Michael Mann: 8 curiosità che non sai sul regista di Ferrari
Uno dei più grandi cineasti degli ultimi 40 anni che, oltre a Ferrari, ha diretto capolavori come Heat - La sfida, L'ultimo di Mohicani e Alì
La cinematografia di Michael Mann copre un’area filmica che si estende vasta dagli intenti horror de La fortezza sino all’action movie di provenienza televisiva, Miami Vice, passando per lo psicologismo thriller di Manhunter – Frammenti di un omicidio; poliedrico caratterizzatore degli ultimi decenni di cinema, il regista di origine ebraica, nato a Chicago nel 1943, ha polarizzato le attenzioni della cinefilia in diversi momenti della sua carriera, andando e venendo, ma ritornando ogni volta con la forza e l’audacia di imprimere il suo stile, coniugandolo sempre in maniera differente, e di tracciare un percorso tematico capace di riconnettere ogni pellicola a quelle precedenti. L’attenzione metodica che muove la sua mano si è sempre propagata sullo schermo attraverso il lavoro fatto con i suoi interpreti, chiamati ad uno sforzo fisico, oltre che psicologico. A 8 anni dalla sua ultima fatica, Blackhat, il tecnologico action-thriller con protagonista Chris Hemsworth, Mann è tornato dietro la macchina da presa per dirigere l’opera oggi disponibile in sala, Ferrari, con Adam Driver e Penelope Cruz, ma ora andiamo a scoprire alcune delle più interessanti curiosità che si celano dietro 80 anni di vita e oltre 40 di illustre carriera.
Leggi anche Venezia 80 – Ferrari: recensione del film di Michael Mann
1. L’attrazione del notturno e la sfida contro il tempo
Le pellicole di Mann corrono sempre lungo una strada, i personaggi fuggono, inseguono, cercano salvezza e confronto avvolti in ogni occasione dal propagarsi della notte, dal diffondersi del nero filtrato unicamente dall’utilizzo reiterato e massiccio di un’invadente luce artificiale. Una corsa contro il buio, una corsa contro il tempo, principale nemico di protagonisti chiamati sempre ad affrontarne il cadenzare opprimente, dalle Strade violente del 1981 al taxi di Collateral, passando per la sfida di talenti tra Robert De Niro e Al Palcino in Heat.
2. Un metodo sfiancante
Se i temi ricorrono rimarcando i tratti autoriali di un cineasta che tra i suoi tanti vanti vede emergere quello della riconoscibilità, parallelamente le accurate interpretazioni degli attori con cui lavora, e la quasi sempre impeccabile riuscita dei personaggi, constata l’intensivo e meticoloso confronto tra Michael Mann e i suoi stessi interpreti, chiamati sempre ad estenuanti allenamenti e lunghe prove per poter temprare mente e corpo e permettere una miglior riuscita del personaggio, un’immedesimazione più efficace.
3. Gli esordi televisi di Michael Mann
La notevole ascesa in campo cinematografico per Michael Mann inizia da molto lontano quando, agli inizi degli anni ’60, decide di lasciare Chicago, per proseguire i suoi studi a Londra presso la London’s International Film School. Terminato il percorso torna negli Stati Uniti, dove comincia a sperimentare girando alcuni corti e documentari, ma è la televisione a dare una fondamentale spinta alla sua carriera, grazie alle sceneggiature redatte per alcuni episodi di Starsky & Hutch, oltre che per Sulle strade della California e Vega$, di quegli stessi anni. In qualità di produttore, inoltre, si occupa di Crime Story e, soprattutto, del celeberrimo Miami Vice, adattato a lungometraggio nel 2006.
4. La produzione e la scrittura
Una volta stabilizzatosi all’interno dell’industria cinematografica il regista mantiene questo suo ruolo esclusivamente produttivo sia per i due film targati Peter Berg, The Kingdom e Hancock, sia per il meraviglioso The Aviator di Martin Scorsese, in cui Leonardo Di Caprio si cimenta in delle sue interpretazioni meglio riuscite. Mann si è poi occupato della produzione di quasi tutte le sue pellicole, così come della sceneggiatura, lui che nel 2022 ha persino pubblicato il suo primo romanzo, Heat 2, che racconta gli avvenimenti antecedenti e posteriori rispetto ai fatti narrati nel film del 1995 che, con ogni probabilità, vedrà presto l’uscita di un seguito, tratto proprio dallo stesso scritto dell’autore.
5. Pezzi di storia recente del cinema
Il percorso di Michael Mann è costellato di pezzi pregiati che vanno a costruire un puzzle da lui dipinto con talento ed evidente cognizione di causa. Dalla drammatica corsa di Jericho, esordio accolto positivamente sia dalla critica che dal pubblico, capace di accaparrarsi un Emmy nel 1979, in pochi anni il regista passa prima alle Strade violente di James Caan, presentato al Festival di Cannes nell’81, e poi al suo unico film horror: La fortezza. Il richiamo del thriller è però tanto insistente da vederlo tornare su quegli intenti con Manhunter – Frammenti di un omicidio, che ha il merito di aver introdotto Hannibal Lecter al grande schermo e anticipa il trittico degli anni ’90 che consacra Mann a cineasta di grandissimo valore: L’ultimo dei Mohicani (1992), Heat – La sfida (1995) e Insider – Dietro la verità (1999). Il nuovo millennio si apre con il biografico Alì, che vede Will Smith nei panni del più grande pugile di tutti i tempi, e viene poi seguito da Collateral, con Jamie Foxx e Tom Cruise, la trasposizione filmica di Miami Vice, con Colin Farrell e ancora Jamie Fox, Nemico pubblico, con un Johnny Depp in versione John Dillinger, e Blakchat, film del 2015 con protagonista Chris Hemsworth. L’ultima fatica, presentata all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e da poco uscita in sala, è quella dedicata alla vita di Enzo Ferrari, interpretato da Adam Driver.
6. Riconoscimenti, premi e festival
Come riportato pocanzi diversi film dell’autore passano per i festival prima di approdare in sala, tanto da convincere gli organizzatori di Venezia a contattarlo e investirlo del ruolo di presidente di giuria nel 2012, per la 69ª edizione della Mostra. In merito ai premi più prestigiosi, invece, va sicuramente citato Insider – Dietro la verità, che nel 2000 viene nominato agli Oscar per la regia e per la sceneggiatura, oltre che come miglior film, e si accaparra anche due candidature ai Golden Globe dello stesso anno.
7. La lunga corsa di Ferrari
Il tragitto che ha portato alla lavorazione di Ferrari e alla sua realizzazione non ha corso rapido come il mezzo stesso (raccontato attraverso la persona che ne ha costituito la straordinarietà), ma ha richiesto invece un periodo di gestazione molto lungo. Innamoratosi della Ferrari in giovane età, era da circa 30 anni che Michael Man lavorava al progetto, non riuscendo però a portarlo a compimento. Negli anni ’90, peraltro, si era venuta a creare una fantastica collaborazione con Sydney Pollack, il quale però, tragicamente scomparso nel 2008, non ha potuto vedere il progetto compiuto.
8. La top 4 di Michael Mann
Intervistato da Letterbox in merito ai suoi 4 film preferiti, il regista non ha avuto molti dubbi, elencando pellicole tra loro distanti sia per indole che per contestualizzazione storica: La corazzata Potemkin (Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, 1925), Giungla d’asfalto (John Huston, 1950), 2001: Odissea nello spazio (Stanley Kubrick, 1968) e Avatar (James Cameron, 2009).
Leggi anche The Dreamers: 6 curiosità sul film di Bernardo Bertolucci