Puffin Rock – Il film: recensione del film di Jeremy Purcell
Un film d'animazione ispirato dalla serie animata Puffin Rock, capace di trattare temi importanti e educazione ambientale con facilità e una punta di comicità
Con una serie animata alle spalle, piuttosto apprezzata dai più piccoli, Puffin Rock arriva al cinema con un film leggero e accattivante. Il valore dell’amicizia, gli affetti e le piccole difficoltà quotidiane si intrecciano ad una storia che fa interfacciare le generazioni più piccole al tema dei disastri naturali, della condizione ambientale e alla tematica dell’integrazione. Con un commento simpatico e sempre educativo, capace di presentare specie e abitudini reali degli animali mostrati, Puffin Rock non è sicuramente il capolavoro dell’anno nuovo ma rimane un prodotto apprezzabile per i bambini, grazie anche alle musiche orecchiabili e alla trama non totalmente scontata.
Puffin Rock: l’isola delle pulcinelle di mare e i cambiamenti climatici
Ci troviamo su un’isola non meglio precisata dell’Irlanda, qui vive la protagonista Oona, una giovane pulcinella di mare alla scoperta della vita. Seguita dal fratellino Buba, i due si accorgono che sono in arrivo sull’isola altre pulcinelle di mare. A causa di una tempesta che ha distrutto le loro tane, le pulcinelle “estere” sono costrette a trasferirsi sull’isola. Al ritorno verso il nido Oona incontra Isabelle, una pulcinella dai ciuffi, e Phoenix, un fagiano. Isabelle, strappata a forza dalla sua casa, non riesce ad ambientarsi sull’isola e tende a isolarsi, trovando conforto unicamente nel suo amico Phoenix. Ai giovani viene affidato il compito di vegliare sull’unico uovo che è stato deposto sull’isola, ma Isabelle finisce per sorvegliarlo da sola.
Intanto Oona, Buba, Phoenix e la combriccola di animali dell’isola incontrano una lontra di nome Marvin, arrivato sull’isola poiché trascinato dalle correnti marine troppo a largo. Marvin è un bravissimo scavatore e viene chiesto il suo aiuto per scavare tane più profonde per le pulcinelle ma, essendo perennemente impaurito dalle situazioni estranee, si caccerà nei guai molto rapidamente. Le cose si complicheranno con l’arrivo di una tempesta simile a quella che ha raso al suolo la casa di Isabelle e Phoenix; tutte le pulcinelle dell’isola si adopereranno per cercare di mettere in salvo tutti e aumentare la sicurezza delle tane. Intanto l’uovo viene rubato. Tutti i sospetti sono su Marvin la lontra, ma la vera “colpevole” è Isabelle che con l’intenzione di proteggere ad ogni costo l’uovo, lo porta via dal nido e lo nasconde da tutti quanti.
L’intrattenimento infantile si fonde con la sensibilizzazione sul tema ambientale
Lungi dalla redazione descrivere Puffin Rock come un film per bambini “capolavoro”, o aggettivi simili, ma sicuramente va riconosciuta l’intenzione di educare le nuove generazioni con prodotti che approfondiscono questi temi. Mettendo in risalto le problematiche del riscaldamento globale, e dell’estinzione delle specie a causa della distruzione dei loro habitat, il film si presenta come un’alternativa simpatica e giocosa, a pellicole più blasonate tratte molto spesso da serie come questa. Puffin Rock non ha grandi meriti nell’animazione, né tantomeno nella scrittura o nella regia, rimanendo nella media dei film per piccoli. Certo è che non mancano parti oggettivamente simpatiche, che potrebbero strappare un sorriso ai genitori durante la visione, rendendo il complesso quantomeno godibile. Le precisazioni sulla biologia, l’alimentazione e le abitudini delle specie presentate sono semplici e intuitive, chiaramente abbastanza superficiali estrapolate dal loro contesto; curando la partecipazione della voce narrante alle informazioni enunciate, si propone un sistema che funziona e che rende fede ai propri intenti.
Un argomento che merita sicuramente qualche parola in più è quello dell’integrazione. Il personaggio di Isabelle è estranea all’Isola delle pulcinelle. La sua casa è stata distrutta. Non c’è più niente per lei lì. Sull’isola viene accolta ma continua a sentirsi estranea ad essa. Il film si concentra molto su questo tema ed è giusto così. Viviamo in un periodo dove capita sempre più spesso per cause naturali, guerre e pandemie, di doversi confrontare con un mondo che cambia a ritmi estremi, portando a volte all’incontro di persone provenienti da paesi diversi o anche da culture ed età differenti. In questo caso va fatto un encomio alla volontà, non di far cambiare idea e mostrare a forza determinati contesti, ma piuttosto alla concezione che queste situazioni esistono. Abituare, anche nel gioco e nei prodotti per l’infanzia, le future generazioni che verranno, è un punto importante per farle crescere in un ambiente aperto al cambiamento. Seppur ovviamente non si parli di un elemento obbligatorio nella cinematografia in generale, va comunque premiato l’intento di rendere naturale questo processo.
Puffin Rock – Il Film: valutazione e conclusione
Com’è stato appurato nei paragrafi precedenti, ci si trova davanti ad un film nella media per l’intrattenimento infantile. Nulla che faccia pensare o credere che ci si trovi davanti ad un prodotto spettacolare. La regia e la fotografia (le animazioni) non si esprimono al massimo delle loro capacità, ed è chiaro che si sia puntato più su un concetto di minimo sforzo, massima resa. I piani sono sempre bidimensionali, preferibilmente frontali e senza tagli o impronte registiche. Solo qualche zoom di tanto in tanto e carrellate, tengono leggermente in movimento la scena ma nulla di più. Così si presenta anche la scrittura, poco articolata, ovviamente in osservanza del pubblico medio, ma che comunque ha una discreta cadenza dando un occhio allo spettatore che accompagna il più piccoli. Anche il soggetto, per molti versi semplice, con personaggi caricaturali e vicende tendenzialmente fauste anche nelle tragedie sottointese, vuole lasciare una piccola impronta propria sia in grandi che piccini, grazie alla leggera comicità insita all’interno delle battute.
Puffin Rock è uno dei tanti film che stanno uscendo negli ultimi anni dedicato ad un pubblico in età prescolare. La strategia si è rivelata più volte esatta. In sostanza produrre questo genere di film ha un costo relativamente basso, poiché il bambino o la bambina che guardano non si mettono a sviscerare tutti i complementi tecnici. Così facendo si riesce a produrre prodotti semplici, veloci e molto remunerativi. I più piccoli chiaramente non possono andare al cinema da soli, e grazie a ciò, con un singolo spettatore di partenza, ogni piccolino si porta dietro mamma, papà, la sorellina o il fratellino e tutta la famiglia dietro. Non è ovviamente una pratica scorretta, anzi è un bene che si invogli le generazioni più giovani alla pratica del cinema. L’unica nota che ci sentiamo di riportare è semplicemente che questa pratica tende ad appiattire i contenuti, la rilevanza tecnica e la cura in generale per prodotti che infine vedranno coloro che un giorno dovrebbero essere spettatori più attivi.