Il paese del melodramma: recensione del film di Francesco Barilli
Un gioco beffardo; la perdita dell'amore; un ricatto e l'ironia della sorte. Al cinema dal 30 novembre 2023
E se la morte avesse un volto ed una voce? E se si presentasse a delineare il nostro tempo sotto forma di un ricatto? Se pretendesse di avere un ruolo nella nostra vita? Il paese del melodramma diretto da Francesco Barilli, in una visione surreale che rimanda a tempi remoti, affida un ruolo da protagonista alla “morte” riproducendola nei tratti tragici ma anche ironici e fantasiosi, interpretando quell’immaginario cupo che si nutre di mistero e di tensione scandendo il tempo nelle considerazioni del passato, del presente e del futuro.
Il ricatto dell’invincibile, una vita di perdite, l’ironia della sorte
Ne Il paese del melodramma emerge un mondo fantasmagorico che dà corpo ad elementi tra i più inquietanti che rappresentano, tuttavia, il filo su cui si sottende l’esistenza di ogni uomo, un destino che, indistintamente, appartiene a tutti e per questo affascina da una parte e dall’altra spaventa.
Carlo Gandolfi (Luca Magri) è stato un promettente baritono; la morte della moglie e della figlia in un incidente aereo sconvolge la sua vita e lo fa sprofondare nella dipendenza da alcool. Una carriera bruciata e una vita distrutta fin quando gli appare la Morte (Luc Merenda) che gli chiede di tornare in scena con il Macbeth di Verdi con un’esibizione perfetta: pena la morte!
Il ricatto sarà il gioco tematico dell’intero film.
Seguendo una logica leopardiana, ne Il paese del melodramma la morte non solo è effettivamente un’illusione ma anche equilibrio vitale.
L’esercizio comporta rendersi conto della realtà; riappropriarsi della realtà, unica possibilità di salvezza. Agire è l’unico modo per avere “prova” di se stessi e “continuare a vivere” sembra trasformarsi in un sacrificio esistenziale necessario che approda ad una concezione, tanto assurda quanto onesta, dinnanzi alla decisione di un percorso che non ritarda agli appuntamenti, non salta gli impegni, non si assenta, ma agisce nel Bene e nel Male.
L’identità figurativa della morte come suprema protagonista di una precisa visione cinematografica
Il paese del melodramma si descrive così, come una novella tragicomica; un racconto drammatico che riesce a toccare punte di un’ironia ruvida e tagliente.
Un film che potrebbe essere l’adattamento teatrale di un racconto a più volti, dando il centro della scena a chi ha identificato la letteratura cinematografica come unica protagonista. Un ruolo che ha apostrofato la sacralità rendendola profana; un atto di coscienza che inquadra il volto della “nerissima” senza mai lasciarla andar via di scena voltando le spalle.
La sfida è sempre la stessa, chi gioca a scacchi, chi la identifica in un ospite indesiderato e chi la dipinge come “amante della lirica”.
Il paese del melodramma: valutazione e conclusione
Il paese del melodramma è una sorta di consegna tra il divertimento e le sue ferree logiche.
Un cinema di riflessione che gioca con l’elemento estetico attorno ad un “luogo” significativo.
Parma, città che ha dato i natali al melodramma, è la cornice perfetta di un film che la rispetta e la celebra con una storia che propone cultura, lirica, tematiche esistenziali. Un quadro che filma il Teatro Regio, il Duomo, le bellezze architettoniche di una città che simboleggia ne Il paese del melodramma il significato profondo dell’agire umano, le sue altezze e le sue bassezze, l’andamento e veloce di un uomo che “cade” e si rialza grazie ad una forma di Arte che diviene “sostanza” necessaria per raggiungere la salvezza di sé e da sé!
Il paese del melodramma è l’adattamento dell’omonimo libro di Bruno Barilli; è un film drammatico, scritto da Nicola Tasso e Francesco Barilli che lo ha anche diretto. Distribuito da Avila Entertainment. Al cinema dal 30 novembre 2023.