Reptile: recensione del thriller Netflix con Benicio del Toro
Un cast di all stars capitanato da Benicio del Toro e Justin Timberlake al servizio di un thriller dalla struttura classica meritevole di attenzioni. Dal 29 settembre 2023 su Netflix.
Ci sono storie alle quali, con il senno di poi, avrebbe giovato narrativamente e drammaturgicamente parlando un respiro più ampio, quello che per intenderci è in grado di garantire la serialità. Quella al centro di Reptile, scritta a sei mani da Benjamin Brewer, Benicio del Toro e dal regista Grant Singer per il film targato Netflix, è una di queste. La pellicola, rilasciata sulla piattaforma a stelle e strisce lo scorso 29 settembre 2023 dopo l’anteprima al Toronto International Film Festival e una breve parentesi in sale selezionate degli Stati Uniti, presenta infatti degli elementi che necessitavano di uno spazio maggiore rispetto a quello messo a disposizione da un lungometraggio di due ore circa. Ecco che nessuno avrebbe obiettato se i suddetti elementi si fossero tramutati nella materia prima degli episodi di una miniserie. Questo perché il plot, le dinamiche e i personaggi che animano l’esordio del cineasta di Los Angeles, autore di innumerevoli spot e videoclip di successo per artisti del calibro di Taylor Swift, Lorde e Ariana Grande, avrebbe a conti fatti reso meglio su una distanza superiore, consentendo agli autori dello script di approfondire diversi aspetti e anfratti della trama che appaiono irrisolti o non sviluppati a dovere. Il ché lascia l’amaro in bocca per quello che Reptile sarebbe potuto essere e non è stato, ossia una miniserie che avrebbe fatto sicuramente gola agli appassionati delle serie thriller-crime.
Reptile più che un film è una miniserie mancata
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Detto questo è inutile piangere sul latte versato, con la pellicola in questione che, al netto di un potenziale in parte inespresso che rappresenta almeno sulla carta un’occasione persa, resta comunque un prodotto audiovisivo di tutto rispetto. Ai raggi X Reptile si rivela infatti come un thriller a scatole cinesi che contiene al suo interno delle linee mistery decisamente articolare e corpose che con lo scorrere dei minuti daranno origine a una struttura gialla sempre più coinvolgente, resa tale da un continuo e riuscito cambio di prospettiva, che passa il testimone di sospettato in sospettato. Il titolo del resto, che chiama in causa un frammento di pelle secca di un rettile rinvenuto sulla scena del delitto, è di per sé una dichiarazione d’intenti di ciò che dal ritrovamento del cadavere della vittima in poi prenderà forma e sostanza sullo schermo. Proprio il continuo cambio di prospettiva, il valzer di indizi e prove che sposta l’attenzione da un sospettato a un altro sino all’improvvisa svolta finale, crea qualcosa che assomiglia al processo di muta di un serpente, quello che lo vede perdere lo strato epidermico superficiale a favore di una nuova pelle. Lo stesso processo al quale viene sottoposta la timeline del film, soggetta strada facendo a una completa mutazione degli elementi di partenza.
Reptile ha una scrittura e una trasposizione che offrono un buon livello d’intrattenimento seguendo le tracce, il modus operandi e gli stilemi del thriller classico
È questo riuscito processo di mutazione drammaturgica, reso possibile da una scrittura e da una trasposizione che offrono un buon livello d’intrattenimento seguendo le tracce, il modus operandi e gli stilemi del thriller classico, il punto di forza di Reptile. In tal senso, tutti gli archetipi del genere chiamato in causa sono presenti, interscambiabili e soprattutto ben utilizzati, con il crescendo di tensione, la gestione della suspence e lo scioglimento della ragnatela che porta alla risoluzione dell’equazione mistery, che fanno il resto. Tutto è dunque al posto giusto: c’è una vittima, c’è un colpevole e c’è un detective chiamato a risolvere un caso in cui nulla è come sembra. Quest’ultimo è di quelli intricati come una ragnatela difficile da sbrogliare, al cui capo c’è il brutale omicidio di una giovane agente immobiliare sul quale un detective incallito di nome Tom Nichols proverà a fare luce sino a rivelare una scomoda e dolorosa verità. A vestirne i panni un Benicio del Toro perfettamente in parte nel trasmettere le sfumature del protagonista, ben supportato da un cast di colleghi (tra cui Justin Timberlake, Michael Pitt e Alicia Silverstone) che ciascuno a proprio modo offrono delle performance altrettanto credibili ed efficaci. E pensare che l’asticella sarebbe potuta salire ulteriormente se al posto di un lungometraggio ci fossimo trovati al cospetto di una serie. Una di quelle che da sola sarebbe valsa il costo mensile dell’abbonamento a Netflix
Valutazione e conclusione
Un thriller classico nella forma e nei contenuti per un regista che al suo esordio dimostra già una certa esperienza e solidità. Reptile è un film che lavora bene sulla tensione e sugli archetipi del genere di riferimento, ben confezionato tecnicamente e interpretato da un cast di all stars capitanato da un Benicio del Toro perfettamente in parte. Peccato per un potenziale narrativo e drammaturgico in parte inespresso, dato che c’era tanto di quel materiale da approfondire e sul quale lavorare che avrebbe potuto dare vita a una miniserie per intenditori.