Roma FF18 – The New Toy: recensione della commedia di James Huth
Il film, presentato ad Alice nella Città sezione parallela ed autonoma della Festa del Cinema di Roma 2023, è una commedia francese paradossale che sviluppa diversi temi, non riuscendo ad approfondirli tutto nel miglior modo possibile.
The New Toy (in lingua originale, Le Nouveau jouet) è la commedia diretta da James Huth (Per fortuna che ci sei, Lucky Luke) con la sceneggiatura ad opera dello stesso Huth con la collaborazione di Sonja Shillito (Hellphone, Dead End). Il progetto, remake del film Professione… giocattolo del 1976 di Francis Veber, riflette goliardicamente (con tanta serietà) sulle differenze sociali, sviluppando passo dopo passo anche altri contenuti soverchianti che in qualche modo crollano su sé stessi nel momento in cui la pellicola prende troppe direzioni diverse.
Un titolo sicuramente divertente che non c’entra sempre precisamente il punto. The New Toy, prodotto da Sony Pictures International Productions, è stato presentato ad Alice nella Città, concorso parallelo e autonomo della Festa del Cinema di Roma 2023 mentre arriva nelle sale italiane dall’1° novembre 2023 con la distribuzione di Europictures.
The New Toy: un paradosso che diventa normalità
Il presupposto narrativo dietro The New Toy è assolutamente fuori da ogni logica: un ragazzino viziato orfano di madre, Alexandre Etienne (interpretato da Simon Faliu) stanco dei soliti regali per il suo compleanno, decide di noleggiare il povero guardiano notturno Samy (Jamel Debbouze), al suo primo giorno di lavoro, affinché diventi il suo nuovo giocattolo. Fin qui, effettivamente, sembra di leggere tra le righe una provocazione, anche molto turbolenta, nei confronti di una società occidentale ancora fortemente schiavista e classista. Ed il punto di partenza è proprio quello: chiaramente un incipit del genere non può che destare curiosità fin dall’inizio, spingendo poi il pubblico a seguire le diverse implicazioni narrative della vicenda che, che si fanno via via sempre più conplesse.
Ecco che quindi, per certi versi, la pellicola abbandona progressivamente la sua maschera astratta per buttare delle importanti fondamenta nella nostra realtà che, per quanto abbia abbandonato delle sovrastrutture, credenze e degli usi e costumi di un retaggio oramai astruso, persevera nel dividere nettamente la società in due schieramenti opposti, che, per forza di cose, sono sempre visti come antagonisti tra loro. Il film non solo abbatte questa visione retrograda, ma suggerisce, specialmente nella parte conclusiva, che un dialogo è assolutamente possibile tra l’alta borghesia e il ceto meno abbiente visto che si possono trovare comunque dei punti di vicinanza.
Nella costruzione della sceneggiatura di The New Toy, Huth garantisce sempre un’irriverenza elegante e molto fisica, un umorismo che si regge, principalmente, su un personaggio in particolare, che alla fine può essere visto come il principale protagonista, ovvero Samy. Grazie alla bravura di Jamel Debbouze, comico di esperienza, questa figura risulta esilarante già a partire dalla sua goffaggine, dimostrando comunque una grande intelligenza, come quando insegna al piccolo Alexandre l’educazione. Oltretutto, molte delle gag che vediamo su schermo sono generate dal confronto proprio tra Samy e il padre del bambino, il rigido Philippe Etienne (incarnato da Daniel Auteuil) proprio perché i faccia a faccia tra i due rappresentano la difficile lotta tra due realtà apparentemente inconciliabili.
Parlando proprio dell’inflessibile e austero Philippe, ci si rende conto che la caratterizzazione del personaggio poteva essere affinata meglio, perché effettivamente la sua trasformazione che vediamo in scena non solo è fin troppo repentina, ma porta ad un cambiamento sostanziale del suo carattere che appare molto irreale e incoerente. Tra l’altro, per quanto tale figura ha un peso specifico nella trama, avremmo voluto vederla più spesso così da garantire un contraltare perfetto per il protagonista.
The New Toy: chi troppo vuole…
Tornando, invece, alle tematiche vere e proprie di The New Toy, come già accennato nel paragrafo introduttivo, c’è una presenza davvero massiccia di spunti di riflessione all’interno del film, a tal punto che, ad un certo momento della narrazione, è difficile seguire quale direzione sta seguendo il progetto. Se tutta la critica irriverente alla lotta tra classi, alla fine, è realizzata bene, sono tutti gli altri argomenti che sono trattati un pochino di sfuggita, dalla difficoltà della paternità al lutto, fino ai rischi della viralità sul web. Probabilmente, di fronte ad una storia più strutturata su meno contenuti, il risultato sarebbe stato più chiaro ed efficace, evitando tutto questo decentramento.
Al di là di questi problemi strutturali, ad ogni modo il lungometraggio riesce bene nella sua capacità di unire più generazioni, alla fine portando avanti un messaggio che è valido per tutti, adulti e bambini compresi. Sarebbe infatti un errore pensare che il film sia rivolto solo ed esclusivamente ai bambini, visto e considerato che alcuni degli elementi presenti all’interno dell’opera sono invece comprensibili solo per gli adulti, che hanno la maturità giusta per capirli fino in fondo. Non è un caso che lo stesso regista, introducendo il progetto ad Alice nella Città, ha reagito con entusiasmo quando ha visto una platea stratificata, composta sia da più giovani che non, perché è palese che la pellicola sia rivolta alle famiglie.
Abbiamo già a lungo elogiato l’ottimo lavoro interpretativo di Debbouze, ma al tempo stesso è opportuno riconoscere anche l’incredibile interpretazione di Daniel Auteuil, un nome di spessore del cinema francese che, anche in mancanza di una sceneggiatura dettagliata sul personaggio, è riuscito a dominare la scena, anche solo per qualche minuto. L’astro nascente del progetto, però, è il giovanissimo Simon Faliu, vera e propria rivelazione che ha debuttato nel mondo della recitazione nel 2018, nel corto Lessivé, che ha dimostrato di saper catturare l’attenzione del pubblico dando un’incredibile senso di evoluzione al suo Alexandre.
In chiusura, sul piano registico, invece, c’è da dire che la macchina da presa si adagia su uno stile ampiamente consolidato che si concentra in particolare sulle azioni dei personaggi. Da notare, comunque, un accenno di indagine psicologica dei personaggi grazie ad una gestione in compartimenti stagni della ambientazioni. Per come sono stati concepiti, infatti, i luoghi diventano la massima espressione del ceto di riferimento con un forte contrasto scenico tra il quartiere popolare dove vivono Alice (Alice Belaidi) e suo marito Samy e la reggia principesca di Alexandre e Philippe Etienne.
The New Toy: valutazione e conclusione
Una regia sufficiente che cerca di spingersi oltre; una sceneggiatura che costruisce bene i tempi comici e le gag, sovraccaricando eccessivamente la storia temi; una fotografia che abbraccia principalmente colori caldi, lasciando da parte sfumature oscure; una recitazione pregevole; un sonoro contemporaneo che è solo di sfondo; una riflessione scanzonata e irriverente su temi di grandi attualità, non tutti gestiti efficacemente. In conclusione una commedia divertente e ben recitata, che purtroppo, nel tentare una sovraesposizione di molte tematiche, ne perde qualcuna lungo la strada.