voce, in originale, è quella di Katey Sagal), aggiunge esperienza e sostanza ad un progetto già molto ricco, comprensivo di un’ottima regia e di un ottimo comparto sonoro ed estetico.
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