Dune: cosa significano i 6 nomi di Paul Atreides? La spiegazione
Paul Atreides, Mahdi, Usul, Muad'dib... se siete rimasti confusi sui nomi e sui significati dei nomi per personaggio di Timothée Chalamet questo è l'articolo perfetto per voi.
L’attesa sembrava non finire mai, ma ora l’attesissimo Dune: Parte Due è nei cinema di tutto il mondo. Diretto da Denis Villeneuve la pellicola vanta un cast stellare ed eccezionale, che comprende Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Javier Bardem, Austin Butler, Florence Pugh.
Il film, che ha già raggiunto i 500 milioni di dollari, continua la storia di Paul Atreides sul pianeta di Arrakis mentre cerca di vendicare la morte del padre e della sua casata, diventando allo stesso tempo il Messia che i Fremen aspettano da migliaia di anni. Guardando la pellicola in molti forse saranno rimasti confusi dai vari nomi che Paul Atreides acquista nel corso della narrazione dei due film. Tra Usul, Muad’dib e molti altri è facile perdere il filo del discorso. In questo articolo cercheremo di dare una guida definitiva dei nomi e dei significati che stanno dietro al personaggio interpretato da Timothée Chalamet.
1. Paul Atreides, un nome che deriva dal passato
Partiamo quindi dalle basi. Paul Atreides, che nel film ha il volto di Timothée Chalamet, è figlio del Duca Leto Atreides (Oscar Isaac) – sovrano del pianeta Caladan e della Casata Atreides, e di Lady Jessica (Rebecca Ferguson) – membro attivo della sorellanza delle Bene Gesserit. Paul deve il suo nome al nonno paterno Paulus Atreides, che nei film non vediamo mai personalmente, ma che viene menzionato in alcune scene dal Duca Leto (alcuni fotogrammi in basso). Infatti, nel primo film possiamo vedere un suo ritratto nel Palazzo Reale ma anche la sua tomba, decorata con un bassorilievo che lo raffigura lottare con un toro. Toro, la cui testa imbalsamata compare in varie scene del primo film. Inoltre, sempre a rimando del nonno, in Dune – parte 1 vediamo Paul che osserva una piccola scultura raffigurante una tauromachia, che ripropone quindi la passione dell’antenato per la lotta con i tori.
2. Muad’dib, colui che guida
In Dune – parte 2, Paul si unisce ai Fremen per impararne la cultura, gli usi e i costumi, ma allo stesso tempo per distruggere insieme a loro gli Harkonnen. Paul deve così imparare a combattere come un Fremen, a sopravvivere nel deserto, e a cavalcare i vermi delle sabbie. Imprese vittoriose che lo portano a diventare un Fedaykin, e quindi a far parte dell’elite di guerrieri Fremen, che nella tradizione del popolo del deserto scelgono un nome segreto di battaglia, un nome privato da condividere solo con i propri compagni. Paul quindi sceglie Muad’dib, nome del topo-canguro del deserto (che vediamo in alcune scene in entrambi i film), un animale saggio, capace di sopravvivere nelle estremi condizioni di Arrakis grazie alla sua grande capacità di adattamento. Inoltre, nell’universo di Dune, Muad’Dib è anche la seconda luna del pianeta, che mostra una conformazione rocciosa dalle linee simili al topo, e la cui coda indica il nord, di fatto diventando un vero e proprio strumento di orientamento. Da qui il simbolo di Muad’Dib come guida, “colui che indica la via“. Un nome che l’autore dei libri Frank Herbert ha derivato dalla parola araba “mu’addib” che significa “maestro”.
Nel film Muad’dib, essendo il nome di battaglia di Paul, diventa il nome con cui gli Harkonnen e l’Imperatore Shaddam IV vengono a conoscenza della presenza di un nuovo Leader tra il popolo del deserto. Una guida, un guerriero, un profeta, che sta distruggendo assieme ai Fremen i raccolti di spezie dell’Impero e che sta portando scompiglio sul pianeta di Arrakis.
