I 3 migliori film di Andrej Tarkovskij
I migliori film di uno dei massimi autori del cinema europeo di ogni epoca
Uno dei più grandi registi del cinema russo, probabilmente il più incisivo ed importante tra gli autori venuti fuori nella seconda metà del secolo scorso in Russia, Andrej Tarkovskij è stato uno dei maestri della settima arte. Artista dall’estetica raffinata e complessa e dalle tematiche profonde e dal respiro filosofico ha regalato alla storia del cinema diversi titoli considerevoli, realizzando soltanto 7 lungometraggi, tutti assai apprezzati dalla critica internazionale. Andiamo a scoprire, però, quali possiamo considerare come migliori film di Andrej Tarkovskij, andando a considerare un’ipotetica Top 3 della sua filmografia.
I migliori film di Andrei Tarkovskij: un poeta dell’immagine
Vero e proprio esteta, il regista russo è stato indubbiamente tra gli autori più influenti del cinema del suo paese e, inevitabilmente del cinema europeo. Cantore di una poetica contemplativa, creatore di un effluvio scenico di immagini metafisiche e tangibilmente trasognanti, il nostro è decisamente uno degli autori esteticamente più originali che siano usciti agli inizi degli anni ’60, coadiuvato spesso nelle sue opere anche dalla magnetica fotografia del maestro svedese Sven Nykvist.
Con un totale di 7 soli lungometraggi realizzati, esordisce nel 1962 con quello che è forse il più universale dei suoi lavori, L’infanzia di Ivan. Un poemetto filmico di tragicità sulla guerra, vista dagli occhi di un ragazzino. E diviene uno dei registi più amati dalla critica e dai cinefili intellettuali, grazie ai suoi affreschi filosofeggianti di ambientazione fantascientifica, come Solaris (1972) e Stalker (1979).
Realizza anche opere di estrema solennità intimista, come Lo specchio (1975) e Sacrificio (1986), in cui la memoria e la riflessione sugli affetti personali diventano centrali, al passo con una ricercatezza poetica delle immagini.
Ma quali sono i migliori film di Andrej Tarkovskij, quelli identificabili come più rappresentativi del suo percorso cinematografico? Non sarà facile individuarli nel mezzo di un pugno di pellicole tutte di interessante e invidiabile livello.
1. Solaris (1972)
Considerato tra gli esempi più alti del cinema di fantascienza, Solaris è indubbiamente tra i migliori film di Andrej Tarkovskij, se non addirittura il suo film migliore. Opera ambiziosissima e acclamata internazionalmente, sponsorizzata all’epoca come la risposta sovietica al 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, dal quale “ereditava” il concetto di “usare” la fantascienza come un veicolo per riflettere sulle paure esistenziali dell’uomo.
Ma, se nel caso del capolavoro di Kubrick si indagano i misteri dell’universo, con una magniloquenza che ora si fa grazia, ora si fa inquietudine ed una meraviglia scenica che sublima lo sguardo ed arriva a far metafora visiva di ciò che è più grande di noi, il film del regista sovietico si fa indagine sull’inconscio umano, la memoria, la paura del vero e dell’inverosimile, con una forma estetica, pur ammaliante, che diviene drasticamente ieratica, un po’ prolissa, che per alcuni spettatori potrebbe risultare quasi soporifera, per molti altri meravigliosamente ipnotica e magnetica.
Eppure, nella sua ostica fruibilità l’epopea di Tarkovskij (della durata di 165 minuti, nella versione integrale, mutilata di 40 minuti nella versione italiana) è qualcosa di unico e non facilmente definibile, un viaggio ultraterreno che si conchiude proprio con un ritorno alla Terra, o meglio ad un imprigionamento in essa, con una bellissima panoramica finale (che, forse, vale tutto il film).
Meraviglioso è l’uso della fotografia, dei movimenti e degli zoom sinuosi e liturgici, spesso in bianco e nero o in seppia, a distinguere sogni, flashback, stati d’animo e che contribuiscono a rendere questo grande film d’autore un viaggio mentale, quasi spirituale e, soprattutto visivo.
2. Andrej Rublev (1966)
Il secondo lungometraggio di Andrej Tarkovskij, di quattro anni successivo al suo esordio L’infanzia di Ivan, è indubbiamente, anche uno dei suoi migliori film in assoluto. Un viaggio di grande fascino espressivo che rievoca le vicende del monaco Andrej Rublev, pittore di icone sacre, nella Russia del XV secolo. Un affresco diviso in otto capitoli, più un prologo ed un epilogo, snocciolato in oltre 3 ore di durata, è il resoconto di un uomo e della sua fede, del suo rapporto con la nazione ed il rapporto tra un artista e la sua arte.
Una riflessione sulla bellezza, sulla caducità delle cose umane e terrene.
Ma il film di Tarkovskij, anticipatore di un certo tipo di cinema “aulico” e contemplativo, è un’epopea non ben definibile, un resoconto misterioso e magnetico, ipnotico e tedioso, un fascinoso excursus di materie grezze, buio ed ombre, silenzi e fissità magica che lo rendono astruso ad una fetta di pubblico ma di poderosa imponenza per molti altri.
3. Stalker (1979)
Tra i migliori film di Andrej Tarkovskij non si può non considerare questo suo secondo viaggio meditativo nei confini della fantascienza. Un poema umano e fantascientifico, una reminiscenza narrativa che trova radici nella letteratura di Dostoevskij e dei suoi derelitti umani, ma anche una reminiscenza del Solaris dello stesso Tarkovskij, in cui la fantascienza ed un (non) luogo servivano (lì l’astronave nello spazio, qui la fantomatica “zona”) da viatico per parlare di altro, per testare la psicologia dei suoi personaggi e la loro condizione umana.
Diviso in due unità temporali, una in bianco e nero e l’altra a colori (quando si è nella “zona”), il film del cineasta russo è un poema liturgico e ieratico, un racconto estenuante e ipnotico, a tratti vivido a tratti trasognante, quasi un film teatrale, in cui la bellezza delle immagini aiuta a superare lo sforzo della visione, appesantita da ritmi stremanti, piani sequenza sfoggiati con mesta maestria e magmatica fluidità.