Mea Culpa: recensione del film Netflix con Kelly Rowland

La recensione del legal-thriller dai toni erotici diretto da Tyler Perry e interpretato dall’ex cantante delle Destiny's Child, Kelly Rowland. Dal 23 febbraio 2024 su Netflix.

C’è un ventennio, quello Ottanta-Novanta, in cui sul grande schermo spopolavano i thriller erotici, vale a dire quelle pellicole nelle quali sesso, morte e mistero si mescolano senza soluzione di continuità. In quegli anni, che rappresentano la golden age del genere in questione, sono stati realizzati i più sexy, sordidi e migliori di tutti i tempi, alcuni dei quali divenuti dei cult che ritornano alla mente adesso che il tanto vituperato filone è tornato prepotentemente in auge: da Cruel Intentions a Seduzione pericolosa, da Omicidio a luci rosse a Inserzione pericolosa, da Basic Instinct a Brivido caldo, passando per Sex Crimes, Attrazione fatale e Bound – Torbido inganno. Un filone, questo, che in epoca così nostalgica di revival e siccità creativa è tornato prepotentemente di moda tanto che Netflix, dai tre capitoli di 365 giorni in poi, ne ha prodotti e acquisiti a dozzine, gran parte dei quali, salvo rarissime eccezioni (Fair Play), sono da dimenticare come la suddetta trilogia, Relazione pericolosa e il più recente Mea Culpa. Ed è su quest’ultimo, rilasciato sulla piattaforma a stelle e strisce il 23 febbraio 2024, che si è andata a focalizzare la nostra attenzione.     

Mea Culpa è un legal-thriller dai toni erotici che si rifà ai modelli del filone degli anni Ottanta e Novanta

Mea Culpa cinematographe.it

Per la precisione Mea Culpa è un legal-thriller dai toni erotici che si rifà ai modelli sopraccitati per raccontare la storia di Mea Harper, una brillante avvocatessa specializzata in diritto penale, alla quale viene affidato il caso di Zyair Malloy, un seducente artista accusato di aver ucciso la fidanzata. Si tratta di una vicenda in cui la verità non è così ovvia come potrebbe sembrare al punto tale da sollevare più di un dubbio sulle parti chiamate in causa. Mentre cerca di determinare l’innocenza o la colpevolezza del suo cliente, la donna scopre che, in realtà, tutti sono colpevoli di qualcosa. Ma quando le fiamme del desiderio prendono piede, la situazione si fa bollente e pericolosa. Insomma, il più classico dei copioni per un film che segue alla lettera le regole non scritte, i temi e gli stilemi del filone, riportando alla mente per similitudini nel plot, nei personaggi e nelle dinamiche a Unfaithful di Adrian Lyne (a sua volta remake di Stéphane, una moglie infedele di Claude Chabrol) e cercando di alzare il più possibile la temperatura con atmosfere morbose che fanno da sfondo a scene sotto e sopra le lenzuola. Tutto ciò però serve solo da corollario per gettare fumo negli occhi dello spettatore di turno che si trova a fare i conti con una trama dai risvolti monotoni e prevedibili, compreso l’epilogo che rappresenta il punto più basso toccato da una sceneggiatura che pare un copia e incolla di storie già viste.

La sceneggiatura, la regia e le performance attoriali sono i punti deboli di un film mediocre

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Mea Culpa non solo è un film mediocre, ma offende addirittura la memoria di molti dei modelli ai quali si ispira, che non saranno stati dei capolavori ma avevano comunque qualcosa da dire e da mostrare. Tyler Perry che ne ha firmato lo script e la regia, qui tocca il fondo di una carriera dai pochissimi alti degni di nota, trascinando con sé a fondo anche la protagonista Kelly Rowland, che come attrice non ha mai particolarmente brillato a differenza del più fortunato percorso musicale prima nell’ensemble delle Destiny’s Child e poi come solista. La sua performance nei panni di Mea, così come quelle dei colleghi di set (tra cui Trevante Rhodes), non fanno altro che peggiorare la situazione, mettendo ancora più in evidenza la pochezza dei dialoghi e il disegno bidimensionale del suo e degli altri personaggi chiamati in causa.

Mea Culpa: valutazione e conclusione   

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Tyler Perry scrive e dirige un legal-thriller dai toni erotici che scopiazzando i modelli del filone in questione degli anni Ottanta e Novanta finisce per farli rimpiangere. Lo script è un copia e incolla di dinamiche già viste in molti film del genere chiamato in causa. Il tentativo di alzare la temperatura con atmosfere morbose e bollenti scene sotto le lenzuola serve poco a niente, perché con una sceneggiatura carente come quella di Mea Culpa non c’è eccitazione che tenga. A peggiorare la situazione, affondando una volta per tutte le speranze di una risalita ci pensano poi le perfomance di Kelly Rowland e dei restanti compagni di set, con l’ex cantante delle Destiny’s Child che come attrice ha davvero tantissimo da lavorare per arrivare a un livello d’interpretazione accettabile.    

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 1

1.9

Tags: Netflix