The Woman in the Wall: recensione della miniserie Paramount+
The Woman in the Wall è una serie TV ambientata in Irlanda, tra atmosfere cupe e uggiose e potenti performance, un crime thriller da seguire tutto d'un fiato!
The Woman in the Wall è una intrigante, scrupolosa serie TV ambientata in Irlanda, in streaming su Paramount+ a partire dal 20 gennaio 2024. I 6 episodi la rendono una miniserie autoconclusiva, a cavallo tra i generi cinematografici: un po’ crime thriller, un po’ horror psicologico, riesce a entrare in una realtà documentata ma che il pubblico di massa non conosce a sufficienza. Il mistero e l’orrore della Case Madgaleine viene usato come background, paesaggio tematico e storico del plot principale, la storia dolorosa e traumatica della protagonista Lorna Brady.
Una serie intensa e riuscita, offre un pregevole spaccato storico e un giallo centrale da risolvere, mettedo insieme sia la prospettiva accattivante di un mystery che il dramma umano dei protagonisti.
Una miniserie misteriosa che cattura l’anima mistica dell’Irlanda
Lorna Brady è la fortissima, potente protagonista di una storia raccontata in sei puntate, una storia dai toni – ma anche dai colori e dai suoni – scuri, grigi, neri. Una cupezza insita colpisce lo spettatore sin dalla prima sequenza, accompagnandolo come una minaccia sussurrata e costante, fino all’ultimo secondo della puntata finale. The Woman in the Wall è una miniserie che non cerca la luce, ma si muove con agio nelle sue ombre, nella sua nebbia e nelle lande splendide ma desolate del paese – spesso dipinto come luogo di streghe, magie e misteri – che ospita la vicenda: l‘Irlanda. Una regione del mondo così verde che riesce, grazie alla brillante regia degli artisti che la utilizzano come tavolozza sulla quale dipingere, luogo mistico e ancestrale, senza tempo, un purgatorio dalla bellezza umida, coperta di brina e ricca di significati muti, insondabili.
La terribile storia di Lorna, una donna sopravvissuta alle maledette Case Magdaleine (istituti femminili dove sono state, per circa 150 anni, rinchiuse le donne irlandesi considerate immorali in seguito a gravidanze avute fuori dal matrimonio), è una storia di streghe – più volte per riferirsi alla stessa protagonista, una donna diversa e considerata maledetta, viene utilizzato il termine “banshee” – che copre una realtà peggiore di qualsiasi film dell’orrore. The Nun – la celebre saga cinematografica horror con al centro il demone vestito da suora – con le sue “sorelle” macabre si unisce alle atmosfere del capolavoro di Martin McDonagh, Gli spiriti dell’isola, ma anche alla violenza della Chiesa nei confronti delle madri sole, giovani, prive del riconoscimento divino vista nell’horror Sorella Morte, per creare un prodotto che parla di femminilità e dolore, facendo leva sulla performance indimenticabile della sempre splendida Ruth Wilson.
La regia della serie, affidata al duo Harry Wootliff-Rachna Suri, è bilanciata e strutturata: nonostante lo show si articoli su diversi livelli, diramandosi in sottotrame, filoni, svincoli, mettendo insieme il sonnambulismo e la disperazione della protagonista con il mistero della donna trovata morta nel suo apparamento, alla fine tutto quadra. Wilson è sfibrata, rotta, ma anche ribelle e indomabile: un’intera città la crede folle, le mente dicendole che la figlia avuta in gioventù è morta, ma la sua sensibilità non le permette di desitere nella ricerca alla verità. L’indagine personale di Lorna si unisce alla indagine legale del detective incaricato di fare ricerche su di lei, il giovane Colman Akande (Daryl McCormack).
Figli di una coppia interraziale, dopo l’abbandono viene affidato ad un istituto che non ha per lui alcuna compassione o pietà, traumatizzandolo a vita. Nonostante venga poi adottato e cresciuto da una ottima famiglia, continua a rivivere il suo incubo persoale, tra insonnia e paturnie. Il trauma del poliziotto e quello di Lorna, entrambi vittime di una società bigotta e razzista che li ha cresciuti come emarginati, li unisce lentamente. I due esseri umani feriti, soli, si aiutano a vicenda a superare le colpe generazionali e i mali socialio-culturali che hanno decretato la loro solitudine. La grande colpevole, matrigna suprema, cinica autorità senza bussola se non il vil denaro e il potere politico, è la sacrissima Chiesa: un luogo maledetto, omertoso e punitivo a cui vengono lasciati pochi punti di luce.
The Woman in the Wall: valutazione e conclusione
The Woman in the Wall è una serie crime, tra il thriller e il psico-thriller, ricca di suspence e interpretazioni brillanti. I protagonisti, diversi e complementari, si uniscono e amalgamano con perfetta armonia. La chimica naturale è forte, così come la capacità di gestione degli spazi, dei silenzi, dell’alternanza sonno/veglia. Fantasia, magia e realtà si annodano e ingarbugliano, creando un giallo perfetto da godere in una golosa serata libera, perfetta per il binge-watching, ma di qualità!