Roma FF18 – Diabolik – Chi sei?: recensione del film dei Manetti Bros.
Il capitolo finale dedicato al Re del Terrore, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 e nelle sale dal 30 novembre 2023, tergiversa un po' troppo, sembrando più un film di passaggio che conclusivo.
Diabolik – Chi sei? rappresenta l’ultima avventura filmica del noto ladro mascherato firmata dai fratelli Antonio e Marco Manetti che, dal 2021, hanno dedicato anima e corpo a questa saga, dimostrando uno sconfinato amore per il fumetto originale delle sorelle Giussani, codificando al tempo stesso un stile proprio del cinecomic all’italiana, prendendo le distanza da altri progetti dello stesso calibro. In questo caso, infatti, la forma diventa più importante della sostanza, con una struttura cinematografica decisamente old school che ha fatto molto discutere, ma che è pienamente nelle corde di questa operazione di adattamento.
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Proprio Diabolik – Chi sei?, facente parte della sezione Grand public della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma (e in arrivo nelle sale italiane dal 30 novembre 2023) chiude, in modo imperfetto, questa trilogia incentrata sul Re del Terrore, raccontando finalmente qualcosa di più sul personaggio, ma ancorandosi ad una sceneggiatura troppo verbosa e ad una storia che fa fatica a carburare.
Diabolik – Chi sei?: un nuovo decentramento
Diabolik – Chi sei? può essere fuorviante, per certi versi, già dal titolo: dopo aver visto il primo capitolo, uscito nel 2022, dedicato ad Eva Kant (incarnata da Miriam Leone) e il secondo, arrivato un anno dopo, incentrato sull’Ispettore Ginko (interpretato da Valerio Mastrandrea); ci si aspettava un ulteriore salto, con un progetto totalmente asservito alla presenza del famoso assassino e delinquente mascherato. Purtroppo non è così appieno, nella misura in cui i Manetti Bros. hanno deciso scientemente di decentrare, ancora una volta, il flusso narrativo dal protagonista, concentrandosi apparentemente su elementi di contorno. Tutta la prima parte del lungometraggio, infatti, è un lungo prologo e antefatto che poi si esaurisce nel momento centrale di confronto tra Diabolik (Giacomo Gianniotti) e Ginko, nucleo fondante della trama.
Fino a quell’evento, però, Diabolik – Chi sei? sembra veleggiare a vuoto, costruendo sì una robusta struttura concettuale e tematica che serve a comprendere quello che viene dopo, ma anche indugiando troppo sulla caratterizzazione dei personaggi di contorno, oltre che allungare eccessivamente il minutaggio riservato a questa introduzione che poi, alla fine, non sembra nemmeno una parte preparatoria, ma una vera e propria storia a sé. In tal senso l’opera sembra divisa in due parti diametralmente opposte: nella prima abbiamo il solito furto di Diabolik (che però stavolta va storto), nella seconda, invece, i ruoli per certi versi si invertono con i due nemici giurati che si trovano in una situazione di pericolo e che sono costretti a collaborare per avere salva la vita. Ecco, è proprio in questo scenario particolare che si sviluppa un film dentro ad un film, ovvero un’indagine passata per raccontare le origini di Diabolik.
Mettendo da parte per un secondo l’origin story vera e propria (che analizzeremo nel paragrafo successivo), è opportuno riflettere su questo continuo indugiare sul contorno, sul background, più che sull’intreccio vero e proprio, una modalità che ha caratterizzato entrambi i primi capitoli del franchise e che, invece, sembrava potesse cambiare e trasformarsi in questo capitolo conclusivo. È sicuramente vero che nel film c’è maggiore attenzione sul protagonista, che finalmente arriva ad avere una scrittura matura e concreta, con molto più spazio riservato all’esplorazione dei suoi tratti più umani e fragili, ma al contempo non sembra essere abbastanza, visto che, solo nella sezione centrale, questa trasformazione dell’antieroe diventa tangibile. Proprio per tale motivo non deve stupire che, al contrario, il finale, perlomeno quello dedicato a Diabolik, sembra privo di mordente, senza nessuna nuova consapevolezza del personaggio, mentre la chiusura riservata a Ginko è perfettamente in linea con il viaggio che compie L’Ispettore in questo lungometraggio.
