V for Vengeance: recensione del film Netflix
La recensione del vampyr movie in chiave action-comedy diretto da Kelly Halihan, distribuito su Netflix dal 20 dicembre 2023.
È proprio vero che al peggio non c’è mai fine. La visione di un film come V for Vengeance ce lo conferma per l’ennesima volta. Del resto i proverbi non sbagliano mai e stanno lì da tempi immemori a ricordarcelo. All’opera prima di Kelly Halihan, distribuita su Netflix dal 20 dicembre 2023, sono bastate pochissime ore per entrare nella top ten dei titoli più visti nella settimana di rilascio, le stesse che ci sono volute per uscirne e per dare il tempo alle cattive voci sul suo conto di arrivare alle orecchie degli abbonati della piattaforma a stelle e strisce e sconsigliarne la visione. Ma idanno ormai era già stato fatto con migliaia di spettatori alle diverse latitudini che avevano già dovuto digerire la discutibilissima pellicola della regista americana, una pellicola di pessima fattura e scarsa qualità tanto nella scrittura quanto nel lavoro davanti e dietro la macchina da presa. Insomma, quelle operazioni che fai davvero fatica a capire il perché siano state prodotte e ancora prima pensate.
Lo sforzo creativo per dare vita allo script è ridotto ai minimi storici
Il problema va infatti cercato alla radice e per trovarlo non bisogna scavare più di tanto. Lo sforzo creativo di Steven Paul e Peter Moore Smith per dare vita allo script è ridotto ai minimi storici. Già dal titolo fortemente derivativo che richiama alla mente il film V per Vendetta di James McTeigue e la graphic novel dal quale è tratto si capisce il livello basso di impegno profuso in tutto il percorso di scrittura che ha portato alla nascita della storia e dei personaggi che lo animano. V for Vengeance ci conduce al seguito di Emma e Scarlett sono due vampire ribelli che si riuniscono per salvare la sorella più giovane, Kate, appena sfuggita a un rapimento che ha ucciso i loro genitori. Le due sorelle, che non si vedevano da tempo, di ritrovano per lottare insieme contro i vampiri guidati da Thorn che presto scopriranno di aver commesso un grave errore quando hanno preso di mira la giovane Kate, mettendosi contro la famiglia sbagliata.
In V for Vengeance si scende nel bistrattato mondo dei b-movie per imbattersi in un vampyr movie che fa un uso eccessivo dei cliché dei generi orrorifici e revenge
Come avrete ampiamente intuito, la pellicola in questione non brilla certo per originalità e infatti non vi è la benché minima traccia della suddetta materia prima in tutta la timeline. Si parte dall’horror, nello specifico dal filone vampiresco, per mescolarlo senza soluzione di continuità con l’action-comedy. Netflix dal canto suo aveva provato ad affidarsi alla medesima formula in Day Shift, ma anche in quell’occasione gli esiti lasciarono molto a desiderare. Nel caso di V for Vengeance, una volta accantonata dopo pochi secondi dal play l’idea di trovarsi al cospetto di una versione al femminile di Blade, piuttosto che a un omaggio a Dal tramonto all’alba, si scende nel bistrattato mondo dei b-movie per imbattersi in un vampyr movie che fa un uso eccessivo – per non dire abuso – dei cliché dei generi orrorifici e revenge, incentrando la trama su quelle che sono le dinamiche ricorrenti nel filone chiamato in causa: dalla lotta tra vampiri “buoni” e “cattivi” alla ricerca e scoperta di un vaccino anti-vampiro. A questi ingredienti base messi a disposizione di un plot già di suo debole da un punto di vista sia strutturale che drammaturgico se ne vanno poi ad aggiungere degli altri in fase di trasposizione nel disperato tentativo di gettare fumo negli occhi degli spettatori. Ecco allora il ricorso a dosi più o meno massicce di sesso, sangue e gore, pompate nel cuore di un film che non nasconde quella che è la sua vera natura trash. Il tutto potrebbe essere interpretato come una volontà da parte degli sceneggiatori e della regista, ai quali aggiungiamo anche i membri del cast, di portare sullo schermo un prodotto che punta esclusivamente all’intrattenimento a buon mercato. Se così fosse, non li assolviamo comunque dalla colpa di avere creato e preso parte a un progetto mediocre sotto tutti i punti di vista, a cominciare dall’assenza di un qualsiasi tipo di convinzione narrativa e stilistica.
V for Vengeance: valutazione e conclusione
Kelly Halihan per il suo esordio dietro la macchina da presa sceglie di affidarsi agli sceneggiatori Steven Paul e Peter Moore Smith che le consegnano chiavi in mano un vampyr-movie che mescola azione e commedia, ma con risultati che lasciano moltissimo a desiderare. Nemmeno il sostegno dei cliché del filone di riferimento, il ricorso a una dose massiccia di sesso, sangue e gore, qualche coreografia marziale proposta qui e là nel corso della timeline, hanno sopperito alle mancanze in fase di scrittura e di messa in quadro. Per non parlare della recitazione, praticamente inesistente e assuefatta alla dimensione trash che avvolge e stritola l’intera operazione. Un’operazione usa e getta, che merita di cadere al più presto nel dimenticatoio.