True Detective: Night Country – recensione della stagione 4

Night Country, l’attesissima quarta stagione di True Detective, il successo seriale di casa HBO, avviato dal duo Pizzolatto/Fukunaga nell’ormai lontano 2014 è finalmente arrivata e sarà disponibile sul catalogo di Sky Atlantic e NOW TV a partire da lunedì 15 gennaio

Piaccia o no, True Detective, è storia della televisione moderna, a partire da una prima stagione inaspettatamente cupa, nichilista e capace più e meglio di ogni altra serie recente e non, di sprofondare i suoi spettatori in un buio amniotico senza fondo, orrorifico e realista a tal punto da potersi fondere e confondere con quanto raccontato quotidianamente da giornali e telegiornali internazionali, producendo uno sconforto e così un timore direttamente legati a quelli dei suoi due protagonisti, per certi versi ormai leggendari, Rust Cohle e Marty Hart, interpretati rispettivamente da Matthew McConaughey e Woody Harrelson.

Tutto cambia non appena la seconda stagione tradisce lo spirito dell’operazione antologica fortemente autoriale cui appartiene, gettando nello sconforto gran parte degli spettatori, ritrovatisi in seguito grazie all’ottima terza stagione che inaspettatamente curata da una moltitudine di autori, tra i quali, Jeremy Saulnier, Daniel Sackheim e Nic Pizzolatto, torna sulla scena del crimine, ricollegandosi direttamente alla stilistica e con essa anche alla narrazione della prima stagione, dimostrando d’aver appreso la lezione e ricevendo per questo, il plauso pressoché unanime da parte di critica e pubblico, pur non raggiungendo mai realmente quella soddisfazione narrativa cui il duo Fukunaga/Pizzolatto, aveva abituato il suo pubblico.

True Detective: North Country; cinematographe.it

Night Country tra Lovecraft e Carpenter

Sorprendente, ma non inaspettato dunque il ritorno di True Detective, giunta ormai alla sua quarta stagione, creata e diretta da Issa López e intitolata Night Country, ancora una volta dalle parti di quella prima e irraggiungibile discesa negli inferi, dimostrando però fin da subito un notevole distacco, a partire dallo scenario glaciale, spietato e minimalista dell’immaginaria cittadina di Ennis, in Alaska, nella quale tutti e sei gli episodi della stagione sono ambientati. Niente più paludi, niente più Louisiana, solamente ghiaccio, neve e buio.

Quando Night Country ha inizio, il natale è alle porte, i pochi abitanti di Ennis si preparano al lungo inverno ed otto uomini, facenti parte di una squadra di ricerca confinata in un sito tra i ghiacci, spariscono nel nulla, lasciandosi tuttavia alle spalle una lunga serie di macabri ritrovamenti, apparentemente sovrannaturali e dagli inevitabili echi Carpenteriani, risulta infatti arduo non tornare a La Cosa, in quanto modello narrativo orrorifico interamente ambientato tra i ghiacci, là dove nessuno può sentire, là dove nessuno può vedere.

Il cambio di passo risulta dunque notevole. Il thriller canonico si disperde tra le tempeste di neve e i forti venti, lasciando ampio spazio sia ai toni del dramma, che a quelli dell’horror, scoprendo una dimensione scenica via via più splatter, sanguinosa e per certi versi perfino Lovecraftiana, dimostrando in seguito di saper compiere un egregio lavoro di scrittura, tornando sulle proprie tracce, stravolgendone del tutto il significato, così che lo spettatore si convinca, ed infine crolli dinanzi alla sorpresa e ciò che di fatto è.

Ancora una volta un’indagine sul male, non più legata alla violenza cieca che nel corso della prima stagione si abbatte senza sosta sull’innocenza violata di bambini, adolescenti e donne, piuttosto sulla capacità della paura di diffondersi sempre più, dilagando e mutando di forma, senso e linguaggio, fino a disperdersi, mietendo vittime e lasciandosi pur sempre alle spalle, una grande verità che vede contrapporsi tra loro, il dolore e il desiderio del riscatto.

True Detective - Cinematographe

True Detective: Night Country: valutazione e conclusione

Non ci sa fare con quelli a cui tiene, confessa in un scena piuttosto importante, Leah Danvers (Isabella Star LaBlanc), la figlia adolescente, perciò confusa, conflittuale e giustamente battagliera della Detective Liz Danvers (una rediviva, rabbiosa e memorabile Jodie Foster), alla sua spalla, Evangeline Navarro (una mostruosamente solida e travolgente Kali Reis, ex campionessa di pugilato, alle primissime esperienza da attrice), definendo immediatamente il carattere, la spigolosità e così l’anima della protagonista di quest’ottima quarta stagione, cui il passato non ha mai realmente detto addio, perseguitandola senza lasciarle alcuno scampo.

I protagonisti, o meglio, le protagoniste di True Detective: Night Country, trattandosi di una stagione pressoché al femminile, fatta eccezione per il sempre ottimo John Hawkes e il buon, Finn Bennett, nei panni del figlio di quest’ultimo, così com’era stato per i protagonisti delle precedenti stagioni, convivono fortemente irrisolte con i propri demoni e le proprie debolezze, senza mai venire a patti con la risoluzione del dramma, piuttosto accettandone irrimediabilmente effetti e conseguenze, custodendone gelosamente il peso, causa principali di divorzi, incomprensioni, disfunzionalità familiari, depressione e così via.
Un’inquietante indagine sul male sì, ma ancor prima, una lucidissima e chirurgica analisi del trauma e dei fantasmi che attanagliano senza alcuna pietà le anime delle donne di Ennis, e più in generale di ognuno di noi.

True Detective: Night Country è disponibile su Sky Atlantic e NOW, a partire da lunedì 15 gennaio 2024.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8