Foto di famiglia: recensione della commedia drammatica di Ryôta Nakano
Foto di famiglia è un film molto divertente e, allo stesso tempo, commovente. Ryôta Nakano ci racconta un momento molto difficile per la storia del suo Paese, attraverso la vera storia del fotografo Masashi Asada.
Dal 19 ottobre 2023 arriverà nella sale cinematografiche italiane Foto di famiglia, commedia drammatica del 2020, diretta da Ryôta Nakano e con protagonista Kazunari Ninomiya.
A distanza di più di 10 anni dal terribile terremoto – e il successivo tsunami – del Tōhoku, avvenuto nel 2011, numerosi registi hanno deciso di raccontare questa tragedia, e le relative conseguenze. Tra le pellicole più celebri spicca Fukushima 50 di Setsurō Wakamatsu.
Ryôta Nakano si discosta dai colleghi, fornendoci un’interpretazione più intima del disastro, ispirandosi alla vera storia del fotografo Masashi Asada.
Foto di famiglia: di cosa parla il film di Ryôta Nakano
Sin da piccolo Masashi Asada dimostra uno spiccato talento per la fotografia, obbligando i membri della sua famiglia a farsi fotografare nelle situazioni più disparate, e dando vita, negli anni, ad un intimo, quanto eccentrico, album di famiglia, dal titolo “Gli Asada”. Masashi vorrebbe che tutto il mondo ammirasse il suo lavoro ma la mancanza di denaro, e la frustrazione che ne deriva, comincia a farlo vacillare. Il ragazzo decide, così, di partire per Tokyo, ospitato dalla fidanzata di sempre, Wakana, per inseguire il suo sogno di diventare un fotografo professionista.
La fortuna per il protagonista comincia, finalmente, a girare, quando un’editrice mostra interesse nei confronti del suo peculiare book fotografico. “Gli Asada” arriva nelle librerie e, dopo un primo momento di scarso interesse da parte del pubblico, l’opera ottiene la meritata fama grazie alla vittoria di un prestigioso premio. Masashi diventa rapidamente molto richiesto: numerose famiglie si rivolgono a lui per ritratti eccentrici ma, allo stesso tempo, ricchi di emozione.
Se sul piano lavorativo Masashi dimostra una grande maturità, su quello emotivo non sembra essere cresciuto molto dal bambino viziato ed egocentrico che era. Il protagonista, infatti, non ha alcuna riconoscenza per chi, da sempre, lo ha aiutato a concretizzare i suoi sogni: la sua famiglia e Wakana.
Un tragico evento lo porterà a lavorare su se stesso, mettendosi, per la prima volta, al servizio del prossimo.
La fotografia come forza vitale
Ryota Nakano dirige il suo film dividendolo in due parti. La prima metà di Foto di famiglia è dedicata all’infanzia e alla progressiva maturità artistica del protagonista. Masashi ha tutti i cliché del secondogenito: un po’ viziato, molto coccolato, e costantemente protetto dal fratello maggiore. La vicinanza dei suo cari, se un lato è una potente rete di salvataggio, dall’altro è una trappola che ha impedito al protagonista di sviluppare degli anticorpi per affrontare la vita in autonomia.
Le relazioni di Masashi sono, infatti, unilaterali: lui chiede ed ottiene, senza dare mai nulla in cambio, che si tratti dell’amica Wakana o dei genitori. Inoltre, ogniqualvolta il protagonista compie degli errori, chiede semplicemente perdono promettendo di comportarsi meglio, ma senza mai capire davvero l’errore, poiché troppo concentrato su se stesso.
Questo aspetto è molto importante, perché è tra i temi centrali di Foto di famiglia: il modo in cui alcune persone abusino del “chiedere scusa” e la usino come arma per continuare a chiedere favori ai propri cari. Masashi sa di non aiutare Wakana con l’affitto, è consapevole di non dare alcun aiuto al fratello maggiore nel prendersi cura dei genitori, ma sa che ogni volta che un suo comportamento sbagliato vene smascherato, basta una sua promessa di cambiare atteggiamento per ottenere il perdono e rimettere n moto il circolo dei favori. Tutte le persone vicine a Masashi riconoscono il suo talento e la passione che ci mette per farlo fruttare, per questo motivo il protagonista non riesce a fare a meno di approfittarsi della situazione.
La seconda parte di Foto di famiglia è dedicata al cambiamento. Masashi comincia a viaggiare per tutto il Giappone, scattando ritratti a numerose famiglie, e scoprendo realtà diverse, a volte molto dolorose, come il caso di due genitori che affrontano la malattia del loro bambino.
Qualcosa comincia a smuoversi nel protagonista e sarà proprio il terremoto del 2011 a concretizzare il suo cambiamento. Masashi si reca sul posto per accertarsi che una famiglia per cui aveva lavorato si fosse salvata al disastro, e, quasi per caso, comincia a prestare servizio come volontario: il suo compito è quello di recuperare le foto sotto le macerie, pulirle ed appenderle, al fine che i proprietari – o i loro cari – possano ritrovarle.
Per la prima volta nella sua vita Masashi mette da parte il suo ego, e utilizza il suo talento per aiutare il prossimo. È durante l’arco di trasformazione del personaggio che è racchiuso il messaggio del film: “Solo i ricordi possono riempire il vuoto di ciò che abbiamo perso, e la fotografia è in grado di rendere quei ricordi intangibili”.
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Foto di famiglia: come realizzare un film toccante senza cadere nel melodramma
Nonostante i suoi numerosi difetti, Masashi non diventa mai un personaggio antipatico agli occhi del pubblico. È chiaro che sia un bravo ragazzo e che le sua azioni sbagliate non sono il frutto di cattiveria ma di mancanza di giudizio. La profondità del personaggio è gran parte merito di Kazunari Ninomiya, che con la sua espressione buffa e un po’ ingenua ci regala una bellissima performance.
Il talento dell’attore protagonista, unito alla bravura del regista, impedisce al film di cadere nel melodramma, mantenendo, anche nei momenti più toccanti, un grande ottimismo, evidenziato dalla colonna sonora frizzante e dall’interpretazione, quasi fumettistica, dei personaggi di contorno. D’altra parte, questo aspetto rappresenta anche il maggior difetto di Foto di famiglia: i genitori e il fratello di Masashi, così come Wakana, sono tutti molto poco sviluppati a livello psicologico, e anche le situazioni più crude – come il post sisma – vengono romanticizzate.
D’altra parte, considerando il trauma che il disastro ha lasciato nella memoria collettiva di chi lo ha vissuto, l’approccio più spensierato di Ryôta Nakano è comprensibile e, chiaramente, ricercato, in quanto costantemente accompagnato da una fotografia molto lucida e luminosa, e mai buia.
In ogni caso, i momenti comici sono senz’altro i punti di forza di Foto di famiglia; vedere Masashi alle prese con i membri della sua famiglia mentre li mette in posa nelle situazioni più assurde, al fine di realizzare il suo libro, è davvero divertentissimo.
Foto di famiglia: valutazione e conclusione
Foto di famiglia, al cinema dal 19 ottobre 2023 con Officine Ubu, è un film molto divertente, con un ritmo che non annoia. Il regista racconta un momento molto difficile per la storia del suo paese, con sensibilità e rispetto, attraverso la vera storia di un uomo molto interessante e del suo super potere: la macchina fotografica.