BitConned: recensione del documentario Netflix true crime

Netflix inizia l'anno nuovo proponendo uno dei titoli più interessanti degli ultimi mesi: il documentario BitConned è una vera rivelazione!

BitConned apre il catalogo Netflix del nuovo anno con un vero e proprio set di fuochi d’artificio: disponibile in streaming a partire dal 1° gennaio 2024, il documentario è un’esplorazione dell’animo umano ma anche e soprattutto delle sue zone d’ombra. Quello che sembrerebbe essere un documentario sull’argomento delle criptovalute e il mondo delle truffe, particolarmente diffuse in America soprattutto nel periodo che va dal 2016 e al 2017, è un realtà un sistemico smantellamento del sistema economico contemporaneo. Il sistema economico capitalista e gli imbrogli che lo sostengono costituiscono solo la facciata finale di un costrutto complesso, perché al suo interno sono celati i sistemi sociali e antropologici che scolpiscono il volto dell’Occidente.

Il regista del documentario, Bryan Storkel, non è un neofita nel trattare il genere: due opere di sua mano, apprezzate e conosciute nel mondo del true crime, sono il documentario The Pez Outlaw e la puntata di Untold che descriveva nel dettaglio lo scandalo doping Balco negli US. La sua mano si muove sicura e dipinge con pennellate lucide, vivide, la figura di un protagonista che sembra uscito dalla pagina di un poliziesco di serie B. Ma Ray Trapani, protagonista della truffa Centra Tech, è un uomo che esiste davvero e ha creato, seppur grossolanamente, uno dei più grandi cybercrimini legati ai bit coin della storia.

BitConned, il ritratto di un criminale impenitente dipinto con perizia e lucidità

BitConned recensione - cinematographe.it

BitConned è una lenta e inesorabile discesa negli inferi delle criptovalute, uno dei più grandi abbagli che il web ha deciso di lanciare alla finanza online negli anni compresi tra il 2015 e il 2018. Credute essere la salvezza, la svolta, la nuova moneta del ventunesimo secolo, i bit coin hanno generato per diverso tempo un discreto trambusto tra gli internauti, ma lentamente la vera natura decisamente poco affidabile della moneta digitale ha preso forma. Il momento precedente alla chiarezza è sempre quello di maggior confusione: proprio in questo spazio buio, si infilano gli squali senza pietà, gli impenitenti che hanno sviluppato le loro armi nel crimine e nell’imbroglio. Ray Trapani, il protagonista assoluto di questo documentario per quanto non sia l’unico personaggio intervistato e studiato, è il più astuto tra gli squali. Giovane, irriverente, racconta con sorriso sfacciato della sua vita trascorsa tra crimini di vario genere e voglia di arricchirsi senza mai abbassare lo sguardo dall’obiettivo.

La sua gioconda aria di sfida è il suo trampolino di lancio nonché il motivo principale di riuscita del documentario: Trapani racconta della sua truffa online, celata con il nome fittizio della società da lui creata insieme ai collaboratori Sam Sharma e Robert Farkas, Centra Tech. Una narrazione così semplice, un imbroglio così grossolano da rendere quasi impossibile credere al suo immenso successo: si può cadere in una trappola così elementare, poco elaborata, quasi annunciata? La risposta è sì, soprattutto se chi la attua ne sceglie abilmente modalità e tempi, riuscendo a giostrare i trend del web alle proprie necessità. Sharma, Farkas e Trapani sono squali ciechi, ma dall’ottimo olfatto: la loro necessità, la loro voglia di arricchirsi sono superiori a qualsiasi scrupolo, assimilandoli – nel sistema capitalistico – automaticamente alla squadra dei vincenti.

BitConned espone la ferita del mondo moderno nel modo più pulito possibile: sporcandosi a propria volta. Il documentario non tace niente di storico, la scelta del regista Brian Storkel è quella di rendere trasparente la corruzione del sistema senza giudicarla o senza evitarla lui stesso. Lungo il corso della narrazione, appare evidente che Trapani e i suoi colleghi – se tali possono definirsi – sono ancora in possesso di gran parte dei soldi rubati ai clienti di Centra Tech. Inoltre, l’ideatore stesso della truffa non ha trascorso un solo giorno in galera, conducendo una vita – a sua detta – di benessere con introiti non ben chiariti. La strada del crimine è una, dritta, non si torna indietro, non se si è come Ray Trapani. Lo stesso Storkel non implica che i soggetti coinvolti, il trio criminale che ha concesso di raccontare la propria storia in un documentario, non abbiano percepito denaro per la realizzazione dell’opera.

BitConned lascia l’amaro in bocca: un amaro che non va via in alcun modo, dal profondo sapore di brutale realtà e impotenza. La giustizia, in alcune declinazioni del mondo, non esiste e dobbiamo solo accettarlo come dato di fatto.

BitConned, valutazione e conclusione

Brutale, senza filtri, incoronato da una presenza carismatica e oscura che trionfa sulla narrazione, BitConned è una discesa inesorabile nella meschinità umana, nell’insensatezza della giustizia e nella apparente inesistenza del karma. La luce è rappresentata dal giornalismo, che nel documentario è rappresentato dalla figura di Nathaniel Popper, cronista del New York Times. La sua indagine determinata è l’unica garanzia di scrupolo, umanità e limpidezza d’intenti presente nel film. La conclusione, tuttavia, ne sottolinea anche la relativa utilità: come nel caso di Jordan Belfort, anche Ray Trapani ha utilizzato la carta del carisma per vincere sulla giustizia, dimostrandosi al momento depositario di una cinica verità.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3

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