Venezia 80 – Ferrari: recensione del film di Michael Mann
Ferrari è un'operazione riuscita? Scopritelo!
Ad otto anni di distanza dal thriller Black Hat, Michael Mann ha finalmente presentato il suo ultimo film: Ferrari è il biopic sul papà dell’omonima celebre scuderia automobilistica modenese con protagonisti Adam Driver, Penelope Cruz, Shailene Woodley e Patrick Dempsey. Un film mastodontico dal punto di vista produttivo (costato 90 milioni di dollari), dall’impianto classico, in cui viene raccontato un preciso spaccato della vita di Enzo Ferrari. Si tratta di uno dei film più attesi, non solo nel concorso del Festival del cinema di Venezia 2023, dove è stato proiettato in prima mondiale, ma di tutta la stagione cinematografica. Il film è basato sul romanzo di Brock Yates Enzo Ferrari: The Man and The Machine, una biografia di cui Mann si è invaghito ben 20 anni fa, quando già nel 1992 decise di girarci un film. Ferrari è stato filmato completamente in Italia e sarà distribuito in sala dal 25 dicembre 2023.
Al centro la vicenda umana di Enzo Ferrari
Siamo nel modenese, l’anno che corre è il 1957, è mattina presto ed Enzo Ferrari esce fuori dal letto, accarezza una donna e rimbocca le coperte ad un bambino. Poi prende la sua auto e corre via per arrivare in centro a Modena, da sua moglie Laura. Michael Mann sceglie di raccontare un preciso momento della vita di Enzo Ferrari, quando il commendatore si ritrova in una crisi aperta su diversi fronti: l’elaborazione del lutto di suo figlio Dino, morto a 24 anni a causa di una grave malattia, la crisi coniugale con la sua prima moglie Laura Garello, il dilemma del riconoscimento del suo secondo figlio Piero, la crisi finanziaria della sua azienda produttrice delle celebri auto rosse fiammanti. Michael Mann cerca di entrare in in profondità, leggere le angosce e i sentimenti di Enzo Ferrari e trasformarle in un dramma universale in cui gli spettatori possono immedesimarsi.
Il destino e l’incapacità di agire
Sopra la testa di Enzo Ferrari aleggia un alone di morte. Suo figlio, suo fratello, i suoi piloti, metaforicamente il suo matrimonio e la sua azienda. Cosa può fare per fermare questa spirale? Come ritrovare la felicità? Il protagonista di questa storia sembra quasi incapace di agire, l’unica cosa che sa fare è subire gli eventi senza riuscire ad essere il fautore del suo destino. Come in tutti i film di Michael Mann al centro della storia c’è un eroe o antieroe che ha bisogno di una grande sfida per riscattarsi. La grande occasione per Enzo Ferrari è rappresentata dalla gara della Mille Miglia del 1957: se vince potrà salvare la sua azienda e il rapporto con i suoi cari.
Michael Mann ha perso il suo smalto?
Da un maestro come Michael Mann ci si aspetta solo capolavori e in tanti di fronte a Ferrari potrebbero rimanere delusi. Possiamo dirlo con tranquillità che il colpo da maestro non è arrivato. Il motivo sta in un impianto mastodontico che in alcuni momenti vacilla a causa di una scrittura certo lineare, che permette allo spettatore di seguire la vicenda in modo chiaro, ma poco emozionante. I personaggi non vengono approfonditi a livello di scrittura e molte scene, come quella in cui Enzo Ferrari spiega a suo figlio Piero come funziona il motore delle sue automobili, non riescono a far arrivare il giusto coinvolgimento nella storia.
80 anni e non dimostrarli: Michael Mann è ancora un grande regista
Momenti che dimostrano quanto Mann sia ancora un regista di calibro però ci sono. Quando si scaldano i motori e si scende in pista il film raggiunge la sua vetta. Le scene delle gare automobilistiche, con queste meravigliose e pericolosissime vetture fiammeggianti che viaggiano alla velocità della luce, sono entusiasmanti. Anche il ralenti, strumento che da sempre caratterizza la cifra stilistica di Michael Mann, arriva. Prima quando Enzo Ferrari si sfila gli occhiali da sole, momento cruciale dove il ralenti è usato per raccontare la tensione del protagonista alla partenza della gara, dopo per sottolineare l’imponenza del destino nella ricostruzione del terribile incidente di Guidizzolo, quando la Ferrari pilotata da Alfonso de Portago intercettò un ostacolo in pista, causando lo scoppio di un pneumatico e il successivo ribaltamento del veicolo. L’episodio causó l’uccisione di diversi spettatori che erano accorsi per vedere passare le macchine in gara, evento che poi decretò la fine della storica Mille Miglia. Una scena impeccabile dal punto di vista tecnico, che colpisce allo stomaco per la cruda ricostruzione.
Ferrari: valutazione e conclusione
Ferrari è un’operazione riuscita? Non del tutto. Dati i 20 anni di gestazione forse ci si aspettava davvero quel capolavoro che non è stato. L’impianto classico e molto lineare potrà essere apprezzato dal grande pubblico che vuole approfondire la vicenda della leggenda modenese. Gli amanti dell’automobilismo godranno per le ricostruzioni delle corse automobilistiche filmate con sapienza, ma questo basta a bilanciare difetti distribuiti lungo le più di due ore di film?