Sexy Beast: recensione della serie TV Paramount+
Arriva su Paramount+ Sexy Beast, serie TV britannica divisa in 8 episodi, prequel dell'iconico film del 2000 dal titolo omonimo.
In onda su Paramount+ a partire dal 25 gennaio 2024 con un episodio ogni giovedì, Sexy beast è un prequel del film del 2000, esordio dietro la macchina da presa con il primo lungomtraggio, per Jonathan Glazer, che negli anni ha diretto l’ottimo Birth – Io sono Sean, il meno apprezzato Under the skin, i fortunati videoclip che lo hanno reso celebre e il terribile straordinario La zona d’interesse, presentato al festival di Cannes e alla Festa del Cinema di Roma, oltre che fresco di nomination agli Oscar. Nella serie a interpretare i due protagonisti, nel film volti di Ray Winstone e Ben Kingsley, troviamo James McArdle e Emun Elliot, affiancati nel cast da Stephen Moyer, Sarah Greene, Tasmin Greig, Nicholas Nunn, Eliza Bennett e moltissimi altri. Divisa in 8 episodi da 50 minuti Sexy beast è un thriller dai rimandi all’heist movie e dal sapore dichiaratamente britannico, ambientato nella Londra criminale anni ’90.
Il mondo della serie prequel del film del 2000
Sexy beast mostra da subito il microcosmo in cui si muoverà l’intera narrazione e le relazioni che intercorrono tra i vari personaggi, in particolare tra i protagonisti, Gal e Don: membri di una variegata banda di criminali che non sbaglia un colpo, ma che non riesce o forse non vuole sbarcare realmente il lunario. Un equilibrio che viene poi stravolto dai pilastri della delinquenza londinese che li assoldano e sfruttano a proprio vantaggio. Un viaggio quindi in quella sempre più rappresentata malavita britannica, che mantiene il suo tono più discreto, diffidente e distaccato anche nel mondo criminale. Nelle prime 3 puntate ogni figura, più o meno principale è collegata l’uno all’altra, e inquieta nell’accettare proposte allettanti circondate da un alone di mistero, dalla volontà di mettere le mani su un tesoro inestimabile e sconosciuto. La serie prequel del film dal titolo omonimo, Sexy beast, di Jonathan Glazer, arriva così a 24 anni di distanza da una pellicola che si ricorda non solo come il primo lungometraggio diretto dal regista, ma anche per la performance di Ben Kingsley, come sempre magistrale, degno di premi e nomination, e per trattarsi di un genere definibile all’alba del suo periodo migliore.
Dal crime all’heist movie a qualsiasi prodotto audiovisivo che mette al centro della trama una banda di criminali, di opere cinematografiche e televisive oggi ce ne sono un numero infinito. Che siano alcune lodevoli, altre più interessate alla trama e altre alla complessa psicologia dei propri protagonisti, si sta tentando negli anni di legare questo stile a un tono più leggero, comedy e che cerca di non prendersi troppo sul serio. Non è comunque il caso di Sexy beast, che non va tanto per il sottile e osa in una violenza gratuita, della quale a volte non c’è bisogno. Seppur diverso, si nota qualche somiglianza con Gangs of London, che in realtà abbondava di scene sanguinarie e disgustose e che prediligeva azione e intere sequenze di lotta, con un montaggio serrato. Sexy beast è un tipo di show differente, ambientato in un’altra epoca, ma che fa di Londra e del suo lato più oscuro, una delle caratteristiche vincenti. Per certi verti rende quindi così godibile una serie ricca di elementi già visti e noti. La stessa coppia di protagonisti che ben oscilla tra un’amicizia approssimativa e un rapporto consolidato negli anni, crea quell’empatia che giusta e funzionale, non aggiunge però quanto servirebbe allo show. Non sarebbe mai stato un compito facile, ma Sexy beast aveva dalla sua la tecnica, il cast e la base del film del 2000 dal quale partire.
Caratteri e personalità dei protagonisti
È l’imprevedibilità di alcuni personaggi e la relazione che intercorre tra i 2 protagonisti, che parlano con un’incomprensibile accento, un altro punto di forza della serie, così come lo è anche l’intento di esplorare le origini di un’amicizia indissolubile e che rende la figura di Gal l’unica capace di capire veramente l’altro. La stessa psicologia e personalità di Don è forte e carica di tensione nel rapporto con una gelida manipolatrice sorella maggiore che, come lui, affonda brutalità e follia in un passato tormentato e dominato dalla paura. Gal, invece, mente di ogni colpo, è più misurato, equilibrato, fedele esecutore del suo stesso codice morale, nella sempre più intrigante marcata differenza tra l’essere ladri e assassini. Gli stessi antagonisti, che potrebbero essere tanto il capo Teddy Bass, sociopatico e violento, volto di Stephen Moyer, quanto il villain per eccellenza, il giovane McGraw, personificazione della crudeltà, interpretato da Nicholas Nunn, non stupiscono, né guastano. La serie stimola con un pizzico di novità nell’anticipazione di uno scontro tra antagonisti e quindi di una battaglia senza eguali tra chi sarà più capace di distruggere l’altro. In mezzo la banda di Gal, alle prese con qualcosa più grande di loro e desiderosa tanto sopravvivere, quanto di non vedere morire e soffrire i propri compagni.
Ecco che pericolose love story e legami familiari si mescolano a quella Londra grigia, spietata e che nasconde dietro la sua magia, la sua arte e la sua immagine imperiale, una criminalità silenziosa e insidiosa, e che sopravvive nella corruzione che contraddistingue istituzioni e poteri. Se sullo sfondo Sexy beast sembra lasciar intendere che quella vita di cui ci si accontentava aveva come rischio solo quello di finire in galera, la conquista della città porta con sé conseguenze ben più grandi: mettere e repentaglio la propria vita e quella di chi si ama. Gli spettatori amanti del crime, sanno, probabilmente fin dalla primissima inquadratura della puntata iniziale che i protagonisti avrebbero dovuto insistere a contare solo sulle proprie forze, senza mai legarsi a chi non possono controllare. Ma come avidità, tossicodipendenza, differenze di classe, maschilismo, violenza e disumanità sono tematiche tipiche del genere e ampiamente incasellate nelle prime 3 puntate dello show, la brama di potere e quel bisogno di indipendenza e sensazione di libertà sono il tema centrale della serie e coinvolgono ogni componente del cast, dalle figure principali a quelle minori.
Sexy beast: valutazione e conclusione
Ciò che è evidente fin da subito è che, almeno all’apparenza, non c’è niente che realmente non funziona o non convince nella nuova serie Paramount+. E il motivo è che non c’è nulla di nuovo. È facile sapere come conquistare il pubblico e i fan di questo tipo di film e serie tv, un po’ più ambizioso e complesso sarebbe stupirlo e rendere uno show diverso, originale, con un tocco in più rispetto a tutti gli altri che trattano il medesimo tema. Sexy beast sarebbe potuto essere un grande successo, ma arriva con più di 10 anni di ritardo e tutto ciò che è degno di nota e ben realizzato, è comunque ormai estremamente popolare, quasi troppo comune e quindi scontato. Nulla da dire sulla recitazione che già da nomi noti del cinema e della televisione nel panorama britannico e internazionale, e su una fotografia e un montaggio capaci di regalare alla serie una cornice elegante e dinamica, raffinata e curata anche nella messa in scena di sequenze efferate e a volte difficili da guardare.