Bob Marley – One Love: recensione del film di Reinaldo Marcus Green
La recensione del biopic sul leggendario artista di Exodus e Catch A Fire, diretto dal candidato al Premio Oscar, Reinaldo Marcus Green. In uscita nelle sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 22 febbraio, distribuzione a cura di Eagle Pictures
“Emancipate yourselves from mental slavery; None but ourselves can free our minds. Have no fear for atomic energy, ‘Cause none of them can stop the time.” È sufficiente tornare per un paio di minuti o poco più – la durata ufficiale corrisponde a 03:53 – alla celebre ballata socio-politica di Bob Marley, Redemption Song, per farsi un’idea immediata e più che concreta di tutto ciò che manca a Bob Marley – One Love. Biopic diretto dal Reinaldo Marcus Green di King Richard – film recente dalla scarsa fama, divenuto titolo discusso, esclusivamente a causa di quello schiaffo della vergogna, da parte di un Will Smith apparentemente incapace di svestire i panni degli insopportabili personaggi interpretati sul grande schermo –, Bob Marley – One Love è scritto da Zach Baylin, Frank E. Flowers e Terence Winter, autore quest’ultimo di gran parte degli script de I Soprano e così di The Wolf of Wolf Street.
Quando c’è di mezzo la famiglia
Rivolgendo una rapida occhiata ai nomi coinvolti, tanto in produzione, quanto a ruoli ben più tecnici – per fare soltanto un esempio, l’assistente al montaggio – si ha l’evidenza di un’operazione familiare smaccatissima che non soltanto mette a disposizione del regista e dell’intero progetto, i diritti musicali di quanto creato nel corso della sua breve vita dal Bob Marley qui mai raccontato e mostrato a dovere, ma decide perfino quale genere di biopic dovrà essere questo Bob Marley – One Love – certamente discussa e per questo inevitabilmente parte di un qualsiasi credibile prodotto sull’uomo e artista, Marley -, ripulendone l’immagine fino a proporne un santino ai limiti della credibilità, dunque noioso e molto poco affascinante.
Non è casuale, che la maggioranza dei biopic musicali degli ultimi anni di cinema non sia riuscita ad emergere, passando per titoli quali Bohemian Rhapsody, Rocket Man, Judy e Dietro i candelabri. Vuoi per una libertà totale rispetto ai diritti musicali e al trattamento della vita degli artisti, vuoi per una presenza massiccia di uno o più familiari di questi ultimi all’interno dei progetti, eppure, nessuno di loro è mai riuscito ad imprimere realmente nella memoria storico/cinematografica, tanto i volti e i corpi, quanto l’arte da questi scaturita, poiché fin troppo interessati ad un’operazione pulizia che mai sembra aver accolto consensi nel corso di questi anni, sia da parte del pubblico, che da parte della critica.
Infatti, tutto ciò che i fan, gli appassionati, i semplici conoscitori e più in generale il pubblico pagante, avrebbero voluto – e dovuto – trovare all’interno di questo film, sarebbe dovuto essere, Bob Marley il poeta, il ribelle, colui che meglio e più di ogni altro seppe incarnare il concetto di originalità, la sua immagine per certi versi mitica e rarefatta, un po’ per quell’incessante cappa di fumo sprigionata dalle canne e un po’ per quell’ottimismo mai messo a tacere, perfino dalla violenza generata dal disordine sociale e dall’abbandono, tanto del padre bianco – una delle poche sorprese del film -, quanto di Marley stesso – l’esilio in Inghilterra e la radicale separazione dal nucleo familiare, spesso tradito e dall’amore -, eppure non vi è niente di tutto questo.
Bob Marley – One Love: valutazione e conclusione
La famiglia Marley in qualche modo sceglie e muove le pedine, creando un nuovissimo Bob Marley, che nulla ha a che fare con l’artista globalmente ammirato ed ascoltato – la musica all’interno del biopic è fortunatamente onnipresente e ancora suona alla grande -, incapace di (ac)coglierne appieno i simbolismi, la feroce carica emotiva, l’impegno, nonché protagonismo nello scenario riflessivo socio/economico internazionale e più nello specifico giamaicano, il dolore, la complessità emotiva ed il caratteristico modo di rivolgersi e dialogare, del suo personaggio.
Nonostante la scelta immediata e questa sì, interessante e dovuta, da parte di Reinaldo Marcus Green, Zach Baylin, Frank E. Flowers e Terence Winter, di non dare a Bob Marley – One Love quella forma convenzionale e abusatissima, vista e rivista nella maggioranza dei biopic hollywoodiani, musicali e non solo, che comincia con l’ascesa e che si conclude con caduta dell’uomo e dell’artista raccontato, molto del potenziale del film risulta ben presto sprecato, nonostante le ottime interpretazioni di Kingsley Ben-Adir e Lashana Lynch, nei panni della moglie di Bob Marley, Rita.
Un film questo fin troppo rispettoso, tirato a lucido e incapace di rendere interessante anche la più radicale, bizzarra, unica e certamente sospesa delle vite. Perdere il genio senza più ritrovarlo, annunciato, eppure mai realmente mostrato, il Bob Marley di Reinaldo Marcus Green e famiglia Marley, dimentica il proprio manierismo e così la propria verve e fisicità selvaggia, divenendo altro, una pallida trasfigurazione che nulla ha a che fare con: “Singin’ don’t worry about a thing, worry about a thing, oh every little thing gonna be alright, don’t worry”. Ed è un vero peccato.
Bob Marley – One Love è in uscita nelle sale cinematografiche italiane, a partire da giovedì 22 febbraio 2024, distribuzione a cura di Eagle Pictures.