The Murderer: recensione del film Netflix
The Murdere è un film che non riesce ad affermarsi come un prodotto convincente, faticando a conquistare il pubblico.
Colori saturati fino all’inverosimile e un umorismo caratterizzato da molti alti e bassi rendono The Murderer un prodotto non sempre convincente anche se senza dubbio particolare rispetto alla media del catalogo di Netflix, piattaforma che ospita questo film tailandese tra le sue ultime uscite. Un britannico tra i residenti di una piccola cittadina della provincia indocinese finisce subito per dare nell’occhio ed Earl, sposato con una giovane locale, non fa certo eccezione. Per questo quando una serie di efferati omicidi scuote la quotidianità del posto, proprio Earl finisce sotto i riflettori come primo sospettato, soprattutto quando le vittime sono i suoi suoceri. A investigare su questi crimini c’è un detective più celebre per il suo discutibile umorismo che per la sua arguzia, pronto a puntare dritto verso una risoluzione del caso che sia più semplice e veloce possibile. The Murderer è un viaggio vorticoso e allucinato in un mondo lontano dalla media filmica cui siamo abituati, in cui un’estetica forte e straniante fa coppia con una sceneggiatura lacunosa e parossistica, in cui non si cerca mai di vagliare percorsi verosimiglianti prediligendo invece umorismo e commedia facilmente intellegibili, a scapito di invenzioni più sagaci o accattivanti.
The Murderer non riesce ad affermarsi come un prodotto convincente, non conquista il pubblico
Eppure riesce in ogni caso a definire la sua indole con un’identità forte e, soprattutto, a dimostrare di avere il coraggio di (almeno provare a) coniugare horror e commedia, senza risparmiarsi in termini di ispirazione splatter e sanguinolenta. La continua giustapposizione tra queste due dimensioni diventa presto stridente, creando una sensazione che domina di fatto tutto il film e lo fa con evidente intenzionalità da parte di sceneggiatori e regista. D’altro canto però questo continuo straniamento fa perdere di vista il coinvolgimento all’interno della narrazione da parte dello spettatore, il quale si trova perso di fronte agli input che riceve, spesso discordanti nei confronti della diegesi stessa. The Murderer non convince e non conquista, ma in ogni caso lo si guarda con indulgenza, dovendo riconoscere l’originalità di aver voluto tentare di cucire insieme dei linguaggi per natura molto lontani tra di loro. Sullo sfondo di una tempesta in arrivo, James Laver veste i panni del principale sospettato degli omicidi, il britannico Earl appunto, e gioca con una serie di immagini che animano i generi cui il film attinge; la sua interpretazione diventa quindi un controcanto nei confronti anche del resto del cast, che dimostra invece di sapersi calare meglio nelle rispettive parti e di avere senza dubbio maggiore dimestichezza con un genere di racconto cosí iperbolico.
The Murderer: conclusione e valutazione
La regia cristallina e ridanciana di Wisit Sasanatieng dà alla luce un film come The Murderer in cui la sceneggiatura mostra il fianco a tutta una serie di attacchi relativi alla sua natura iperbolica, senza dimostrare però di avere anche una sostanza che la supporti. A completare questo quadro, dal punto di vista artistico, colonna sonora e fotografia fanno da sfondo a una recitazione perfettamente in linea con quanto prescritto dal testo, sempre alla ricerca di soluzioni immediate e onomatopeiche, per dare voce a una serie di mirabolanti eventi in salsa quasi splatter. Horror e commedia si trovano in questo film senza riuscire a trovare un punto di incontro organico, riuscendo a far fiorire solo le interpretazioni dei personaggi secondari.