Roma FF11 – Little Wing: recensione del film di Selma Vilhunen
La voglia di raccontare un viaggio di formazione spiazzante, in cui i rapporti tra genitori e figli apparentemente si ribaltano. Sarà per questo che la giuria della Festa del Cienma di Roma 2016 ha affidato a Little Wing di Selma Vilhunen il Premio Taodue “Camera d’Oro” 2016.
Taodue, a conferma del sostegno agli autori/cineasti emergenti, ufficializza anche quest’anno il Premio Taodue “Camera d’oro” per la migliore opera prima e seconda all’interno di Alice nella città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma e rivolge uno sguardo trasversale alla ricerca delle forme e delle modalità espressive più innovative e vicine allo spirito dei nostri tempi.
Little Wing è la storia di una ragazza di 12 anni, in rapida crescita verso l’età adulta, e di sua madre con un’evidente crisi di mezza età.
La giovane vive con la madre e non ha mai conosciuto suo padre. Una notte ne ha abbastanza dei suoi compagni di equitazione e di sua madre, decide così di rubare una macchina e di guidare verso Nord alla ricerca del genitore di cui conosce solo il nome. Incontrarlo innescherà qualcosa nella vita di madre e figlia e le porterà a riflettere sulla loro esistenza ma soprattutto su ciò che le circonda…
Difficile da classificare. Little Wing palesa un’evidente confusione stilistica che malauguratamente riesce a rendere il prodotto leggermente pacchiano.
Selma Vilhunen punta decisa su questo gioco a due “madre-figlia”, creando un paradosso esistenziale. Le interpretazioni di Linnea Skog e Paula Vesala – immedesimate appieno nei loro ruoli – riescono a essere non solo poco credibili, ma perfino semi-lesive per il film, dato che lo stesso si fonda interamente su questo intrinseco rapporto, difficoltoso ma soprattutto anomalo.
Una madre, una figlia
Un caso (ma anche no) che le protagoniste siano una madre e una figlia, intente nel voler – anche se in maniera totalmente inversa – svoltare, cambiare la propria esistenza attraverso prese di posizione drastiche. Il timbro stilistico della Vilhunen sembra andare di pari passo con le “intenzioni” – del tutto umorali – delle due protagoniste; una linea di pensiero – se vogliamo – fra regista e personaggi, rimarcata fortemente nella pellicola.
Little Wing tenta pretenziosamente di sensibilizzare ma al tempo stesso di divertire (si spera sia questo l’intento), annullando completamente l’efficacia del prodotto rendendolo, come abbiamo già detto in precedenza, indefinito. Il lieve “insidiarsi” nelle psicologie dei personaggi raccontando un viaggio di formazione spiazzante, in cui i rapporti tra genitori e figli apparentemente si ribaltano non solo funziona poco, ma non convince assolutamente.
Little Wing è un prodotto poco incisivo che lascia terribilmente indifferente il pubblico spettatore. Senza originalità Selma Vilhunen presenta un lavoro cinematografico “irrisolto”, tendenzialmente vicino – spesso e volentieri – a quella fascia di pubblico fondata sul concetto di famiglia, che paradossalmente rimane distaccata dalla messa in scena del film.
Affrontare questo duplice problema assieme, scambiare dubbi – ma anche possibili soluzioni – fra madre e figlia formando una sorta di rapporto di complicità, cancellando – quasi – quello di parentela. Particolareggiata la scelta e decisamente poco credibile per lo scopo prefissato dalla giovane regista finlandese. Little Wing è un lavoro che va rivisto dalla regista – dall’inizio alla fine – azzardando una promiscuità di generi fine a se stessa. Come detto in precedenza, questo film – forse grazie anche a quanto sottolineato poc’anzi – ha ottenuto un’onorificenza per il tentativo di voler mostrare, con asciuttezza, una storia disfunzionale. Obbligatorio rispettare la scelta dei giurati ma dissociarsi dal giudizio sembra lecito.
Little Wing è un film scritto e diretto dalla regista Selma Vilhunen. Nel cast Linnea Skog, Paula Vesala, Lauri Maijala, Santtu Karvonen, Antti Luusuaniemi, Niina Sillanpää, Outi Mäenpää.