Roma FF11 – At the End of the Tunnel: recensione del film di Rodrigo Grande
Una produzione ispanico-argentina, una storia particolarmente paradossale, difficile da far vivere a chi la sta a guardare. Al Final del Tunel – titolo internazionale At the end of the tunnel – è l’ultimo film di Rodrigo Grande presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.
La dura vita di un uomo sulla sedia a rotelle sembra migliorare da quando ha affittato una delle sue stanze ad un’avvenente donna e a sua figlia. Una notte, mentre sta lavorando nello scantinato, si accorge che una banda di ladri sta scavando un tunnel sotto casa sua con l’obbiettivo di svaligiare la banca accanto. Come se non bastasse, scopre che la donna a cui ha affittato la stanza fa parte della suddetta banda; l’uomo, abbattuto ma al contempo stesso scosso, comincia ad escogitare un piano per contrastare i malviventi nonostante il grado di pericolosità.
Mescolare la sensibilità di amare con la pericolosità di agire è la prerogativa su cui si basa At the End of the Tunnel.
Tale virtuosa scelta di incentrare il film su questo curioso paradosso, si tramuta in una reiterata rappresentazione scenica che minimizza notevolmente il prodotto. Le interpretazioni standard applicate agli attori coinvolti, non facilitano il compito del regista argentino, che non riesce ad andare oltre a una conduzione stilistica ampiamente scolastica.
Amare e patire
Patire per amore, una sensazione dalla quale nessuno è esente; Al Final del Tunel presenta per l’appunto un titolo metaforicamente indicativo, enfatizzandone l’aspetto principale ovvero l’eterno dualismo fra amore e sofferenza.
Rodrigo Grande costruisce intorno a questo controverso binomio, un contesto arcigno, terribilmente plumbeo, rispecchiando – almeno in parte – lo stato d’animo dei protagonisti. La fotografia aiuta a far trasmettere questa sensazione allo spettatore attraverso dei convincenti chiaro-scuri, non eccedendo più del dovuto.
Al Final del Tunel non ha eclatanti sussulti ; senza infamia e senza lode offre al pubblico un lavoro moderato, quasi lineare, rimanendo fedele all’intento principale del regista. Nonostante la coerenza narrativa però, il film non coinvolge quanto basta, “riversando” nello spettatore, un distacco emotivo evidente. Poco convincente dunque, con una tematica già vista, attuata con troppa semplicità senza mai eccedere. Poca suspense e la morbosa voglia di rendere troppo eterogeneo un prodotto normale, che non ha nulla d’aggiungere.
Speranza sinonimo di forza
Rodrigo Grande – come accennato prima – cerca di dare un tono agrodolce alla sua pellicola; una speranza quella che “dona” al dismesso protagonista,rappresentando il tutto nella maniera più struggente possibile. Al Final del Tunel diventa un lavoro temerario, che con determinatezza, tenta di sollecitare chi lo guarda a ritrovare e soprattutto valorizzare quella forza interiore utile a vivere la vita nel miglior modo possibile. Soffrire ma rialzarsi a testa alta affrontando ogni difficoltà.
Esageratamente retorico, e nemmeno l’evidente – forse puerile – rimando hitchcockiano riesce ad aggraziarsi gli “inguaribili” cultori alla costante ricerca di determinati parallelismi. Il rischio di indisporre lo spettatore è tanto, ma Al Final del Tunel – proprio per la sua semplicità – nonostante tutto, consegue una “striminzita” sufficienza. Non sempre fare un film per un’ampia fascia di pubblico comporta a successo, e nel caso del film di Rodrigo Grande l’osservazione appare evidente.
At the End of the Tunnel è un film scritto e diretto dal regista Rodrigo Grande. Nel cast Leonardo Sbaraglia, Pablo Echarri, Clara Lago, Federico Luppi, Uma Salduende, Javier Godino.