3. Dune e il significato di Usul, la base del pilastro
Sempre in Dune – parte 2 Paul, in quanto ormai membro accettato dalla popolazione dei Fremen, adotta un nome Fremen: Usul, da usare in privato solo tra i membri della comunità del Sietch. Un nome che tra il popolo di Arrakis è simbolo di forza, e significa “la base del pilastro“. Un nome che nel film – e nel corso dei libri successivi – verrà usato in modo particolare da Chani (Zendaya), l’amata di Paul, ma che simboleggia anche il valore che Paul ha per il popolo del deserto, una forza e un aiuto per la comunità.
4. Lisan al-Gaib, un nome dalle origini oscure
Lisan al-Gaib è un termine che sentiamo già nel primo film quando, appena arrivati su Arrakis, gli abitanti di Arrakeen alla vista di Paul e della madre Lady Jessica li indicano gridando proprio Lisan al-Gaib, che significa “la voce di un altro mondo“. Il nome rimanda ad una profezia che esiste nella cultura dei Fremen per cui un giorno arriverà un messia, un profeta, capace di salvare il popolo del deserto dai suoi oppressori. Nei film (e anche nei romanzi) vi è sottolineato come queste leggende messianiche siano state fortemente influenzate nel corso dei millenni da parte delle Bene Gesserit, le quali – con l’obiettivo di creare un prescelto capace di guidare l’universo – hanno piantato nella cultura dei Fremen (e non solo) miti, leggende, profezie da usare in futuro per i loro eventuali e prescelti Messia. Profezie che sono narrazioni volte ad essere usate nel corso del tempo a beneficio delle Bene Gesserit e dei loro eletti.
5. Mahdi, il Messia tra i nomi usati in Dune
Simile, ma anche in parte diverso dal nome Lisan al-Gaib, Mahdi nella cultura dei Fremen indica il tanto atteso Messia, “colui che ci porterà verso il Paradiso“. Un nome che già nel primo film molti Fremen associano a Paul Atreides, e che nel secondo film viene accettato come tale da tutto il popolo di Arrakis. Mahdi è colui che porterà i Fremen verso il Paradiso Verde, verso un futuro in cui sul pianeta di Dune l’acqua sarà abbondante e si colorerà del verde delle piante. Un futuro verso cui i Fremen si battono e verso cui il finale di Dune – parte 2 accenna.
6. Kwisatz Haderach, il prescelto
Forse il termine più complesso e più importante di Dune è proprio Kwisatz Haderach, che indica una figura messianica dotata di poteri di preveggenza, capace di guardare al passato e di prevedere il futuro grazie alla sua memoria genetica. Ma per comprendere al meglio il termine e questa figura bisogna guardare alla sorellanza delle Bene Gesserit. La sorellanza, nel corso dei millenni, attraverso un programma genetico, ha cercato di creare un Prescelto, il Kwisatz Haderach appunto. Un uomo capace non solo di possedere le conoscenze e le abilità delle Bene Gesserit ma anche il potere mentale di piegare il tempo e lo spazio. Un potere immenso, che la sorellanza ha coltivato con pazienza scegliendo con cura le linee di successione tra le Casate dell’Universo, e che in mano ad un essere umano tanto potente sarebbe capace di portare l’universo verso un “futuro migliore”. Un Messia, che per le Bene Gesserit, è “colui che può essere in molti luoghi contemporaneamente” e quindi capace di dominare e guidare tutta la popolazione dell’Universo esistente.
Per tale motivo la sorellanza nel corso del tempo ha impiantato profezie su vari pianeti, in modo che, quando il Prescelto sarebbe stato pronto, avrebbe potuto essere accolto in qualsiasi luogo dell’Universo. In questo caso il Kwisatz Haderach risulta essere Paul Atreides, sebbene ancora in anticipo rispetto alle loro previsioni. E come vediamo nei film, Paul non solo ha visioni del futuro, ma nel secondo film, dopo aver bevuto l’acqua della vita, riesce a completare la profezia, avendo accesso alle memorie passate dei suoi antenati e ad avere una visione chiara dei potenziali futuri.
Leggi anche Dune – Parte 2: Rebecca Ferguson spiega una delle grandi differenze tra film e libro