We are the world: la notte che ha cambiato il pop – trama e dettagli del documentario Netflix sulla genesi dell’iconica canzone

Un documentario di 39 anni fa che ha scritto la storia del cinema e della musica: ora ritorna su Netflix! Vediamo i dettagli.

We are the world è il nome di uno dei pezzi più celebri della storia della musica: una vera icona degli ultimi 40 anni di cultura, ha messo insieme le voci più belle di tutti i tempi, perfettamenti individuabili e distinguibili, forse in modo impossibile e irreplicabile ai tempi d’oggi. Una improvvisazione documentata dall’opera del regista Bao Nguyen che ha registrato tutti gli eventi che hanno portato a quella favolosa notte del 28 gennaio 1985.

La pellicola Netflix, disponibile a partire dal 31 gennaio 2024, espone tutte le dinamiche, gli incastri, i problemi e gli scontri che hanno aiutato a scolpire la canzone più riconoscibile e amata degli ultimi anni. Scopriamone i dettagli!

We are the world, un documentario con i volti più celebri della musica internazionale

We are the world documentario - cinematographe.it

Un documentario per raccontare la notte creativa più iconica della storia, quella in cui è nata la canzone We are the world, cantata – a parti assegnate – da più di 40 voci della musica internazionale. Leggendario, una creatura che parte dalla tragedia dell’Africa per diventare canto di solidarietà corale ma anche e soprattutto medley improvvisato, raduno di ore in una sola notte che ha messo insieme pop star, star del soul, nomi che già da soli vanno tremare il cuore degli amanti della musica.

Da una idea del cantante Harry Belafonte, che nel dicembre ’84 aveva assistito alla creazione della campagna Band Aid con Do They Know It’s Christmas?, decide di mettere insieme un progetto simile coinvoglendo alcuni dei suoi colleghi più celebri. Grazie ai contatti di Ken Kragen, produttore, entra in contatto con Lionel Richie, che porta Quincy Jones a dirigere, ma anche Michael Jackson e Stevie Wonder alla scrittura del brano. Ma i nomi iniziano a fioccare e si arriva, lentamente, a coinvolgere in tutto 46 artisti. Quale possibilità di metterli tutti insieme nello stesso luogo? Come pagare il cachet incredibile? Come scegliere il giorno? L’occasione giusta sono è approfittare degli American Music Awards. L’intero cast sarà alla cerimonia, basterà trasferire tutto in uno studio di registrazione.

Momenti di smarrimento, un Bob Dylan alquanto spaesato, Michael Jackson impeccabile e uno Stevie Wonder ricco di entusiasmo, ma anche le manie di grandezza di Prince, l’insofferenza di tutti alla grande quantità di necessità e la difficoltà, un prodotto finale vincente nonostante le avversità. Il documentario segue tutto, passo per passo, magari sorvolando sui momenti di conflitto più acceso (che avremmo amato vedere). Vediamo, sullo schermo, artisti del calibro di Ray Charles, Paul Simon, Tina Turner, Diana Ross, Willie Nelson, Dan Aykroyd. Lionel Richie se lo chiede: sarebbe possibile rimettere in piedi una tale opera al giorno d’oggi? I dubbi sono tanti!

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