Roma FF11- Lascia stare i Santi: recensione del documentario di Gianfranco Pannone
Festa del Cinema di Roma è anche cultura e tradizioni del nostro Paese e i film proiettati nella sezione Riflessi/Convegni ne sono un chiaro esempio. In questa undicesima edizione è stato presentato Lascia stare i Santi, documentario scritto e diretto da Gianfranco Pannone insieme al consulente musicale Ambrogio Spargano.
I due, amici di vecchia data conosciutosi negli anni ’90 al Centro Sperimentale, si incontrano nuovamente in seguito alla loro ultima collaborazione avvenuta cinque anni fa, per un opera del tutto folcloristica: Lascia stare i santi, omaggio alle tradizioni della nostra amata Italia.
Un viaggio on the road nel tempo da sud verso il nord toccando le tradizioni e culture popolari dei piccoli paesini tipici italiani, dal 1920 fino ai giorni nostri. Una ricostruzione storica accurata resa possibile grazie al contributo dell’ Archivio Storico Istituto Luce Cinecitta, che ha reso possibile l’accesso alle proprie immagini di repertorio. Riportare in vita oggi usanze e abitudini religiose di alcuni dei centri di campagna non è semplice ma Gianfranco Pannone, con l’aiuto al montaggio di Angelo Musciagna e la consulenza alla fotografia di Tarek Ben Abdallah a.i.c. ci è riuscito meravigliosamente.
A determinare la storia è proprio il montaggio preciso, pulito, che conferisce una scorrevolezza alla linea narrativa alternando le immagini a frasi allusive e umoristiche, le quali consentono al pubblico di calarsi nella profondità del sentimento religioso e popolare di differenti popolazioni italiane. Un’attenta riflessione mirata a guardare “indietro” senza alcun sentimento di rabbia o nostalgia, comprendendo, invece, la cultura dei nostri avi, nonni, pastori o cittadini semplici la cui devozione era lo scopo principale della vita.
“Scherza coi fanti e lascia stare i santi”
Proverbio del XIX recitato dal sagrestano di Sant’Andrea della Valle nella Tosca di Giacomo Puccini, con il quale il documentario di Pannone si apre, mostra quanto la venerazione per una figura sacra sia da sempre stata un tassello fondamentale nella vita della tradizione italiana. Feste religiosi popolari in cui vi sono Santi antichi e più recenti, madonne bianche e nere, processioni devozioni che divengono espressioni di un bisogno di sacro in apparenza molto lontano da noi, ma che così lontano non è. Ancora oggi, specie nel Sud Italia, con “isole” anche al Nord, la fede popolare è un fatto concreto, che trova la sua massima espressione nel canto e nella musica; elementi tra l’altro fondamentali nell’opera di Pannone.
I brani, accuratamente scelti da Cinegiornali Luce e Settimana Incom e narrati dalle voci sottili di Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni avvolgono in profondità lo spettatore trasportandolo nei meandri di un’Italia dimenticata. In particolare il canto corale permette di raccontare l’esperienza di una vita condivisa e mai individuale, ripercorrendo un progressivo cambiamento sociale. Un mutamento della società descritto da alcune voce di intellettuali: da Silone a Pasolini, da Scotellaro a Soldati, fino a Gramsci, pronti lì a ricordarcelo.