The Nun II: recensione dell’horror di Michael Chaves

Il demone suora sfuggito dall'inferno continua a tormentare i giusti. The Nun II arriva nei cinema italiani il 6 settembre 2023, nel cast Taissa Farmiga, Jonas Bloquet, Storm Reid e tanti altri.

Arriva con un carico di aspettative niente male The Nun II, regia di Michael Chaves, nelle sale italiane il 6 settembre 2023 per una distribuzione Warner Bros. Entertainment Italia. Sequel del fortunato The Nun – La vocazione del male, era il 2018, a sua volta spin-off di una della saghe horror più popolari di tutti i tempi. Si parla dell’universo “The Conjuring” e questo, almeno dal punto di vista del box office, impone di tenere alta, molto alta, l’asticella. Orrore demoniaco, profumo di zolfo e di canonica. Lo sfondo sono ancora gli anni ’50, stavolta la seconda metà del decennio e sempre in Europa, ma Occidentale.

The Nun II cinematographe.it recensione

Cosa c’è da sapere: un demone molto cattivo si diverte a torturare la coscienza (non solo) dei timorati di Dio assumendo, tra tutti, il più blasfemo dei travestimenti: una suora. Il demone si chiama Valak. Poi c’è la suora, vera lei, l’unica che sa come fermarlo. Si chiama Suor Irene. Nel cast Taissa Farmiga, Jonas Bloquet, Storm Reid, Anna Popplewell, Bonnie Aarons e Kately Rose Downey.

The Nun II : il diavolo, la ragazza e la reliquia

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C’è un demone che si aggira indisturbato per il mondo perseguitando i giusti. Fuggito dall’inferno, lì bisogna riportarlo, Valak perseguita i deboli e gli innocenti nel suo abito provocatoriamente e oscenamente blasfemo (nei panni della suora demoniaca, Bonnie Aarons). Già una volta, all’inizio degli anni ’50, Suor Irene (Taissa Farmiga) era riuscita a frenare l’impetuosa avanzata di Valak. Non da sola, va precisato, le era servita una poderosa reliquia, il sangue di Cristo. Oltre al coraggio e l’eroismo (felicemente) sconsiderato di Maurice “Francese” Theriault (Jonas Bloquet). Ai tempi del primo film il teatro della battaglia/esorcismo era stato il monastero di Cârța, in Romania. Stavolta l’ombra del male si sposta a Ovest.

In realtà, la mappa delle malvagità del redivivo Valak è più complessa. The Nun II è un sequel e come ogni sequel che si rispetti segue fedelmente la regola d’oro, riassumibile nella massima: fai le cose in grande, molto più in grande. Così, una serie di orribili delitti a sfondo religioso marchia a sangue l’Europa, siamo nel 1956, tracciando un’immaginaria linea della morte che implacabile avanza da Est verso Ovest. La meta di questo Grand Tour dell’orrore è la Francia, qui addirittura un prete arso vivo nella sua chiesa. Curiosa coincidenza, proprio in Francia si è rintanato Maurice. Fa il giardiniere in un collegio femminile in cui lavora Kate (Anna Popplewell), la maestra, madre single di Sophie (Kately Rose Downey). Sophie, quasi fossimo in un film per tutta la famiglia di metà anni ’90 con protagoniste le gemelle Olsen, ha capito che la mamma e Maurice si piacciono e cerca di combinare. Una novità inattesa cambia i suoi piani: c’è demone travestito da suora che vuole farli fuori tutti.

A ispirare Valak non è solo una natura maligna, no, l’agenda del demone è più subdola. Cerca qualcosa, una reliquia. Senza volerlo, Maurice gli fa da complice. Il demone e l’umano risultano stranamente collegati dopo il contatto ravvicinato occorso sul finale del primo film. Questo, più di ogni altra cosa, scuote la coscienza di Suor Irene: ha compreso che il demone si serve di Maurice per propagare il suo male sulla Terra. Non sa ancora perché e come intenda raggiungere i suoi scopi. Per questo decide di raggiungere la Francia e rintracciare Maurice, aiutata da Suor Debra (Storm Reid), novizia dal carattere forte e dal cuore spezzato. La vita l’ha ferita, come Irene ha un vuoto grande dentro dopo la morte della madre. Debra non crede più nei miracoli, ma avrà modo di ricredersi. Lo scontro finale tra Suor Irene e Valak è rumoroso, trascendente e sanguinolento. La posta in gioco, il trionfo del Bene. Il mezzo, una reliquia speciale appartenuta a una santa speciale. Basta così.

