Roma FF18 – Nuovo Olimpo: recensione del film di Ferzan Ozpetek
Recensione del film diretto da Ferzan Ozpetek ed interpretato da Damiano Gavino, Andrea Di Luigi, Luisa Ranieri e Greta Scarano.
A distanza di quattro anni da La Dea Fortuna (con la parentesi seriale de Le Fate Ignoranti), Ferzan Ozpetek torna con Nuovo Olimpo, film che, a differenza dei precedenti lavori sopracitati, riunisce sullo schermo attori meno conosciuti (tranne poche eccezioni, vedi Luisa Ranieri e Greta Scarano) e lascia che la luce dei riflettori rimanga accesa soprattutto sulla storia d’amore intorno alla quale l’intera opera si sviluppa.
Ozpetek racconta se stesso nella storia di Enea e Pietro
Una storia che vede al centro due uomini, Enea e Pietro, rispettivamente interpretati da Andrea Di Luigi e Damiano Gavino. Il primo è praticamente il personaggio in cui Ferzan Ozpetek riflette se stesso: lo conosciamo nella Roma degli anni ’70, quando è ancora uno studente che sogna di lavorare nel mondo del cinema, e lo seguiamo nel percorso di vita che lo porterà a diventare uno dei registi più apprezzati del panorama cinematografico italiano. Anche Pietro è uno studente, nella prima parte del film, e col tempo diventerà un medico molto rispettato. Il primo fa del bene all’anima delle persone, raccontando emozioni sullo schermo. Il secondo fa bene al corpo dei suoi pazienti, curandone i malanni. Ciò che però viene mostrato nel corso del film è che sono entrambi incapaci di fare del bene a se stessi, tanto al loro corpo quanto alla loro anima.
Ci sarebbero tutte le carte in regola affinché la vita regali loro la più bella delle storie d’amore: una delicatezza reciproca, una complicità istantanea e soprattutto una passione travolgente che Ozpetek vuole assolutamente far trasparire attraverso scene esplicite da cui comunque emerge un perfetto equilibrio tra desiderio carnale e sentimenti che crescono di ora in ora. Le basi per un lieto fine ci sarebbero tutte, dicevamo, ma il film prende una piega inaspettata e lascia quindi spazio ad uno scorrere del tempo che vede i due amanti percorrere le loro rispettive strade, nonostante risulti sempre più evidente come nessun tempo e nessuno spazio potrebbero far tramontare un amore di tale portata. Iniziamo il viaggio nella Roma di tempi passati, ma Nuovo Olimpo ci ricorda quanto in certe dinamiche ci si potrà sempre riconoscere chiunque, proprio perché tutto ciò che ruota intorno al sentimento dell’amore rimane una delle costanti assolute della storia dell’umanità.
In Nuovo Olimpo c’è tanto Ozpetek ma il film non coinvolge fino in fondo
Analizzando il film a 360 gradi, non è peccato dire che non rappresenta uno dei lavori più riusciti del regista turco: un giudizio che viene ancora più naturale se si cade nella tentazione di paragonarlo ai più recenti titoli firmati da Ozpetek. La storia coinvolge fino ad un certo punto e poi smarrisce l’intensità che si era preposta all’inizio. I dialoghi risultano piuttosto banali e si nota soprattutto una recitazione che non rende del tutto giustizia alle dinamiche che vengono man mano a crearsi tra i vari personaggi. Non a caso, a salvare la situazione sono le due veterane del set, ossia Luisa Ranieri e Greta Scarano: la prima regala al pubblico le risate più sincere con il suo personaggio, per poi ribadire il proprio talento poliedrico attraverso una svolta verso il drammatico; la seconda è invece brava a non cadere nel cliché del “terzo incomodo”, classico elemento che gli spettatori non vedono l’ora di veder uscire di scena per veder trionfare il vero amore, ma riesce a dare al proprio personaggio borghese una certa credibilità, incarnando una moglie matura che, in nome del sentimento che prova per suo marito, lo spinge verso quella felicità che lei capisce di non potergli dare.
Il valore aggiunto del film, neanche a dirlo, sono le musiche di Andrea Guerra e, in generale, la colonna sonora (fedele allo stile del regista), dalla quale emerge nuovamente tutto l’amore di Ozpetek per Mina (il personaggio di Luisa Ranieri è un chiaro omaggio alla cantante italiana e nei titoli di coda ascoltiamo il suo ultimo singolo, Povero Amore), e la fotografia, che permette di rinnovare l’innamoramento per la città di Roma, mostrandone scorci visti e rivisti ma sempre pronti a riempire di meraviglia lo sguardo umano. Nuovo Olimpo, in ogni caso, non è solo una dichiarazione d’amore di Ferzan Ozpetek al sentimento amoroso e alla passione che ne consegue, che non mancano mai all’interno dei suoi lavori, ma anche una dichiarazione d’amore al cinema. Ci sono elementi metacinematografici che arricchiscono una storia narrata soprattutto con toni drammatici, che lasciano emergere il dolore dei rimpianti e dei rimorsi, il logoramento che deriva dalla rassegnazione e dunque dall’accettare che la vita ha voluto altro per quei due innamorati che non possono fare altro che ricordare quello che rimarrà un amore da cinema.
Nuovo Olimpo: valutazione e conclusione
In conclusione, Ferzan Ozpetek non riesce del tutto nell’intento dichiarato di raccontare “un amore a due attraverso il tempo” e tutto ciò che gli ruota intorno. O meglio, lo fa ma deludendo un po’ le aspettative che hanno preceduto l’uscita del film. Nonostante ciò, Nuovo Olimpo richiamerà comunque l’interesse di tutti coloro che da decenni apprezzano l’inconfondibile stile del regista e la delicatezza con cui riesce sempre a raccontare le tante forme dell’amore. Magari non farà urlare al capolavoro, ma riuscirà quantomeno a donare loro la possibilità di ricordare e comprendere ancora una volta come la vita sia tutta uno sliding doors e li inviterà a prendere in mano la propria esistenza, senza arrivare al punto di subirla passivamente, per non vivere di rimpianti e domande senza risposta.