Beppe Grillo e l’aspetto molto particolare del suo ricovero in ospedale: “mi hanno messo in camera mortuaria”
Con la sua solita ironia graffiante, il comico e politico genovese ha colto l'occasione, ricordando il suo periodo in ospedale, per fare alcune significative riflessioni.
Beppe Grillo (nome completo, Giuseppe Piero Grillo) è un noto comico, cabarettista, comico, blogger e attore italiano, nato in particolare a Genova il 21 luglio 1948. Parliamo di una figura decisamente controversa che ha incontrato la fama televisiva in particolare nel 1977, per poi raggiungere ancora di più il pubblico negli Anni Novanta iniziando i suoi incredibili spettacoli di cabaret in giro per la penisola, occupandosi spesso di tematiche politiche e ambientaliste. Già nel 2005 il suo blog è diventato un punto di riferimento per il web, a tal punto che, nel 2009, con l’aiuto e il supporto costante di Gianroberto Casaleggio, fonda un suo movimento politico ovvero il Movimento 5 Stelle diventando, di fatto, uno degli esempi più imponenti dell’ondata populista sorta in Europa negli anni 2010.
Beppe Grillo è stato molto dettagliato nel suo racconto
A metà dicembre 2023, proprio Beppe Grillo è stato ricoverato abbastanza urgentemente nell’ospedale di Cecina e, nonostante le sue condizioni fossero apparse fin da subito poco gravi, l’artista è stato tenuto lì per diversi giorni prima delle dimissioni ufficiali. Ora, come riporta Fanpage.it, proprio il comico ha raccontato sui social la sua esperienza mentre era ricoverato, unendo, come al solito, ironia e realtà e cogliendo l’occasione per fare politica anche in questo contesto:
“Le disuguaglianze sono il vero problema della salute. Ridurre la povertà é migliorare la società. Dobbiamo riformare la società per riformare la sanità! Ho visto medici, infermieri, barellieri affannarsi e lavorare in modo strepitoso. Nella mia corsia ero il più giovane, a 75 anni. Mi hanno poi trovato una cameretta in medicina al primo piano, per stare un pochino più tranquillo: quella mortuaria. Non stava morendo nessuno, quindi mi hanno detto ‘perché non agevolarla, più tranquillo di così’. Ho detto che andava benissimo. Ho potuto constatare in che condizioni vivono i Pronto soccorso. Oggi la malattia principale della sanità è la diagnostica: si fanno migliaia di diagnosi perché il paziente vuole fare migliaia di esami, e questo incide per il 50% sui costi della sanità. Metà degli esami che facciamo non servono a nulla. Il paziente vuole più esami e il medico glieli dà, anche per depistare la propria responsabilità penale, non si sa mai. Poi c’è l’invecchiamento della popolazione. Un vecchio nell’ultima settimana di vita costa quanto in tutto il resto della sua vita.”
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