Night Swim: recensione del film di Bryce McGuire
La recensione dell’horror soprannaturale che Bryce McGuire ha tratto da un suo precedente cortometraggio. Nelle sale dal 22 febbraio 2024.
A chi non piacerebbe avere una piscina tutta per sé nel giardino di casa nella quale tuffarsi, nuotare e rilassarsi, a bordo della quale organizzare – meteo permettendo – party e grigliate con amici e parenti. Per chi può permettersela è un sogno che diventa realtà, un diversivo o una forma di divertimento, oltre che un simbolo di lusso e uno status sociale, ma anche qualcosa che può trasformarsi nel peggiore degli incubi come nel caso della famiglia di Ray Waller, un ex giocatore di baseball della Major League costretto al ritiro anticipato a causa di una malattia degenerativa, che si trasferisce in una nuova villa insieme alla premurosa moglie Eve, alla figlia adolescente Izzy e al figlio Elliot. Sono proprio loro gli sfortunati protagonisti di Night Swim, la pellicola scritta e diretta da Bryce McGuire, prodotta dalla Atomic Monster di James Wan e dalla Blumhouse, distribuita nelle sale nostrane da Universal Pictures a partire dal 22 febbraio 2024.
Una piscina infestata da presenze demoniache al centro di un ghost-house movie derivativo
In assenza di altre idee, per il suo battesimo di fuoco in un lungometraggio il regista e sceneggiatore statunitense ha scelto di rimettere mano a uno dei tanti cortometraggi da lui firmati in passato, nello specifico l’omonimo short (co-diretto con Rod Blackhurst) del 2014, all’epoca divenuto virale sulla piattaforma Youtube. Questo a distanza di dieci anni è stato sottoposto a una manipolazione genetica a livello narrativo e drammaturgico che gli ha consentito di approdare sul grande schermo in una nuova veste, pur mantenendo quelle che sono l’essenza, le linee guida della matrice e le inquietanti suggestioni legate dalle alterazioni della visione provocate dall’acqua della piscina che dopo avere dato apparenti benefici ai suoi proprietari si rivela una fonte dalla quale riemergono forze maligne e demoniache in grado di trascinare tutti coloro che ci sguazzano nei profondi abissi del terrore.
In Night Swim una piscina torna ad essere un dispensatore di morte, efferati delitti e malefici
Ecco allora che ritorna a galla come da copione e nel senso letterale del termine un oscuro segreto dal passato legato ai luoghi dove ora sorge la struttura in questione. Si passa così dagli effetti miracolosi alla Cocoon al più classico degli horror, con la piscina che torna ad essere un dispensatore di morte, efferati delitti e malefici. In tal senso ci ricordiamo, anche se invece dovremmo dimenticare dati i risultati, quante volte le sue acque si sono tinte di rosso per alimentare le trame di film come Aquaslash, Death Pool o The Pool. In Night Swim non ci sono però serial-killer o alligatori assetati di sangue e pronti a spedire al creatore le vittime designate, bensì forze demoniache che hanno come unico scopo quello di tormentare e di sbarazzarsi degli “ospiti” della casa infestata di turno che fa da cornice all’ennesimo ghost-house movie preconfezionato appartenente alla famiglia allargata dell’horror soprannaturale.
McGuire mescola rimandi alla cultura degli anni Ottanta, attinge a grandi classici come Il mostro della laguna nera e strizza spudoratamente l’occhio al J-Horror
Nella cerchia del filone in questione un film come Night Swim non aggiunge assolutamente nulla alla causa poiché si limita ad assemblare già dalla fase di scrittura tutta una serie di immaginari, stilemi e reference che appartengono al campionario normalmente a disposizione di chi si confronta con il suddetto genere. Il ché contribuisce a servire sullo schermo una minestra riscaldata di dinamiche e intrecci già visti e sentiti, al cospetto dei quali lo spettatore non potrà che avvertire una fastidiosissima sensazione di déjà-vu. McGuire mescola rimandi alla cultura degli anni Ottanta, attinge a grandi classici come Il mostro della laguna nera e strizza spudoratamente l’occhio al J-Horror (The Ring piuttosto che Dark Water), aggiungendo poco e niente della farina del proprio sacco. Motivo per cui a conti fatti Night Swim si presenta come un prodotto assolutamente derivativo, al quale non bastano una buona gestione della suspense e un uso efficace del jumpscare per soddisfare le esigenze degli abituali frequentatori del genere. Così come nemmeno la presenza nel cast nei panni di Eve dell’attrice irlandese Kerry Condon, candidata agli Oscar per la sua interpretazione ne Gli spiriti dell’isola, è servita ad alzare l’asticella.
Night Swim: valutazione e conclusione
Per il suo esordio nel lungometraggio Bryce McGuire rimette mani a un suo precedente cortometraggio divenuto virale in rete dieci anni fa. Il cambio di veste e formato non ha prodotto suo malgrado gli esiti sperati, con un horror soprannaturale che si affida alla buona costruzione della tensione, al sonoro e al jumpscare per coprire le mancanze, le défaillance e i limiti narrativi e strutturali di un film derivativo che si limita a mettere insieme reference, immaginari e stilemi del filone d’appartenenza, vale a dire il ghost-house movie. Il regista e sceneggiatore americano mescola rimandi alla cultura horror anni Ottanti, ai classici del genere e strizza spudoratamente l’occhio al J-Horror degli ultimi decenni. Nemmeno la presenza nel cast della candidata all’Oscar Kerry Condon riesce a salvare il salvabile.