Il teorema di Margherita: recensione del suggestivo film francese
Anna Novion dirige Ella Rumpf e Julien Frison nel film Il teorema di Margherita, un film che segue una tecnica e una narrativa standard, ma che suscita emozioni, suggestioni e riflessioni diverse. Il racconto di una giovane donna alle prese con il sogno e l’obiettivo di una vita, un qualcosa che fa parte di lei, ma che al tempo stesso la distoglie dal senso più ultraterreno e più astratto di quei sentimenti che destabilizzano e che non sono riconducibili a nessun teorema e a nessuna certa soluzione.
Il teorema di Margherita: la matematica non è un’opinione
La mente della dottoranda Marguerite è nota a tutti: studenti e professori. Così come il suo inconfondibile stile di vita e modo di essere, sicuramente sui generis, ma che sembra in parte anche testimonianza della genialità che la contraddistingue. Ma come ogni intelletto brillante, gli errori costano più cari che a chiunque altro e per Marguerite sono un punto di non ritorno. Ancora di più se a farli notare è una persona come Lucas, un nuovo arrivato, troppo allegro, troppo ironico, troppo spiritoso, troppo moderno e forse anche troppo bello per amare e capire la matematica come lei. Per Marguerite è l’inizio della fine, l’abbandono di quello che cercava, il tono umoristico del film e una ricerca inconsapevole di sé nelle periferie parigine, tra le partite di Mahjong che la rendono una celebrità, tra l’essere amica e spettatrice della vita di una nuova coinquilina che non ha paura di nulla, nel provare nuove esperienze, di vita e lavoro. Allontanandosi da passione e abilità, prima di trovare la forza di rimettersi in gioco.
Il teorema di Margherita segue una struttura classica e tradizionale, con un incipit ben definito, uno svolgimento ricco di ostacoli, false risoluzioni e una conclusione che unisce tutti i punti. Nonostante quindi non ci siano molte sorprese, il film ha uno stile delicato ed elegante nel rappresentare un processo di formazione e studio di una ragazza con una mente fuori dal comune. Una figura alla quale manca però qualcosa, quel qualcosa di cui crede di non aver bisogno e che invece si rivelerà fondamentale proprio nella sua ricerca. Qualcosa che può considerarsi estraneo alla matematica. Ma è davvero così?Perché se non c’è niente di più vero della tipica frase “la matematica non è un’opinione“, il beneficio del dubbio si può rivelare essenziale, quella sbavatura parte di uno schema che sfuma e svanisce prima di ritrovare la propria strada.
Il teorema di Margherita è il teorema di Goldbach
La matematica di Il teorema di Margherita è tanto incomprensibile quanto, per certi versi, accessibile a tutti, con l’affascinante tema dell’infinito, dell’impossibile che diventa dimostrabile e del cervello che continua a pensare, a ragionare, a calcolare anche quando il braccio è troppo stanco per scrivere formule e gli occhi non riescono più a stare aperti. La matematica è confronto, lavoro di squadra e, più di tutto, tenacia. Più si va avanti, più ci si avvicina e si oltrepassa la matematica e più tutto ciò che non aveva una soluzione diventa determinabile, misurabile. La disciplina con lo stesso nome che si studia a scuola ha già una vaga connessione con quella espressa in Il teorema di Margherita, e non per formule e operazioni, che solo un matematico potrebbe comprendere, ma per le sensazioni e le iniziative che ne conseguono.
C’è lo sconcerto, seguito dall’avvilimento, di qualcosa che si credeva concluso, perfetto, portato a termine, e che si scopre invece rivelarsi un fallimento, c’è l’entusiasmo di essere arrivati dove nessuno era riuscito, il bisogno di andare oltre il mero lavoro e la più basica matematica, perché la collaborazione e il team work ha bisogno di uno spirito di squadra che l’apparente aridità della materia non può avere. In Il teorema di Margherita c’è una magia, una forza quasi incantatrice, che stuzzica l’attenzione anche di chi non ha nessuna affiliazione con numeri e simboli. Eppure le scene dove formule e operazioni occupano lavagne, intere pareti, qualsiasi superficie su cui si possa scrivere sono uniche nel loro genere, con un tocco di straordinario, tra incredulità e stupore.
Il teorema di Margherita: valutazione e conclusione
La tipica fotografia dei film francesi, suggestiva e raffinata che dà al film quel gusto per una singolarità emotiva nel rappresentare una protagonista che simboleggia la più comune idea di cosa sia la matematica, qualcosa di freddo e spoglio, e cosa può essere invece, espressa dal personaggio di Lucas: emozionante ,intrigante, come un caso da risolvere disseminato di indizi. Sarà che nelle dimostrazioni, Il teorema di Margherita riesce a far fuoriuscire la creatività di una mente che si accanisce e lotta per arrivare a un punto. Non a caso esistono gli indovinelli, enigmi, giochi e quiz di logica matematici. L’arco di evoluzione della protagonista avviene forse ancor prima di quando lo schermo lo esplicita nelle inquadrature finali. Perché per quanto ossessione e costanza siano 2 termini in parte simili, il significato nel film ha una differenza più sottile, nella necessità di perdere per poi ritrovare.