Jeanne du Barry, la regista Maïwenn condannata per aver aggredito un giornalista

La regista Maïwenn è stata condannata per gesti a dir poco inconsulti nei confronti di una giornalista, l'incidente sarebbe avvenuto lo scorso marzo.

La regista della nuova pellicola che vede come protagonista Johnny Depp, Jeanne du Barry, potrebbe avere un futuro brillante grazie al suo talento. Tuttavia, lo scorso marzo la filmmaker Maïwenn è stata accusata di aver aggredito un giornalista mentre era a cena in un ristorante di Parigi. Secondo i report dei testimoni, la regista avrebbe afferrato  Edwy Plenel, co-fondatore e direttore del sito Mediapart, per i capelli per poi sputargli dritto in faccia. Plenel era in compagnia del suo avvocato, che conferma la testimonianza del suo cliente, ma anche lo staff del locale conferma la versione del giornalista.

Le accuse sono state rese pubbliche proprio prima della partecipazione di Maïwenn al Festival di Cannes 2023 con la sua pellicola Jeanne du Barry. Ora arriva anche la condanna ufficiale per l’artista.

Jeanne du Barry, la regista Maïwenn dovrà pagare una multa per la condanna di aggressione volontaria

Johnny Depp; cinematographe.it

L’attrice e ex moglie del regista Luc Besson – con il quale condivide una figlia – aveva ammesso senza troppi problemi la sua colpevolezza, raccontando anche la cause che l’hanno portata a compiere il gesto apparentemente insensato e violento nei confronti del giornalista. L’artista aveva aggredito Plenel a causa di presunte news diffamatorie pubblicate sul sito web. L’articolo da non pubblicare avrebbe riguardato la sua testimonianza nell’indagine con al centro proprio il suo ex compagno di vita Luc Besson. Le dichiarazioni della regista francese sono state: “Non incolpo Mediapart per le indagini compiute su Luc Besson. Li incolpo per quello che mi hanno fatto. Per me è stato come uno stupro morale“.

La pena da pagare sarà una multa di 400 euro, oltre alla cifra simbolica di 1 euro proprio per lo stesso Plenel – per danni morali – e circa 1500 euro alla Mediapart. La condanna appare piuttosto mite, ma Maïwenn aveva sicuramente un punto da affermare in difesa della sua privacy e di una questione così intima come un’indagine riguardo un suo ex partner. L’aggressività, da sola, non paga mai.