Se proprio Ginko torna ad essere un personaggio di grande spessore come la pellicola precedente e anche Eva Kant risulta una figura di ampio respiro, è l’Altea di Monica Bellucci che purtroppo, per via della recitazione non a fuoco dell’attrice, perde di importanza nonostante sia importante ai sensi di risoluzione della storia. Nel gruppo degli antagonisti, invece, emerge con tutta probabilità la figura dell’avvocato Manden (Massimiliano Rossi) che, a causa di una performance non proprio brillante dell’interprete, non è perfettamente riuscito. In linea di massima, comunque, i personaggi principali esprimono al meglio il loro potenziale, dimostrando in alcuni casi anche un’insolita evoluzione, mettendo a nudo le proprie debolezze e apparendo meno legnosi degli altri due film, anche ovviamente grazie al contributo necessario degli attori coinvolti, in particolare Gianniotti e Mastrandrea.
Diabolik – Chi sei?: il passato che vince contro il presente
Per quanto concerne la regia, si notano gli esclusivi e peculiari guizzi artistici dei Manetti Bros., che, come al solito, in un connubio perfetto con la colonna sonora, scolpiscono sequenze di una particolare plasticità, dando forma al fumetto con tutte le loro forze. A partire dalle ambientazioni (in due casi nello specifico, veramente suggestive), fino alla gestione dell’intero background, questa saga continua a dimostrare una cura per il dettaglio davvero magistrale. In questo contesto è proprio il caso di dire che tutti quegli elementi che potrebbero sembrare accessori, fanno veramente la differenza e ne giova la credibilità del film, che sembra essere uscito direttamente dalle pagine dell’opera delle Giussani. Ad alcuni, come già accaduto con i primi due titoli, tale collegamento così profondo potrebbe dare fastidio, perché effettivamente in alcuni momenti richiede uno sforzo in più per essere capito e mandato giù, ma è lodevole il fatto che si sia mantenuta questa attenzione filologica.
A livello di scrittura, invece, Diabolik – Chi sei? soffre in qualche modo degli stessi problemi che hanno martoriato già gli altri lungometraggi, con dialoghi troppo forzati e artificiosi e una scrittura degli avvenimenti che sembra effettivamente troppo pilotata, nella misura in cui molti degli eventi che vediamo verificarsi su schermo sono solo una naturale conseguenza di quello che gli spettatori si immaginavano, con davvero pochissime sorprese. A sorprendere, invece, è proprio il passaggio centrale in cui avviene l’incontro tra Ginko e Diabolik. Ecco, proprio in quei momenti di tensione, emerge non solo tutta la ricchezza dei personaggi, ma un’efficace e puntuale centellinamento dei dettagli riguardo le origini del protagonista, che emergono in un lungo flashback inframezzato con intelligenza.
Proprio quel momento, come già vi anticipavamo, risulta il cuore di tutto Diabolik – Chi sei?, probabilmente il punto di partenza ideale del film, che, una volta conclusa la magia, per quanto riguarda la storyline dello stesso Diabolik cola a picco. Sì, perché, per quanto siamo di fronte al terzo capitolo, conclusivo, di una saga, quella conclusione rafforza l’idea di una transitorietà che sembra andare molto in contrasto con quello che dovrebbe incarnare il capitolo di chiusura di un viaggio. Viene quindi da chiedersi, se, effettivamente, era voluto che tale conclusione apparisse aperta, proprio per lasciare libera una possibilità per il futuro o se questa vaghezza è frutto di una gestione errata del finale.
Un ultimo ragionamento, tra l’altro, emerge, con tutta la sua potenza suggestiva, proprio nel momento in cui Diabolik e Ginko capiscono che sono fatti l’uno per l’altro: mentre sono prigionieri della banda di rapinatori si rendono conto che effettivamente sono legati così tanto a doppio filo che non può morire solamente uno, ma sono condannati a scomparire entrambi ed è solo così che può esaurirsi la loro lotta. Per quanto, al di fuori del loro scontro atavico, bene e male continueranno a scontarsi in eterno a prescindere dal loro ruolo, il misterioso ladro mascherato e la sua saggia e ossessiva nemesi combatteranno fino alla fine insieme, perché da soli non hanno senso di esistere.
Diabolik – Chi sei?: valutazione e conclusione
Una regia fortemente tradizionale e fedele, ma un po’ troppo plastica; una sceneggiatura che segna un’ottima evoluzione dei protagonisti, ricadendo in alcune forzature e ingenuità; una fotografia perfettamente in linea con la narrazione e con il fumetto di partenza; una recitazione di buon livello soffocata da qualche performance palesemente sottotono; un sonoro esplosivo e di grande impatto, diretta estensione della macchina da presa; un senso di incompletezza che aleggia in tutto il lungometraggio, nonostante il trascinante flashback che narra la nascita di Diabolik. In conclusione un’opera comunque sufficiente, decisamente troppo verbosa nella sua introduzione e lacunosa nel finale, con la sezione principale della storia che vale da sola il prezzo del biglietto.
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