L’Altra Via: 5 motivi per cui dovete vedere il film!
Scopriamo alcune valide ragioni per vedere L'altra via, al cinema dal 16 novembre 2023.
Una regia nuova e consapevole, un’atmosfera che riecheggia una realtà lontana nel tempo e nello spazio, una rappresentazione dell’italianità stereotipata e al contempo innovativa. Di buoni motivi per cui vedere L’Altra Via di Saverio Cappiello, al cinema dal 16 novembre 2023 con Verso Features, come vedremo di seguito, ce ne sono diversi e concorrono tutti per far sì che un’opera prima come questa possa essere accolta e recepita come un progetto complesso, che nasconde una pianificazione narrativa e tecnica non indifferente. La difficoltà nel valutare un film dal budget modesto, se paragonato alle grandi produzioni a cui oggi siamo abituati, sta appunto nel concepire quanto il lavoro prescinda dall’aspetto economico ma sia esclusivamente un fatto artistico; partiamo considerando il progetto dal punto di vista autoriale, per poi anticipare tutti i principali aspetti distintivi dell’opera: i motivi giusti per cui andare a vederlo al cinema!
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1. L’Altra Via è un esordio alla regia
Come anticipato, questo è il primo lungometraggio di Saverio Cappiello il quale, dopo aver diretto un paio di corti (My Sister e Faccia di cuscino) si è cimentato, ancora giovane, con un lavoro autoriale concepito già a livello produttivo ben più complesso. Supportato da un soggetto e una sceneggiatura originale scritta da Giuseppe Gallo, il regista (che ha collaborato anche nella veste di co-sceneggiatore per la stesura finale del lungometraggio), è riuscito a dar vita a un’opera che punta molto sull’atmosfera che riesce a ricreare, sulla contestualizzazione propria del soggetto, su un valido ed empatico apporto interpretativo e sulla forza di una trama basata su un particolare legame, capace di colmare i vuoti lasciati da una realtà contaminata. Il regista si muove con rara sensibilità, cogliendo l’autenticità della storia scritta evidentemente con altrettanta sensibilità, e riesce a dare efficacia al suo racconto.
2. L’Altra Via gode di una contestualizzazione efficacie
L’efficacia innanzitutto, come detto, parte dalla contestualizzazione del soggetto e della storia raccontata da Gallo, da quell’ambientazione storico-culturale che intride il racconto di una sensazione spesso malinconica e nostalgica, riflettente di quei sentimenti di vuoto, di abbandono e di mancata spensieratezza che avvicinano i due personaggi. La ricostruzione degli anni ’90 appare tanto fedele quanto quella della periferica realtà dei quartieri poveri, ai margini di Catanzaro. Le difficoltà di Andrea e di Marcello derivano da un’estrazione sociale che si respira in ogni angolo delle strade, delle abitazioni e dei campi da calcio che fanno da sfondo, compresa l’ossimorica e agiata realtà nella quale vive il tormentato calciatore.
3. Tra vecchi e nuovi stereotipi
I pretesti attorno a cui si sviluppa l’intreccio, causali del nascere di un rapporto intimo, mescolano la tradizione, declinata su due strade differenti: la prima è quella che vede il ripresentarsi di un disagio malavitoso, che contamina il meridione ed è costantemente fatto oggetto di narrazione, a causa della sua forte e coinvolgente portata emotiva ed intrattenente; la seconda è quella che pone invece un’attenzione nuova sulla passione calcistica che, per quanto sia estesa e condivisa in tutto il Paese, non è mai stata attenzionata con grande seguito dalle produzioni nostrane.
4. Condivisione transgenerazionale
Il legame che viene a crearsi tra i due personaggi interpretati da Fausto Verginelli e Giuseppe Pacenza non si preoccupa dello scarto anagrafico tra i due, sembra prescindere da quello e porsi immediatamente su un piano orizzontale, all’interno del quale entrambi si mostrano in tutte quelle che sono le loro imperfezioni e si aprono l’uno con l’altro in maniera quasi istintiva, l’uno più per il bisogno inappagato di sentir vivo l’affetto paterno, l’altro per alleggerire di spensieratezza una realtà giunta al suo più importante crocevia, minacciata dal finire di una carriera sportiva e dall’insistente presenza dei propri detrattori.
5. Prove attoriali convincenti nel film L’Altra Via
A dar man forte alla direzione di Cappiello vi sono le prove dei pochi interpreti in scena: tolto il ruolo di Giuseppe Pacenza, che si mantiene fedele al suo personaggio, a meritare un’attenzione più approfondita sono le interpretazioni di Fausto Verginelli e di Vera Dragone (nei panni della madre di Marcello, Tereza) che, con fare tormentato e sguardo infelice, attribuiscono profondità alla battaglia combattuta costantemente contro le afflizioni e le tentazioni dell’età adulta, contrapposte all’innocenza del protagonista che ne evidenzia le caratteristiche meno edificanti.