La favorita del re: recensione del period drama Sky
La storia scandalosa tra il re di Francia Enrico II e la cortigiana Diane de Poitiers al centro del period drama con protagonista Isabelle Adjani
La vita della cortigiana Diane De Poitiers, la donna più influente della corte di Enrico II di Francia, nella nuova serie Sky Exclusive: La favorita del re, diretta da Josée Dayan (Il conte di Montecristo, I Miserabili). Il period drama rinascimentale in quattro puntate vede protagonisti Isabelle Adjani (The Story of Adele H., Call my Agent!), Hugo Becker (Leonardo, Gossip Girl, Call my agent!) e la “nostra” Gaia Girace (indimenticabile Lila ne L’amica Geniale) nel ruolo di Caterina de Medici. Nel cast anche Gérard Depardieu nei panni di Nostradamus, Samuel Labarthe e Virginie Ledoyen. I quattro episodi della serie saranno disponibili in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 31 gennaio 2024.
Per più di vent’anni, Diane de Poitiers è stata la favorita del re Enrico II. Nonostante il suo carattere forte e la sua leggendaria bellezza, Diane è solo una cortigiana e la sua posizione rischia di essere messa a repentaglio dall’imminente matrimonio di Enrico con Caterina de’ Medici. Diane farà di tutto per mantenere la sua influenza, lei che ama vincere ogni sfida, che ama il potere e la ricchezza e che al fianco del suo sovrano si sentirà quasi come una regina.
La favorita del re – Gli intrighi della consigliera del re
Da anni ormai la serialità ci ha parlato degli intrighi di palazzo, delle vite dei reali, dei loro tormenti, delle logiche spesso crudeli di potere in ogni epoca e in ogni latitudine con storie avvincenti, personaggi memorabili che ci hanno fatto immedesimare nelle vite dei sangue blu, in esistenze che possiamo solo immaginare di vivere: si pensi a The Crown, serie ormai culto di Peter Morgan sulla corona inglese, I Tudors, l’irriverente The Great con Elle Fanning su Caterina II di Russia, e ovviamente Il Trono di Spade e il suo spin-off House of the Dragon, serie epiche che non hanno ovviamente un’attendibilità storica ma che ricordano e si ispirano a numerosi eventi della storia, per fare un esempio la Guerra delle due Rose tra le casate Lancaster e York per il trono inglese (1455-1485) ricorda quella tra i Lannister e gli Stark. La favorita del re si inserisce in questa, ancora lunghissima, lista raccontando la vita dell’influente Diane de Poitiers, consigliera e amante del re Enrico II, totalmente affascinato dalla nobildonna, dalla sua bellezza e personalità.
La narrazione a tratti risulta storicamente puntuale, ma spesso si prende delle libertà, in primis le età dei protagonisti: Enrico II sale al trono a 18 anni e Diane de Poitiers aveva circa 20 anni più del re, e anche questa grande differenza d’età tra i due destò scandalo a corte. Qui la duchessa è interpretata da Isabelle Adjani, 68 anni, e il sovrano da Hugo Becker, 36 anni, ed entrambi dimostrano ampiamente la loro età, e di certo è difficile pensarli rispettivamente come una quarantenne e un quasi ventenne. Oppure il fatto che Nostradamus avesse predetto per il re un futuro infausto è falso, il celebre astrologo profetizzò per Enrico II invece un grande futuro, ma così non fu dato che morì tra atroci sofferenze dopo aver partecipato a una giostra.
La favorita del re: valutazione e conclusione
Qualche libertà si può perdonare quando si produce un film o una serie su fatti e personaggi storici, e qualche evento, soprattutto quelli privati dei protagonisti, può essere legittimamente romanzato per rendere più appassionante una storia, soprattutto così lontana nel tempo. Quello che è difficile da accettare però in La favorita del re, soprattutto con in mano una materia del genere dalla quale si può ricavare una solida sceneggiatura (vedi gli esempi sopracitati), è un racconto scarno, oleografico, per niente accattivante, tutto concentrato su infinte scene che inquadrano la protagonista persa nei suoi pensieri, nei suoi soliloqui che non aggiungono nulla alla narrazione e soprattutto al personaggio del quale non si riesce a comprendere fino in fondo la grande personalità per la quale è passata alla Storia, concentrandosi nei dialoghi nel sottolineare, quasi ossessivamente, solo la sua “straordinaria bellezza”. Il tono è spesso quello di una soap opera in costume più che quello di un sontuoso period drama. Anche le performance di tutto il cast, e in particolare di Isabelle Adjani, risultano monocorde, nonostante un cast di prim’ordine forse “schiacciato” da una regia piatta.