Old Dads: recensione del film Netflix, esordio alla regia di Bill Burr
L'aggettivo più utilizzato durante l'esordio dietro la macchina da presa del comedy man Bill Burr è "vecchio", ma la commedia è tutto fuorché da boomer.
Old Dads è uno dei film più attesi del mese di ottobre 2023, soprattutto per i milioni di appassionati della stand-up comedy. E non esiste stand-up comedian più celebre, soprattutto in America, dell’irriverente Bill Burr. Un uomo che ha fatto del politicamente scorretto il perno intorno al quale gira tutta la sua arte oratoria e creativa, Burr ha più volte sottolineato – durante i tuoi show – quanto il mondo di oggi lo faccia sentire inadeguato, costretto ad una gentilezza per lui innaturale, falsa. Il suo esordio cinematografico distribuito da Netflix, disponibile dal 20 ottobre 2023, è dunque una sua risposta originale alla domanda che tutti i cosiddetti “boomer” sembrano porsi in questa società inclusiva. La domanda è: “non si può dire proprio più niente?”. La risposta, invece, sembra essere : “no, non si può, ma io non rinuncio a me stesso“.
Old Dads è il primo film di Bill Burr come regista e chi lo ama non resterà deluso da questa commedia senza un focus preciso, ma divertente in modo gustoso (e anche disgustoso).
Old Dads: una guerra al politicamente corretto e alla società inclusiva a tutti i costi in pieno stile Burr
Old Dads arriva su Netflix con la stessa forza comica di colui che lo ha concepito: il re della stand-up comedy irriverente, senza regole o esclusione di colpi, il “mascalzone” Bill Burr. Ad accompagnarlo in questa avventura, due attori veterani che entrano perfettamente nella parte di uomini di mezza età abituati a scherzare su tutto, facendo battute su donne, omosessuali, minoranze etniche e quanto altro. Burr sceglie al suo fianco, per interpretare i protagonisti della pellicola, Bobby Cannavale e Bokeem Woodbine. I tre interpretano un gruppo di amici di vecchia data, diventati tutti padri in tarda età, che si trovano a gestire un business nella società contemporanea, in cui tutto sembra proibito in favore di una gentilezza ostentata e indiscriminata.
Jack (Burr) ha una famiglia amorevole ed un lavoro tutto sommato stabile: ha fondato un’azienda di magliette sportive vintage (come lui) insieme ai suoi migliori amici di una vita. I tre, considerandosi ormai “anziani”, decidono di cedere l’attività rimanendo però a lavorare al suo interno. Sarà proprio il confronto con le nuove generazioni di dirigenti, con in mente il solo business con tutte le implicazioni e forzature culturali che lo identificano come tale, che Jack e gli altri “vecchi papà” troveranno povero, sterile, falso. In una pausa pranzo, i tre amici vengono trovati a gozzovigliare e scherzare – con battute spinte e senza freni come loro solito – ma vengono licenziati. Da quel momento in poi, troveranno solo ostacoli sul loro cammino di boomer: come affronteranno le loro mogli e il futuro dei loro figli senza deludere nessuno, ma restando fedeli a loro stessi e al loro umorismo irriverente?
Jack, inoltre, si trova a gestire un ulteriore dilemma famigliare: la sua amata moglie Leah vuole iscrivere il piccolo Nate – loro figlio – ad una scuola elementare incredibilmente costosa e di classe. Ma come può Jack accettare una educazione del genere per il proprio bambino, lontano dalla spontaneità del padre e vicino ad un mondo ormai così affettato, artificioso, pieno di falsi sorrisi e privo di senso dell’umorismo?
Con tutta la grande potenza comica che Burr riesce a raccogliere dalla sua lunga carriera nel genere, il film racconta una storia senza un focus ben preciso, che spesso si perde e inciampa nei propri stessi piedi, ma che mantiene vivo lo spirito ribelle del suo creatore. Old Dads è un’opera a più voci creata da un artista abituato al one man show, ma questa divisione di ruoli e storie avviene in modo molto naturale. Il merito è dell’intelligenza di Burr, che piazza le sue gag sconvenienti sulla bocca del suo personaggio ma anche su quelle delle sue co-star. L’abilità di Cannavale di calzare qualsiasi ruolo come un guanto ravviva la sagacia dell’umorismo geniale di Burr, rendendolo suo veicolo perfetto. Non era scontato che un artista abituato a lavorare con e per se stesso riuscisse a scrivere così bene le storie di altri, affidando loro una buona fetta del film.
Su una nota negativa, si nota l’ingenua regia di Burr nel contrasto troppo marcato tra i tre vecchi padri e la società contemporanea perbenista e falsa: la realtà è ricca di sfumature e questo sembra passare inosservato agli occhi del regista, che vuole solo rivendicare il suo diritto ad essere politicamente scorretto, libero di giocare sul sessismo, il razzismo e tutto ciò che ne consegue. Anche noi, grazie a lui, abbiamo voglia di vederlo liberato, in tutta la sua forza distruttiva ma guaritrice. E, forse, anche all’attivo su un film che possa dargli la propria voce di artista oltre che di comico.
Old Dads: valutazione e conclusione
Old Dads è un esordio registico sicuramente ingenuo, che semplifica molto le problematiche della modernità e gioca sul divario generazionale con grande leggerezza. Tuttavia, Bill Burr riesce a dare spazio in modo naturale ed efficace alle storie dei suoi protagonisti – complici due co- protagonisti estremamente carismatici – in modo sorprendente. Il film, come molti immaginano, è inoltre una miniera d’oro di battute, fracciate, riferimenti scomodi e verità innegabili. Un guilty pleasure da cui prendere a piene mani, da gustare sul divano di casa propria!