Un horror frenato dalla scarsa voglia di rischiare di scrittura e regia

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Perdonerà, il temibile Valak, se ci si sente in dovere di precisare che lo shock per un demone travestito da suora lo può avere solo chi non sia mai stato a scuola dalle suore (l’asilo, per chi scrive). The Nun II è un horror giocosamente perverso che non ha la smania di prendersi troppo sul serio. Si diverte a rispondere alle aspettative del pubblico definendo una grezza atmosfera di ansia e paura rarefatta, prepotentemente sommersa da un’esplosione di suoni, rumori e corpi dilaniati. Apprezzabile, nella regia di Michael Chaves e nella sceneggiatura di Ian Goldberg, Richard Naing e Akela Cooper, la rapidità disinvolta con cui scivola il piano della narrazione dal racconto della quotidianità alla realtà infestata dal demone. Senza soluzione di continuità, ciò che un attimo prima si presenta rassicurante e del tutto normale, basta un momento a colorarlo di sinistre sfumature. Capita, se si imbocca il corridoio sbagliato, è una legge basica dell’horror.

Questa continua oscillazione tra normalità e irrealtà demoniaca crea un felice senso di disorientamento. Disgraziatamente, poco sorretto è il racconto da fantasia e voglia di sperimentare; una scrittura pigra e senza troppa immaginazione finisce per contagiare una regia priva di entusiasmo e ridotta a replicare a comando l’abusato repertorio: orrore fisico e truculento, pavimenti che cigolano, ombre inquietanti sui muri, porte semiaperte, shock inaspettati e repentini. L’ombra del male assoluto posato sulle fragilità del nucleo familiare – tutti i personaggi del film sono genitori o figli segnati da separazioni dolorose e su questo si innesta il disegno diabolico di Valak – è una sorgente di paura indiscutibile, ma non basta. Tanti, troppi film contemporanei, cinema commerciale americano ma non solo, mettono la famiglia al centro del discorso senza portare nulla di originale e costruttivo alla conversazione.

The Nun II finisce per somigliare molto, forse troppo, a tanti horror coevi. Prodotto competente ma curiosamente poco ispirato, si accontenta di quel tanto di paura contenuta nella premessa – demone a piede libero dal discutibile costume si diverte a tormentare il prossimo – senza spingersi oltre. Originalità a sprazzi: un’edicola scossa da un vento infernale che agita le copertine delle riviste per comporre, ritagliando un’immagine qui una lì, i contorni di Valak. L’ombra del demone, proiettata sulla facciata di una chiesa, che letteralmente “scivola” dentro un malcapitato. Il finale, apertamente citazionista mentre fino a lì c’era stata maggiore sottigliezza, replica un classico di John Ford per accennare all’ambigua posizione dell’eroina interpretata da Taissa Farmiga: ha visto e sa troppo per continuare vivere con la gente normale. E infatti è tagliata fuori, incorniciata dall’inquadratura, come John Wayne alla fine di Sentieri Selvaggi. Sulla soglia di casa, ma non può entrare. Il sottinteso piscologico, andava approfondito.

The Nun II : conclusione e valutazione

Come la gran parte degli horror contemporanei, The Nun II preferisce l’orrore plastico all’atmosfera, gli shock improvvisi alle sottigliezze psicolgiche, il senso di già visto e già sentito della narrazione alla voglia di sperimentare un po’. La posta in gioco, l’eredità di successo della saga horror di riferimento, hanno certamente inibito un film discontinuo che si limita a suscitare quel tanto di paura che gli è necessaria per giustificare l’etichetta, senza costruirci attorno un’architettura diabolicamente (scusate) congegnata. Non è trascurabile, ma si poteva e doveva fare meglio. Taissa Farmiga molto a suo agio nel ruolo.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.5