I 5 film migliori di Ulrich Seidl, provocatorio regista austriaco
Un viaggio nei migliori film di uno dei più controversi autori europei
Uno dei più controversi registi del cinema europeo contemporaneo, Ulrich Seidl ha realizzato sia opere di genere documentario che film di finzione, imprimendo sempre uno stile freddo e ambiguo alle sue pellicole, lasciando spesso il segno nello spettatore, pur restando un autore tutto sommato distante dalle attenzioni del grande pubblico e dalla distribuzione del mainstream. Scopriamo, pertanto quali sono i migliori film di Ulrich Seidl, per avvicinarsi al cinema di un autore provocatorio e singolare.
Ulrich Seidl: antropologo delle ambiguità umane
Ulrich Seidl è uno dei massimi documentaristi e registi contemporanei, un autore singolare, un esteta del tableaux vivant, un antropologo dell’animalità umana e del realismo bizzarro.
Il regista austriaco è una sorta di freddo e lucido narratore che scruta la sua umanità in vortici di intimità, squallore, sessualità e aspetti talvolta animaleschi.
Indicativa la sua trilogia del “paradiso” in cui ritrae, attraverso tre film, ovvero Paradise: Love (2012), Paradise: Faith (2012), Paradise: Hope (2013), altrettanti lati della infelicità umana, ponendo l’accento su figure femminili.
Ma anche pellicole documentaristiche come Im Keller (2014) e Safari (2016), in cui si muove sul filo di temi piuttosto ambigui. Nel primo caso ci mostra le bizzarre, talvolta oscure, passioni di uno sparuto numero di persone nei propri sottoscala, nel secondo caso ci racconta la discutibilissima pratica della caccia in Africa da parte di turisti occidentali.
Si muove ancora in tematiche scomode come nel film Import – export (2007), in cui racconta le vicende parallele di una donna cam girl e di un giovane disadattato ai confini tra Austria e Ucraina, o nel più recente Sparta (2022), in cui racconta di un uomo travolto da una celata pulsione verso i ragazzini, che decide di aprire una scuola di Judo per bambini. Ma, vediamo quali possono essere considerati i migliori film di Ulrich Seidl.
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1. Paradise: Love (2012) tra i migliori film di Ulrich Seidl
Teresa, cinquantenne e madre, parte con un’amica per il Kenya, in cerca di turismo sessuale.
Ulrich Seidl, regista provocatorio, “sprucido”, ex documentarista, apprezzatissimo da Werner Herzog, ci sbatte in faccia il turismo sessuale dal punto di vista femminile, ambientando la vicenda in un paradiso esotico come quello kenyota.
Una madre, una donna comune, borghese, di media cultura è lo specchio di un Occidente che si confronta con il terzo mondo, in cerca di svago, “felicità” e fugace amore.
Paradise: love è il primo capitolo di una trilogia che il regista austriaco ha realizzato sulla (falsa) felicità.
Fotografia eccellente, immagini fisse, come tableaux vivant, dialoghi spesso improvvisati.
Il risultato è coraggioso, sincero, crudo, stilisticamente fascinoso, moralmente ficcante e aspro.
2. Paradise: Faith (2012)
Paradiso: fede è il 2° capitolo della trilogia della (in)felicità di Ulrich Seidl, austriaco, algido e provocatorio documentarista che sa, ancor meglio, cimentarsi anche col cinema di “finzione” o precisamente narrativo.
La storia è quella di una cattolica convinta, infermiera in ferie, che vaga per case a professare “il verbo” con una statua della Madonna. Si fustiga e prega costantemente.
Ma quando si trova a riaccogliere in casa l’ex marito, paraplegico e musulmano saranno guai in vista.
L’ottusità e la vacuità della fede, questo inscena il buon Seidl, con un rigore stilistico eccellente, con il suo stile di inquadrature statiche ed algide, suggestivamente composte, pochissimi movimenti di macchina e (almeno) un paio di momenti forti, in apertura ed in chiusura di film, con la protagonista “impegnata” col suo feticcio crocifisso.
Un film che, magari anche un po’ forzatamente, scaglia i suoi colpi alla morale, con orgie esplicite (con una scena esplicita in un parco, in notturna), masturbazioni “blasfeme”, crocifissi buttati all’aria in atti liberatori, tentativi di stupro coniugali.
Un pugno ben assestato nei confronti di chi crede, una stuzzicante protesta per i laici.
Un film rigorosamente d’impatto e certamente tra i migliori film di Ulrich Seidl e del cinema europeo di tutto il decennio.
3. Im Keller (2014)
Distribuito anche col titolo di The basement (ovvero, nel sottoscala), persegue i “racconti” di un manipolo di borghesi che raccontano le proprie passioni nutrite, appunto, nel proprio sottoscala: dal collezionista di trofei di caccia, al trombettista nazista, fino alla donna che colleziona bambolotti simil veri, trattandoli come figli, passando per praticanti sadomaso che negli anfratti del sottoscala si concedono i segreti vezzi lussuriosi.
Im keller ci sbatte in faccia una serie di squallide, talvolta bizzarre, figure, ritratti compassionevoli di varia umanità, (in)felice nel proprio antro, nel proprio rifugio. Pertanto ci troviamo di fronte ad uno dei migliori film di Ulrich Seidl e della sua cifra stilistica e del suo sguardo antropologico.
4. Sparta (2022) tra i migliori film di Ulrich Seidl
Un uomo, col padre ex nazista malato di demenza senile, deve combattere la sua celata pulsione sessuale verso i ragazzini, quando decide di abbandonare fidanzata e lavoro ed aprire un’improvvisata palestra di judo – che chiamerà Sparta – in una vecchia scuola diroccata, insegnando ai bambini di una località dell’entroterra rumeno.
Quello che al momento è l’ultima opera del provocatorio regista austriaco, che forma un “dittico” col coevo Rimini (2022), è uno spaccato umano in cui il tema centrale è scottante, ma lo sguardo è distaccato, compassionevole, senza (pre)giudizi, con uno stile perlopiù documentaristico che suggerisce più che mostrare e che si fa riflessione dolorosa sul ruolo della famiglia e su quello dei padri (sia del protagonista che di quelle dei bambini) e sulle responsabilità dell’educazione civica e morale che da essa ne possono conseguire.
Il resoconto di “un mostro innocuo” condannato a nessuna speranza di salvezza.
Un’opera non certamente per tutti (per temi e per ritmi ed ermetismo con cui essi sono trattati), ma di grande efficacia empatica e di sguardo realista.
5. Animal love – Tierische Liebe (1996)
Un ambiguo ritratto di rapporti d’affetto (sul filo del torbido in alcuni casi) tra animali domestici ed i loro padroni. Un affresco quasi impietoso della solitudine umana, fatto di testimonianze di persone in certi casi stravaganti e dei loro compagni a quattro zampe. Fu tra i primissimi titoli a mettere in luce il talento compositivo (fatto di inquadrature ricercate e fotografia algida) e lo sguardo caustico del suo regista.