Un vampiro in famiglia: recensione del film Netflix
La recensione della commedia vampiresca diretta dalla regista brasiliana Ale McHaddo e interpretata dalla star sudamericana Leandro Hassum. Su Netflix dal 24 dicembre 2023.
Negli ultimi mesi del 2023 gli abbonati di Netflix hanno potuto assistere ad alcune delle possibili declinazioni del vimpyr movie, un filone normalmente riconducibile alla famiglia allargata della fantascienza e dell’horror che nelle mani degli sceneggiatori e dei registi operanti alle diverse latitudini ha visto la produzione di film geneticamente modificati che mescolano ai cliché e agli stilemi base delle varianti e degli ingredienti appartenenti ad altri generi. In tal senso si è passati dalla black-comedy d’autore in chiave satirica e metaforica di Pablo Larraín dal titolo El Conde all’action-comedy a stelle e strisce V for Vengeance di Kelly Halihan, sino alla più recente commedia demenziale in salsa parodistica Un vampiro in famiglia firmata da Ale McHaddo. Ed è di quest’ultima, entrata nella top ten dei film più visti sulla piattaforma a stelle e strisce dopo il rilascio lo scorso 24 dicembre 2023, che ci vogliamo occupare.
Gli amanti del macabro e dell’umorismo nero resteranno molto delusi
Scritta da Paulo Cursino, Sergio Martorelli e dalla stessa cineasta brasiliana, la pellicola ci porta al seguito di Fernandinho, un padre di famiglia, ex calciatore e attuale commentatore di podcast che viene sorpreso dalla visita del suo detestato giovane e pigro cognato Gregorio, che scopre essere un vampiro intenzionato a dominare il mondo. Toccherà al protagonista sventare il piano del malvagio succhiasangue di turno dando fondo a tutto il suo coraggio per salvare la situazione. Ce la farà? Alla visione l’ardua sentenza. Nel frattempo gli amanti del macabro e dell’umorismo nero troveranno pane per i loro denti con un film che unisce il mondo dei vampiri con quello della commedia. La mente torna a Dracula – Morto e contento, piuttosto che a Vampiro a Brooklyn o a What We Do in the Shadows. Il risultato però è decisamente deludente e non può di certo soddisfare un palato esigente come quello degli utenti di Netflix e degli amanti del filone in questione, costretti ad accontentarsi di un prodotto a buon mercato.
Alla base della débâcle di Un vampiro in famiglia c’è una scrittura dai limiti palesi e dalla grande pigrizia creativa
I motivi che hanno portato alla débâcle sono tanti, ma la prima e principale causa ci sentiamo di attribuirla alla scrittura, fase che all’insegna di una pigrizia creativa e di palesi limiti professionali del team incaricato ha dato scarsissimi risultati. Tanto scarsi da riuscire persino a farci rimpiangere Fracchia contro Dracula o Una famiglia mostruosa e relativo sequel. Lo humour grottesco con il quale vengono costruite e condite le singole scene raramente fa scaturire nel fruitore una risata. Tutto ha il retrogusto inconfondibile e urticante del già visto e sentito. Il ché rende le battute e gli sketch prevedibili e di conseguenza poco divertenti, ad eccezione di quelle presenti minuti conclusivi quando va in scena una tribolata resa dei conti durante una movimentata reunion di vampiri al quale prende parte nientepopodiméno che il Conte Dracula in persona. La McHaddo, che dalla sua ha moltissima esperienza maturata sul campo con diversi film e serie alle spalle, si affida principalmente al ritmo veloce delle battute e alla popolarità dell’attore protagonista, ossia Leandro Hassum, volto noto del panorama cinematografico e televisivo sudamericano che nei panni di Fernandinho gigioneggia e le tenta tutte per alzare il livello di comicità, ma suo e nostro malgrado con scarsissimi risultati.
Un vampiro in famiglia: valutazione e conclusione
Una commedia vampiresca dallo humour grottesco, quasi al limite del demenziale, che scimiotta i cliché e gli stilemi del filone di riferimento per dare vita a un prodotto usa e getta a buon mercato fortemente derivativo. Un vampiro in famiglia riesce a strappare qualche sorriso solo nel finale, quando gli sceneggiatori decidono finalmente di mettere a segno qualche sketch e battuta meritevoli di essere chiamati tali. Troppo tardi per salvare quanto di pessimo, scarsamente originale e poco divertente portato sullo schermo dalla regista brasiliana Ale McHaddo per il resto della timeline. Nemmeno la presenza di un volto noto del panorama sudamericano come Leandro Hassum si rivela utile a una causa persa in partenza.