Alain Delon e quella confessione shock che rattrista i fan: “Voglio morire, la vita è finita”
Il leggendario attore francese dal 2019 non è più lo stesso dopo aver subito un grave ictus, ma comunque è ancora in grado di intendere e di volere.
Alain Delon, attore, regista e produttore cinematografico francese con cittadinanza svizzera, nato in particolare a Sceaux l’8 novembre 1935, è uno dei divi hollywoodiani più noti ed iconici: parliamo di una star con una carriera gigantesca, considerato uno dei più suadenti sex symbol della storia insieme ad altre icone come Jean Gabin e Jean-Paul Belmondo (considerato il suo rivale diretto). Difficile riassumere, in poche battute, un’intera vita artistica così ricca di stimoli e grandi interpretazioni, ma è comunque importante ricordare la sua collaborazione con i registi René Clément, Luchino Visconti e Jean-Pierre Melville apparendo in Rocco e i suoi fratelli (1950), Il Gattopardo (1963), Frank Costello Faccia d’angelo (1967), Il clan dei siciliani (1969), La prima notte di quiete (1972), Mr. Klein (1976) e molti altri.
Alain Delon è finito in una brutta spirale mediatica e familiare
Detto questo, Alain Delon non se la sta cavando proprio bene negli ultimi anni: dopo aver subito un grave ictus nel 2019, la sua vita non è stata più lo stessa, con una debilitazione costante e una lotta davvero dura con i suoi possibili eredi: da un lato i tre figli, Anthony, Alain-Fabien e Anouchka, dall’altro la badante e dama di compagnia Hirom Rollin. Come riporta TGCOM24, in uno scenario (in particolare una visita medica a luglio 2023) in cui lo stesso attore avrebbe affermato di voler morire non aspettandosi più nulla in quanto la sua vita è finita, c’è proprio la Rollin che avrebbe accusato i figli di tentato omicidio nei confronti del padre.
I figli stessi di Alain Delon, inoltre, sarebbero divisi: Anthony e Alain-Fabien, infatti, si sarebbero opposti alla decisione di Anouchka di portare suo padre in Svizzera perché, a detta loro, più che aiutarlo più facilmente con le cure, pagherebbe meno costi per l’eredità. Insomma, una lotta senza pari da dove è anche emersa la voce dell’avvocato dell’attore, Christophe Ayela, che è assolutamente contrario alla scelta dei figli maschi di porre il padre sotto tutela giudiziaria per incapacità di intendere e di volere, in quanto, a detta sua “è sempre molto coerente, certamente indebolito, ma ancora tra noi”.
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