Star Wars: Daisy Ridley racconta quali preziosi consigli le ha dato J.J. Abrams
Il franchise l'ha vista apparire per la prima volta all'interno di Episodio VII.
Star Wars è un brand che, nel corso del tempo, ha consolidato sempre di più il suo potere incredibile: parliamo di una delle serie cinematografiche (e poi, successivamente, anche seriali) più longeve della storia del mondo dell’intrattenimento, con questa complessa storia che è nata per colpa di un film arrivato nel 1977, diretto da George Lucas, che ha cambiato la storia della settima arte in modo definitivo. Nel corso del tempo, la saga principale si è andata ad ampliare sempre di più, passo dopo passo, con sempre più progetti collaterali che hanno visto la luce, tra action figure, videogiochi, libri, fumetti e molto altro ancora.
Star Wars è nato nel 1977 grazie all’intuito di George Lucas
Allo stato attuale, almeno la saga principale di Star Wars è terminata (perlomeno la storia relativa agli Skywalker) con un finale che in realtà non ha convinto più di tanto l’utenza e la critica, nonostante, effettivamente, gli incassi non sono andati così male. Ebbene, in questo contesto, la Lucasfilm ha già programmato il futuro del franchise, con tanti nuovi lungometraggi in arrivo tra cui spicca uno, in particolare, dove tornerà un personaggio molto amato ovvero la Rey Skywalker interpretata da Daisy Ridley (Chaos Walking, Assassinio sull’Orient Express). Ebbene, proprio la stessa attrice, in una recente intervista per Inverse, ha raccontato quali consigli gli ha dato J.J. Abrams sul set.
“Comprendi la portata. Questo non è un ruolo in un film. Questa è una religione per le persone. Cambia le cose a un livello inconcepibile. Quando tutta quella follia stava accadendo, pensavo: ‘Sto bene. Sto bene. Sto affrontando bene. Va tutto bene’. E stavo bene, per la maggior parte. Ma penso che ciò con cui ero veramente alle prese era che era la mia normalità, ma non era normale per le altre persone. Per gli amici e la famiglia, o per chiunque veda qualcosa in un modo leggermente diverso dal tuo, c’è questa proiezione di te, di te in quel mondo, e di come ci si sente a fare questo e quello. E tu dici: ‘Beh, in realtà, sono solo un essere umano, separato da quello’. È proprio questa lotta, tra la realtà e la fantasia, che spesso viene proiettata su di te.”
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