Io sono tuo padre: recensione del film con Omar Sy
Omar Sy è protagonista e produttore di una storia di coraggio e amore paterno sullo sfondo della Grande Guerra
Un uomo diventato soldato per amore del figlio: in Io sono tuo padre Omar Sy è Bakary Diallo, un padre disposto a tutto per salvare il figlio Thierno. Il film di Mathieu Vadepied (Learn by Heart), presentato nella sezione Un certain regard al Festival di Cannes 2022, racconta la storia dei soldati senegalesi reclutati dalla Francia per combattere al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Dal 24 agosto 2023 al cinema prodotto da Bruno Nahon e Omar Sy, distribuito da Altre Storie con Minerva Pictures. Nel cast anche Alassane Diong, Jonas Bloquet, Bamar Kane, Alassane Sy e Aminata Wone.
Nel 1917 il senegalese Bakary Diallo si arruola nell’esercito francese per stare al fianco di Thierno, il figlio diciassettenne reclutato contro la sua volontà. Inviati al fronte, padre e figlio dovranno affrontare insieme la guerra. Ben presto però Thierno, ispirato dal giovane tenente Chambreau, deciderà di prendere parte attiva nella battaglia, emancipandosi come uomo e soldato. Ma suo padre farà di tutto per impedirgli di trovarsi in prima linea a combattere e per riportarlo a casa sano e salvo.
Io sono tuo padre – Padre e soldato
Una storia ricordata poco nei libri di scuola e al cinema quella del battaglione di soldati senegalesi, ma provenienti anche dal resto dell’Africa, creato per decreto dell’Impero coloniale francese nel 1857. Duecentomila di loro furono chiamati a combattere accanto ai soldati nativi e trentamila caddero sul campo di battaglia durante la Prima Guerra Mondiale, molti tornarono a casa mutilati o feriti. Furono costretti con la forza e la violenza ad arruolarsi per tutte le guerre coloniali francesi. Il corpo fu sciolto nel 1960.
La storia raccontata in Io sono tuo padre è una vicenda che può essere definita senza tempo: se inorridiamo di fronte ai giovani protagonisti costretti ad andare incontro a morte certa per ordini superiori, per le logiche della guerra e dei potenti che decidono delle vite degli altri, non possiamo non pensare che tutto questo continua ad accadere oggi vicino a noi mentre la nostra vita procede come al solito, scossi ogni tanto dalle terribili immagini che arrivano dal fronte ucraino. Nel film di Mathieu Vadepied le immagini della trincea, del fango, del sangue, delle battaglie e della morte sempre in agguato assumono un impatto emotivo ancora più forte perché il regista sceglie di raccontare la guerra attraverso il rapporto viscerale tra un padre e un figlio, liberi fino a poco tempo prima e ora alle prese con la grande Storia, semplici pedine di un impero in guerra. Una storia intimista nella quale protagonista indiscusso è un intenso Omar Sy, in un ruolo molto distante dai precedenti in cui lo abbiamo sempre visto sfoderare l’arma dell’ironia (Quasi amici, Due agenti molto speciali, Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse), e che qui dà una convincente prova drammatica. Padre e soldato (questa la traduzione del titolo inglese del film, di gran lunga più significativo di quello italiano) che deve fare i conti con i rischi di stare al fronte, con le fragilità del giovane figlio e con le sue debolezze di genitore che farebbe di tutto per metterlo in salvo e per proteggere anche i suoi “fratelli” in un contesto bellico in cui non trovano di solito posto i sentimenti e la misericordia.
Io sono tuo padre: conclusione e valutazione
Tra intensi primi piani e scene di battaglia sicuramente i momenti più significativi sono quelli che riguardano l’autenticità e la nobiltà d’animo di Bakary e Thierno, musulmani che mantengono la loro identità anche in guerra, dove “tutto è concesso”, rifiutandosi per esempio di mangiare carne di maiale nonostante la fame, o rischiando la vita per dare degna sepoltura a un “fratello” morto in battaglia, come a dirci che forse c’è sempre speranza per l’umanità, anche sotto le bombe.