Vacanze di Natale (1983): recensione del film di Carlo Vanzina
Vacanze di Natale, che vi piaccia o no, è un classico da vedere e rivedere.
Vacanze di Natale è un film di Carlo Vanzina, uscito al cinema nel 1983 e diventato nel tempo un vero e proprio cult: è una commedia prodotta dalla Filmauro e da Luigi ed Aurelio De Laurentiis, è un ritratto ironico ed un po’ amaro delle abitudini e della mentalità dell’Italia vacanziera agli inizi degli anni Ottanta.
Il film uscì sull’onda del grande successo (al punto da esserne quasi una versione invernale) riscosso da Sapore di Mare (dello stesso anno) degli stessi registi e con buona parte dello stesso cast.
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Quando si dice prototipo si pensa ovviamente ad un “primo esemplare, modello originale di una serie di realizzazioni successive (spec. con riferimento a congegni e macchine), costruito, per lo più artigianalmente, nella sua grandezza normale e suscettibile di collaudi e perfezionamenti, su cui è basata poi la costruzione in serie” (questa è la definizione che ne dà la Treccani). Ed è una definizione che calza si e no a Vacanze di Natale, di Carlo ed Enrico Vanzina, quando si pensa ai cinepanettoni: perché è pur vero che tutto cominciò da lì, ma poco o nulla ha che fare la drammaturgia di questo film con quelli venuti dopo, se non l’ambientazione extraurbana e la struttura a gag cucita su comici famosi.
Tutte caratteristiche che Neri Parenti ed Enrico Oldoini hanno ripreso e codificato in maniera troppo spesso imbalsamata e sempre troppo uguale a sé stessa (con punte però sublimi, nei cultissimi I Pompieri e Fracchia Contro Dracula ad esempio); Vacanze di Natale invece no, era e rimane tutta un’altra cosa.
Ogni epoca ha i suoi cantori e censori, ogni età sociale e culturale si rispecchia nel cinema: e probabilmente non è colpa di nessuno se gli anni Ottanta, in Italia, hanno spesso e volentieri fatto rima con un vuoto pneumatico dal punto di vista culturale o quantomeno con uno spazio che poco aveva a che vedere con le rivoluzioni degli anni precedenti (i Cinquanta con il dopoguerra, i Sessanta con il boom economico, i Settanta con la rivoluzione).
I film dei Vanzina, almeno fino al 1990, sono allora la perfetta cartina tornasole per capire cos’era la nazione: Carlo regista ed Enrico sceneggiatore -il primo al servizio degli attori, il secondo penna finissima, scrittura fresca e arguta- hanno documentato e se necessario esecrato i costumi di quello che vivevano e vedevano, ed è per questo che a tutti gli effetti se I Soliti Ignoti viene considerata l’opera che ha inaugurato la stagione della commedia all’italiana, Vacanze di Natale (1983) è quella che la conclude.
Personaggi grotteschi e apparentemente caricaturali -ma col senno del poi dolorosamente realistici- sono gli strumenti che servono per inquadrare a fondo nella sua più nuda scurrilità la mediocre umanità italiana. Christian De Sica (nel 2023, ben quarant’anni dopo, è stato finalmente osannato per il grandissimo interprete che è), Jerry Calà, Claudio Amendola, Antonellina Interlenghi, Riccardo Garrone, Stefania Sandrelli, Mario Brega, Moana Pozzi, sono solo alcuni dei tantissimi nomi che compongono un cast veramente corale e che produce un’alchimia così potente che ancora oggi conserva intatta la sua potenza comica.
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Così come anche intatto, anzi ancora più forte, risuona il valore antropologico-sociale che restituisce un Paese che non è più Belpaese, con un divario sempre più prepotente tra ricchissimi e poverissimi, in equilibrio tra una simpatia che fa rima con nostalgia. Le smanie della villeggiatura goldoniane non perdono ritmo e valore, e gradualmente ma inesorabilmente sfumano e trasfigurano nell’edonismo vitreo pre-tangentopoli: ed è probabilmente per questo contrasto che Vacanze di Natale ha ancora la potenza di immagine e malinconia, senza ovviamente dimenticare il lavoro sullo spazio proprio del miglior cinema dei Vanzina bros. Un incredibile, imprevedibile crocevia di casualità e professionalità che fa si che il film rimanga oggi uno dei pochi che riesce a dare l’immagine di quel decennio insieme forse a Un Ragazzo e una Ragazza di Marco Risi e La Tragedia di un Uomo Ridicolo di Bernardo Bertolucci, un’immagine che blocca nel tempo un momento di felicità fugace, quella felicità innocente che a breve sarebbe sparita.
“E pure sto Natale se lo semo levato dalle palle“!
Vacanze di Natale: valutazione e conclusione
Un classico che non smette mai di piacere. Insomma, checché se ne dica di cinepanettoni, film di Natale e instant movie, Vacanze di Natale resta fuori da ogni diatriba: perchè ha solo dato il via ad un genere che si è corrotto col tempo, ma con la sua regia consapevole, le interpretazioni al massimo (contestuali al tipo di film), e una colonna sonora che ruba a mani basse dai juke box dell’epoca (eh si, juke box…), è ormai un classico sotto ogni punto di vista mentre non fa altro che continuare ad emozionare, a far ridere e a commuovere. Ad ogni età.